Ha chiuso il suo 150° anno di storia con un fatturato record la Pirinoli, cartiera salvata dai suoi dipendenti nel 2015: i workers buyout di Roccavione che fecero ripartire la produzione unendosi in cooperativa.
UTILI ‘RISTORNATI’ AI SOCI
Lo stabilimento che resiste dal 1872 nel comune a cavallo tra le Valli Vermenagna e Gesso ha approvato, nonostante l’anno surreale, un bilancio positivo con un fatturato di 63 milioni riferito alla sola produzione di cartone (il più alto della sua storia) e circa nove milioni di utili che, tramite l’istituto del ristorno, sono stati in parte ridistribuiti ai 76 soci (su 96 dipendenti totali). In certi casi con incrementi per i soci fino a otto mila euro netti in busta paga.
Un risultato in positivo caratterizzato da un primo semestre molto vivace che ha permesso - insieme agli interventi del governo sul credito d’imposta - di sopperire ai costi energetici.
"NEL 2022 BOLLETTE DA 3 MILIONI E MEZZO AL MESE"
“La cartiera è energivora. Ci autoproduciamo l’energia elettrica e termica con la capacità di poterne vendere sul mercato. Abbiamo un impianto di cogenerazione ad alto rendimento che, però, funziona a gas. Siamo passati dal pagare 400 mila euro al mese di bollette a pagarne 3 milioni e mezzo. In questo contesto complicato abbiamo chiuso un bilancio annuale positivo riuscendo anche a ridistribuire un po’ di ricchezza tra i soci.”
LA STORIA DELLA CARTIERA RILANCIATA DAI SUOI LAVORATORI
A commentare è Silvano Carletto che alla Pirinoli lavora dal 1988. Un lunga gavetta la sua che lo ha portato ad operare sulle linee quando ancora si produceva la carta attraverso la cellulosa. Qualche anno dopo la produzione è rientrata nell’ambito dell’economia circolare attraverso la realizzazione di imballaggi primari partendo dal rifiuto. Nel 2002, Carletto, divenne direttore di stabilimento quando la fabbrica era di proprietà della famiglia Eva (che l'aveva rilevata nel 1937 dai Pirinoli). Poi nel 2006 la crisi: gli Eva cedono alla Pkarton Spa, la società lombarda costituita per rilanciare la cartiera, ma solo sei anni dopo, nel 2012, arriva lo stop delle linee, con l'istanza di fallimento arrivata nel 2014, e 155 lavoratori messi in mobilità. Tre anni dopo la svolta: i lavoratori decidono di mettersi insieme e di rilevare loro stessi l’azienda. Una cooperativa costituita dai suoi 70 lavoratori nell’agosto del 2015 con l’ex direttore Silvano Carletto da allora presidente della (nuova) Pirinoli.
90MILA TONNELLATE DI CARTA ALL’ANNO
Attualmente la produzione è su un’unica linea da cui esce il cartone cosiddetto “grigio-grigio” non patinato per cartotecnica, tubi e interfalde e il cartoncino patinato per imballaggi primari, come, per esempio, la scatola della pasta o di altri alimentari.
Negli anni prima della crisi questi prodotti venivano realizzati su due linee differenti, oggi tutto è accentrato su quella più moderna: da Roccavione ogni anno escono 90 mila tonnellate all’anno di prodotto successivamente venduto in tutti i mercati UE fino al Nord Africa. La cartiera opera a ciclo continuo per quasi tutto l’anno (mediamente 347 giorni) in quanto, come sostiene il presidente della cooperativa, “spegnere gli impianti è molto dispendioso”.
L’INFLAZIONE CONTINUA A MORDERE
“Negli anni siamo cresciuti - continua Carletto - l’ambizione è quella di continuare ad investire, aumentare ancora la produzione e incrementare i livelli occupazionali. Il 2023 è iniziato in sostanziale equilibrio: c’è un rallentamento avvertito a livello globale anche da tutti i nostri competitor, i consumi sono bassi, l’inflazione morde e gli stipendi sono uguali.”
COL COVID AUMENTATO L'UTILIZZO DI MERCE CONFEZIONATA
Nonostante la nuova realtà sia nata in un contesto generale complicato, con l’economia falcidiata dalla pandemia e dai successivi aumenti dei costi, la fabbrica di Roccavione continua il percorso iniziato qui ormai otto anni fa.
“Il nostro codice Ateco - conclude Carletto - operando nel recupero del rifiuto, facendo noi parte del Comieco (Consorzio Nazionale per recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica ndr) ci ha permesso di non frenare mai la produzione nel 2020 e negli anni successivi. Con i lockdown le persone hanno incrementato l'utilizzo di merce confezionata, così come molti si sono rivolti a servizi di e-commerce per le consegne di beni di prima necessità a domicilio. In quei periodi lavoravamo moltissimo nel ritiro della nostra ‘materia prima’. C’è stato poi un rallentamento nella seconda parte del 2022, visto il contesto difficile, che ci ha portato ad attivare la cassa integrazione. Cassa che è continuata ancora quest’anno, ma non nell’ultimo mese di luglio.”