"E’ dal 2012 che periodicamente ci illudiamo, ma visto che oggi a impegnarsi in modo espresso a rimettere mano a quella sciagurata riforma è nientemeno che il ministro della Giustizia in carica, è ora che i sindaci di Alba, di Bra e di tutto il territorio si mobilitino nelle opportune sedi, meglio se attraverso la costituzione di un ristretto comitato di persone, e che al guardiasigilli venga chiesta un’audizione, di modo da illustrare le inoppugnabili ragioni alla base della richiesta di restituire a questo territorio un tribunale che per dimensione, numeri e produttività figurava tra i più efficienti e virtuosi dell’intero Piemonte. Probabilmente è l’ultima occasione che ci rimane per rimettere mano al torto subito dal territorio con una chiusura che tuttora grida vendetta".
Se non ora quando? E’ un po’ questo il senso del rinnovato appello che arriva dall’avvocato albese Roberto Ponzio, già componente della commissione che, presieduta da Carlo Nordio, nel 2006 lavorò alla riforma del Codice Penale e in prima fila, pochi anni dopo, nella battaglia per la salvaguardia del foro cittadino, finito suo malgrado tra i 30 cancellati (su 165) per effetto della revisione della geografia giudiziaria dell’allora ministro del Governo Monti Paola Severino.
A ispirare in lui la convinzione che questa volta potrebbe essere quella buona, dopo le aperture arrivate nei mesi scorsi dal sottosegretario piemontese Del Maestro Delle Vedove, è la netta presa di posizione giunta nei giorni scorsi per bocca dello stesso Nordio, oggi ministro della Giustizia.
"L’intenzione di questo governo – sono state le parole del ministro nel corso di un question time tenuto nei giorni scorsi alla Camera – è riconsiderare le riduzioni che sono state fatte. Ritengo che sia giustificata la preoccupazione per la giustizia di prossimità. Abbiamo la possibilità di correggerne i difetti attraverso la digitalizzazione. Ma non è sufficiente, motivo per cui aderiamo all’idea di rivedere queste circoscrizioni".
Un impegno nero su bianco, quello arrivato dall’esponente dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni nel rispondere alla Camera all’interpello presentato dal deputato di Forza Italia Roberto Bagnasco, che il legale albese invita a non lasciare cadere nel vuoto.
"Non dovrebbe essere difficile fare presenti le nostre ragioni", continua Ponzio, che in proposito ricorda i numeri che stanno dietro alla "follia" del sopprimere tre tribunali sui quattro della provincia di Cuneo. "La riforma del 2012 era basata sul principio della spending review, ma Alba era una realtà addirittura in attivo, che rendeva al Ministero qualcosa come 2,5 milioni di euro netti all’anno. Nel 2011 – prosegue – l’allora ministro aveva prodotto un elenco dei 40 tribunali italiani giudicati 'virtuosi' e il nostro figurava tra questi. Alba inoltre era l’unico dei tribunali soppressi che avesse anche una sezione distaccata, con l’effetto che in un sol colpo furono due le sedi cancellate in un colpo solo".
Proseguendo sull’onda dei numeri il legale albese enumera poi quelli del bacino di competenza del foro langarolo, 211mila abitanti, mentre "dalla mannaia della Severino si salvarono Spoleto con 80mila, Lagonegro e Larino con 100mila, sino a Ivrea, che ne aveva 189mila e che è divenuto il secondo tribunale del Piemonte, anche qui per compiacere un politico di turno di cui tutti sanno nome e cognome. Si pensi che Ivrea aveva 11 giudici e noi 12, aveva 4 pubblici ministeri e noi 5. Sui 17 tribunali piemontesi Alba era al quarto posto per dimensioni, più grande di Asti, foro cui è stato accorpato, che ne contava 184mila".
"Forse – conclude Roberto Ponzio – è l’ora di fermarci e di portare queste riflessioni nelle opportune sedi, non per una questione di difesa del campanile, ma per porre rimedio a una palese ingiustizia. Per noi parlano i numeri, che hanno dell’incredibile, ed è quelli che occorre fare avere anche al ministro di modo che si ripari al danno fatto in allora per compiacere determinati politici".
[L'avvocato albese Roberto Ponzio]