Attualità - 30 luglio 2023, 17:13

Roburent, il Consiglio Comunale ha approvato all'unanimità la mozione sul ponte Romano

La proposta è stata presentata dai consiglieri Romolo Garavagno, Wilma Galliano e Viviana Costa Viviana

Foto S. Prucca

Foto S. Prucca

Approvata all'unanimità la mozione dei consiglieri di minoranza Romolo Garavagno, Wilma Galliano e Viviana Costa Viviana, per il recupero e la valorizzazione del ponte Romano in località Pradera.

“Rilevata la deliberazione della Giunta Comunale n. 31/2017, con cui si era considerato opportuno, per motivi storico-artistici, avviare le pratiche per il recupero del ponte - spiegano i consiglieri firmatari della mozione - preso atto che non si sono ottenuti sviluppi relativi al problema; si rimarca il persistente interesse all’argomento; auspica che la Giunta Comunale si attivi per un serio iter della pratica in questione.”

La proposta è stata illustrata in consiglio dal consigliere Garavagno come segue:

“Il toponimo di Ponte Romano è stato attribuito al manufatto presso la Pradera da don Luciano Michelotti, di venerabile memoria, ma trattasi di un ponte del 1500. I Ponti romani erano a sesto acuto ed uno è rilevabile facilmente lungo la Fondovalle Corsaglia, non lontano dall’innesto della strada per la frazione Oberti. Il nostro, è bene ricordarlo, servì alle truppe savojarde durante una delle Guerre del Sale, quella conclusa nel 1699, per aggirare agevolmente i resistenti montaldesi, che stavano fronteggiando l’esercito del Duca o meglio le truppe mercenarie, vi erano già allora i Wagner, non provenienti, questa volta,  dall’area teutonica bensì dalla Francia, guidati dal gen. Des Hayes. Gli uomini di Montaldo avevano concluso un patto con Roburent, che avrebbe dovuto fermare i reparti risalenti da Torre lungo il Roburentello. Sulla piazza di Roburent, ove non vi era ancora la attuale Parrocchiale settecentesca del Gallo, fu bruciato tra un gran acclamare di gente l’Editto ducale, che imponeva i balzelli dei dazi, principale quello sul Sale, prodotto molto importante allora, per la conservazione dei cibi. Però se la fecero nei pantaloni e non bloccarono i contingenti all’incirca presso il Ponte dell’Asino. Per cui le soldataglie risalirono verso Roà Marenca e Ca Lupo, facendo strage di montaldesi, distruggendo gran parte delle casupole, deportando nelle malsane zone di Vercelli una infinità di famiglie. Lì esistono tutt’ora discendenti con i nostri cognomi. E alcuni anni addietro si è assistito al rientro di persone che discendevano dalle genti di quell’epoca. Inoltre le truppe rasero al suolo vasti boschi di castagno, lasciando alla fame quanti ancora vivevano nella plaga montaldese.  È bene anche ricordare che ecclesiasticamente Roburent era rilevante in zona. Fin dal 1100 contava su un Archipresbiter, cioè su un sacerdote rilevante rispetto alle altre aree. È opportuno riprendere la ormai datata Deliberazione di Giunta. Lasciamo a parte la Commissione, perché in Italia chi non vuole risolvere nulla, istituisce una Commissione. Semplicemente si invii una lettera alla Provincia, chiedendo si faccia carico dei rilievi del Ponte e della redazione di un progetto di recupero. Si chieda ai Comuni di Torre Mondovì e Montaldo Mondovì di fare altrettanto. Ben sono conscio che l’organico dell’Ufficio Tecnico provinciale non è più corposo come un tempo. Comunque esiste pure un Ingegnere Cappo per il Reparto di Mondovì e un Geometra Capo nello stesso Reparto, ma esistono pure altri Geometri, tra cui il Capo Cantoniere Calandri, ottimo e generoso. Si solleciti il Consigliere Provinciale Danna, così che non si interessi solamente di Rotonde, cosa egregia, ma allarghi il suo impegno anche a questo settore. Poi ci indirizzeremo alla Sovrintendenza specifica, onde ottenere le autorizzazioni, utili per affrontare la fase del finanziamento, tramite la Regione, le Fondazioni Bancarie ed altre fonti.”

c.s.

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