Attualità - 08 aprile 2023, 19:36

Il piano triennale di Miac dice addio al mercato bovino “alla vecchia maniera"

Una flessione del mercato con un netto crollo con la pandemia. Cavallo: "Avremmo fatto a meno di cambiare, ma dobbiamo fare di necessità virtù. Intendiamo traghettare il Miac verso orizzonti nuovi. Non escludiamo un cambio di ragione sociale"

Il piano triennale di Miac dice addio al mercato bovino “alla vecchia maniera"

Si va verso la chiusura di un’era. Quella del mercato bovino al Miac di Cuneo che nella frazione Ronchi resisteva dal 1997, da quando qui si era trasferito dalla più centrale piazza Foro Boario. 

E l’inizio di una nuova fase.

Il piano industriale triennale approvato all’unanimità dal 90% dei presenti lo scorso 24 marzo prevede l’evoluzione dell'ultimo mercato bovino (in presenza) rimasto in Italia - con le contrattazioni del lunedì mattina sui capi bovini fatti “alla vecchia maniera” - in una nuova fase che intende andare incontro a quella che è l’evoluzione del mercato. 

Molto ha influito la pandemia che ha ridimensionato i numeri. Si è passati dai 20 mila capi commercializzati all’anno, ai 3 mila attuali. Un crollo vertiginoso che pesa sul bilancio del Mercato Ingrosso agroalimentare di Cuneo.

Il mercato bovino dovrebbe terminare tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, ma non è stata ancora fissata una data. 

“Non abbiamo fretta - commenta il presidente del Miac Marcello Cavallo - se mai dovessero tornare i 250 capi pre-Covid, non ci sarebbero problemi a fare un passo indietro. Avremmo fatto a meno di cambiare, ma dobbiamo fare di necessità virtù. Il piano che abbiamo votato intende traghettare il Miac verso orizzonti nuovi.”

“C’è stato un crollo delle presenze - spiega Enzo Tassone, vicepresidente del Miac - Abbiamo ragionato nell’ottica di mantenere i costi di gestione della struttura. C’è il rammarico nel vedere andare via un pezzo di storia, ma al momento non vediamo alternative”.

Le contrattazioni continueranno in forma telematica. Così come sarà rinforzato il polo agri food, tra i sette presenti sul suolo piemontese.   

“Un patrimonio - continua Cavallo - che la provincia di Cuneo possiede, ma che si conosce poco. Un’eccellenza di tracciabilità, che vive in sinergia con le aziende, il politecnico di Mondovì e l’Università di Torino. Con il nuovo piano intendiamo costituire un Miac che guardi al futuro in modo diverso.”

“Non escludo - conclude Cavallo - che ci possa essere un cambio di ragione sociale. Ritengo che i cambiamenti possano essere positivi."

Proprio sul piano industriale è previsto un incontro con il comune Cuneo (che possiede il 36,448% di quote Miac, oltre a quelle di Camera di Commercio, Finpiemonte, Provincia, Fondazione Crc, Confindustria e organizzazioni datoriali legate a artigianato e agricoltura) in una commissione fissata per il 20 aprile. 

Altro tema che riguarderà questa realtà nel 2023 è il trasferimento della Mostra nazionale Razza Piemontese a Fossano.  

 LAURIA: “PERCHE’ NON SIAMO STATI INFORMATI?"

Su questo tema il consigliere di minoranza Beppe Lauria chiede chiarimenti.

"È la fine dell’asset - scrive Lauria - per cui era nato nel lontano 1997 il mercato. Perfino la prestigiosa Mostra Nazionale della razza Piemontese (orgoglio di questo territorio) lascerà questi spazi per trovare nuova vita in quel di Fossano; dopo Cheese, La Fiera dell’Estate anche la Fiera Nazionale della razza bovina migra verso altre realtà provinciali, segno tangibile dell’incapacità di chi ha gestito la vita amministrativa della nostra Città negli ultimi 20 anni."

"L’Amministrazione - prosegue - era a conoscenza delle intenzioni del CdA della partecipata M.I.A.C.? se sì, vogliamo conoscere la ragione per cui si è pensato di non informare il Consiglio Comunale o, perlomeno l’apposita commissione. Si ritiene normale che un amministratore acquisisca le informazioni dalla lettura dei giornali e, se, lo stesso vale anche per il Signor Sindaco che nell’ultimo periodo, rispetto a quanto è accaduto sembrava “cascar dall’albero”? Chiedo inoltre Se il nominato all’interno del MIAC abbia riferito all’Amministrazione comunale di quanto si stava realizzando: acquisizione, realizzazione, cambio programma?”.

E continua: “Il progetto M.I.A.C. ha rivisto al ribasso le potenzialità ispiratrici del progetto stesso, sia per cambiamento della realtà legata alla filiera della carne, sia per scelte nel tempo operate (piattaforma ortofrutticola ecc); ha quasi sempre presentato bilanci in perdita (nel 2017 e 2018 ha, tuttavia, registrato un sostanziale pareggio e un piccolo utile); nel corso del 2021 la vendita alla Scannell Properties di 93 mila metri quadri di terreno  al prezzo di 3,9 milioni di euro, ha permesso di sanare le casse della partecipata comunale anche se poi le aspettative sono andate puntualmente disattese (l’ennesima cattedrale nel deserto?). “

Lauria ritorna, infine, sulla questione ‘compensi’. Questione finita in un’interpellanza nell’estate del 2021 quando sindaco era ancora Federico Borgna [leggi qui].

“Nel 2021 stigmatizzavo la scelta del Consiglio di Amministrazione della partecipata di aumentarsi il compenso (senza che peraltro il socio di maggioranza relativa dicesse alcunchè).”

E conclude: “Chiedo quale sia il giudizio sugli attuali amministratori del M.I.A.C. e, soprattutto, sulla loro capacità di onorare il mandato ricevuto, con l’auspicio che lo stesso non fosse solo: aumentarsi il compenso, vendere i terreni, dismettere il mercato e/o dire addio ad una Fiera Nazionale”.

Daniele Caponnetto

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