Attualità - 01 agosto 2023, 14:20

Tiziana Fresia è l’ingegnere cuneese che manda i satelliti nello spazio

E’ la project manager di Northrop Grumman: colosso americano nel settore aerospaziale. “Guarda in alto” è l’incoraggiamento della mamma Franca che vive a Cuneo. Diplomata all’ Itis di Cuneo, una delle due donne nel registro della scuola. Il plus valore della cuneesità e il senso pratico del vecchio corso di "lima"

L'ingegner Tiziana Fresia con la targa del pemio Amelia Earhart consegnatole dalllo Zonta club Cuneo per mano della presidente Bianca Marchet Fenoglio

L'ingegner Tiziana Fresia con la targa del pemio Amelia Earhart consegnatole dalllo Zonta club Cuneo per mano della presidente Bianca Marchet Fenoglio

 

Dall’Itis  di Cuneo alla sala lanci di Cape Canaveral.

Una carriera che si è sviluppata in oltre 35 anni di lavoro e ricerca in programmi internazionali in ambito aerospaziale.

Oggi Tiziana Fresia, cuneese doc, ingegnere meccanico, è una super manager responsabile di progetto per la Northrop Grumman, colosso americano che opera nel settore dei satelliti commerciali, della difesa e dello spazio.

Vive a Washington e a Cuneo torna per trovare la mamma Franca e gli amici. Il mese scorso ha ritirato di persona il premio Amelia Earhart 2023 intitolato alla donna simbolo di Zonta International, mito e pioniera del volo americano, che il club cuneese le aveva consegnato, in collegamento online, durante la cerimonia in maggio, in interclub con i  sodalizi di Saluzzo  e Alba Langhe e Roero. 

Un premio andato quest’anno a lei, come alla scienziata Amalia Ballarino e alla giovane ingegnere Chiara Sordo non solo per riconoscere il valore di professioniste eccellenti originarie del territorio, ma anche per accendere i riflettori su donne che sono modelli di carriera e realizzazione di sé, per le nuove generazioni. 

Con un appellativo cinematografico Tiziana Fresia è stata chiamata “la signora dei satelliti”, il volto femminile che siede nella  stanza dei bottini a Cape Canaveral.

E, alla stanza dei bottoni, arriva sì, ma l’ultimo giorno di un lungo percorso, quando comincia il countdown, il conto alla rovescia, 10 ore prima del lancio. Ore in cui, racconta, è concentrata a eseguire tutte le operazioni di controllo e verificare l’equipaggiamento del veicolo, prima dell’ok al team del “lanciatore”.  

“Una volta lanciato, il satellite è là, a 36 mila km di distanza. Bisogna essere sicuri che funzioni”. Generalmente in questa delicata  fase siede accanto al cliente che ha acquistato il progetto (centinaia di milioni di dollari) per il cui sviluppo si è partiti molto prima, 4, 5 anni o anche più e, del quale, lei è la responsabile di tutte le fasi che vanno dalla progettazione, all’assemblaggio delle parti meccaniche, ai test per il lancio e ai controlli in orbita. 

“E’ un lavoro affascinante che continua ad appassionarmi – afferma - non solo per l’aspetto scientifico e di esplorazione, ma soprattutto perché è di pubblica utilità: attraverso i satelliti che lanciamo nello spazio, possiamo portare la comunicazione e l’accesso alle informazioni inogni luogo del pianeta, anche nei paesi più remoti, dagli oceani alle foreste, trasmettendo dati in tempo praticamente reale, in tutto il globo".

Una carriera non comune che parte dall’Istituto tecnico di Cuneo Mario Delpozzo con indirizzo metalmeccanico. “Ero una delle due ragazze iscritte in tutta la scuola” come successivamente, nel 1987, era una delle due donne su 300 iscritti, al corso di laurea in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Torino.

Dopo la laurea, l’avvio delle collaborazioni in modalità globetrotter. Primo impiego all’Aeritalia di Torino (in seguito diventata Alenia ed ora Thales Alenia Space Italy) spesso all’estero con mansioni tecniche (Francia, Germania, USA) e gli ultimi anni a Roma.

Ha lavorato su programmi scientifici come il Tethered Satellite System, il ‘satellite a guinzaglio’ o legato al filo, che aveva come scopo testare la possibilità di produrre energia elettrica nello spazio e, oltreoceano a Cape Canaveral, ha seguito le attività di preparazione del satellite per la missione e l’integrazione nella cargo bay dello Space Shuttle, ovvero il carico da trasportare sulla navetta spaziale. 

