Venerdì 7 luglio sotto la sede provinciale di Confindustria, ex casa di Betania, in via Bersezio a Cuneo, avrà luogo il presidio della categoria dei metalmeccanici, indetto unitariamente da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil.
Previste quattro ore di sciopero in tutti gli stabilimenti cuneesi (in alcuni casi le ore di sciopero saranno estese a otto) con il blocco delle attività per il “rilancio industriale, l’occupazione, gli investimenti, la transizione sostenibile e per risolvere le crisi aperte”.
“Sono mancati da parte della politica e dei governi- si legge nella nota unitaria dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil - gli orientamenti e le scelte sui temi del lavoro e dell’industria. Per il nostro settore sono sempre più urgenti interventi di politica industriale che ancora non si vedono da parte del governo attuale e senza i quali si rischia di peggiorare la condizione economica, industriale e sociale, già caratterizzata da prospettive di particolare incertezza.”
“È necessario - scrivono i sindacati - rimettere al centro il lavoro dell’industria metalmeccanica e impiantistica se si vuole una reale transizione, altrimenti si rischia di aggravare la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori già appesantita da pandemia, crisi, instabilità geopolitica e da un’inflazione a livelli record che erode il potere di acquisto dei salari.”
Le richieste delle parti sociali prevedono l’apertura di tavoli di confronto, l’incremento e il confronto sugli investimenti, sostegno al reddito, confronto sul PNRR in favore del settore, la riforma sugli ammortizzatori sociali, l’incentivo ai contratti di espansione e di solidarietà, piano di formazione e aumento della dimensione d’impresa.
A livello locale l’iniziativa sindacale è stata presentata questo pomeriggio, lunedì 3 luglio, presso la sede di via Coppino a Cuneo.
Un settore che, come spiega Davide Mollo, segretario provinciale della Fiom Cgil: “Paga la mancanza di politiche industriali specie su settori importanti, come per esempio il siderurgico. In una fase di espansione dell’acciaio dal 2021 non si è più prodotto un lingotto. Tutte le aziende sono in cassa e siamo il secondo paese produttore. L’automotive continua a delocalizzare, come Stellantis, con ricadute anche per il nostro territorio. Così come il settore delle infrastrutture informatiche, di cui la nostra provincia è stata tra il luoghi precursori, molte realtà sono in difficolta, nonostante le possibilità del Pnrr. Chiediamo appalti più trasparenti. La crisi del settore su cui vogliamo porre l'attenzione riguarda circa 17mila addetti. ”.
“Non si tratta di uno sciopero politico - spiega il segretario della Fim Cisl provinciale Calogero Palma - ma di merito. Essendo un governo politico, può assumere delle scelte per il futuro del paese. Chiediamo interventi sul comparto industriale. Sulla siderurgia c’è il rischio di non trovarsi competitivi se il contributo sul credito d’imposta viene tolto e il caro energia torna a salire. Sull’automotive l’Italia perde terreno. Sul PNRR non si deve giocare al ribasso ed evitare contratti pirata. Chiediamo una riforma degli ammortizzatori adeguata alla transizione ecologica volta a non perdere posti di lavoro. Occorre investire sulla formazione facendo in modo che i lavoratori acquisiscano le competenze che il mercato richiede. Invitiamo anche Confindustria a fare la loro parte su questi temi. Ad oggi ci sono vari tavoli aperti, con ripercussioni anche in provincia di Cuneo."
“La mobilitazione nasce dal fatto che l’industria in Italia è lasciata al suo destino - commenta Roberto Lopreiato, segretario provinciale della Uilm - Un tempo esisteva “fabbrica 4.0”, con questi stanziamenti le aziende hanno potuto investire in innovazione. Ora i finanziamenti sono finiti e con il PNRR non si sta promuovendo una politica industriale all'altezza. Il rischio è quello di rimanere al palo, rispetto ad altre realtà in Europa. Inoltre ci sono 70 vertenze ferme da tempo sui tavoli del ministero. I metalmeccanici, rappresentando un’ampia fetta di lavoratori, si fanno promotori di una protesta che intenda smuovere il governo su questi temi. Il presidio sotto la sede di Confindustria è un modo per dire che il tema della deindustrializzazione nel nostro paese riguarda tutti."