Era nel team che ha lavorato per la costruzione dello Space Shuttle europeo e per i primi moduli destinati alla stazione spaziale, come ad un grande progetto dell'ambito telecomunicazioni: Globalstar, con i partner Usa, Francia, Germania e Corea che ha visto il lancio di una costellazione di 52 satelliti ad orbita bassa.

Durante questo programma, per Loral è stata direttore di base di lancio, responsabile della preparazione dei satelliti per lanci multipli su razzi vettori americani (a Cape Canaveral) e russi da Baikonur, in Kazakhstan. 

E’ l’inizio di un anno tra l’Ucraina, Mosca e il Kazakhstan, racconta l’ingegner Fresia: 9 mesi a Baikonur per la messa a punto delle infrastrutture necessarie per il decollo del veicolo. E’ stata la prima donna italiana ad entrare a Baikonur, la base militare russa, famosa  “porta delle stelle”, a oltre 2.000 km da Mosca, accessibile solo su invito del governo russo.

Era il 1995. “Una esperienza molto interessante ma obbiettivamente dura, di fronte alla quale mi fanno quasi sorridere i corsi di sopravvivenza. Pane nero  e thè, in una realtà esteticamente congelata ai giorni della Guerra Fredda. Dove si gelava davvero, anche la crema viso, sulla finestra,  la trovavo ghiacciata al mattino. I russi del cosmodromo kazako  mi avevano adottata e mi chiamavano Taniuska”.

Dopo i primi lanci “Globalstar” si trasferì ancora negli USA alla Loral (California ) per decina di anni, con diverse mansioni a livello direttivo per il lancio di tutti satelliti.

Nel 2008 è diventata direttore di programma alla Orbital Sciences Corporation specializzata nella produzione e lancio di satelliti ( Divisione della Northrop Grumman)  e si è trasferita a Washington dove oggi è la responsabile della direzione tecnica e finanziaria di grossi progetti di satelliti commerciali per telecomunicazioni.

Nello spazio che, pur “essendo freddissimo, buio e inospitale”  è sempre più affollato di tecnologie satellitari, si trovano oltre 8 mila satelliti in orbita, fondamentali per l’osservazione dello spazio profondo e per la connettività nel mondo ( internet, telefonia ecc.. ) anche se solo una parte di questi è ancora funzionante. La loro vita va da pochi anni ai 15 anni, per diventare poi rifiuto spaziale.

Che cosa in questa carriera non comune e, non comune per una donna ha contato della scuola di partenza e l’essere di Cuneo?  

“Mi sento cuneese doc, molto montanara, caparbia, con il senso del lavoro e del dovere. La scuola tecnica mi ha dato anche un plus valore: il senso pratico, la manualità, la capacità di mettere le “mani in pasta”, anche quando si progetta un satellite".  

Sono state importanti ad esempio  le ore di laboratorio di lima, commenta, una materia che oggi non esiste più, ma che le ha insegnato a lavorare su pezzi d’acciaio e, a conoscere gli ingranaggi da vicino.  

Io spero che la mia storia professionale, quella di una donna che viene da Cuneo, un po’ di montagna, che non ha avuto appoggi particolari, ma con buona volontà, possa essere uno stimolo per le giovani ad intraprendere determinate carriere, generalmente considerate più maschili o irraggiungibili. In queso senso sono anche molto onorata di essere stata aggiunta all'elenco dei premi Amelia Earhart da parte di Zonta Cuneo"

Nel mio caso ci sono stati passaggi fortunati nella vita professionale, ma non mi sono tirata indietro nel cogliere le opportunità, senza paura di accettare le sfide, come le difficoltà pratiche e il nuovo

Mia mamma mi ha sempre supportata, anche quando questo significava  per noi lontananza.  “Guarda avanti, guarda in alto, le direzioni che mi dava”.

Ora la mamma la segue orgogliosa nei progetti diretti allo spazio, come la figlia Emily, italoamericana ( 51% italiana, che conosce anche il piemontese) studentessa in Microbiologia negli Usa, che torna sempre volentieri nella piccola “Granda”.   

Vilma Brignone

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO AD AGOSTO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
SU