Ha recuperato le mail, lunghe lettere inviate ai suoi cari nel 2007 e 2008 quando ha vissuto l'esperienza da medico-sanitario in India e in Kenya, durante gli anni universitari. Così è nato il libro “Lettere dal mondo” di Carola Buscemi. 37 anni, nata e cresciuta a Cuneo, si è trasferita a Genova per studiare: prima la laurea in Medicina e poi la specializzazione in Pediatria. E il grande sogno di lavorare in giro per il mondo.
“A trasmettermi la passione per i viaggi è stata mia mamma Chiara”, racconta Carola Buscemi. Proprio a lei erano indirizzate gran parte delle missive: “Ma non le più crude. Avevo la fortuna che non fosse molto pratica con il computer. Così inviavo le mail ad alcuni miei amici di Cuneo che evitavano di portare a mia mamma quelle più toste. Non volevo farla preoccupare”.
“Lettere dal mondo” è un libro di 92 pagine, edito dal Gruppo Albatros Il Filo, per la collana “Nuove voci Vite”. Disponibile in libreria e su Amazon, vedrà presto anche la versione e-book. Racconta una prima esperienza in India a Calcutta nel 2007 e la seconda in Africa a Soweto nel 2008. Entrambe le vicende, ci mostrano la crudezza e l'orrore di un certo degrado esistenziale, ma anche la tenerezza e la compassione delle persone che ha incontrato. Svuotata di tutto e arricchita di conoscenza umana che valica i confini dell'anima.
Lettere che Carola Buscemi ha recuperato a distanza di anni: “Un peccato lasciarle nel cassetto. Ho fatto un 'copia e incolla' dei miei scritti per mantenere l'originalità, e ho aggiunto una narrazione esterna per contestualizzare il tutto. Mi ha fatto molta tenerezza rileggerle. Ero giovane e anche un po' ingenua, avevo 22 anni ed ero alle mie prime esperienze. Mi entusiasmavo per tutto. Allora non c'era facebook e neanche whatsapp. Quindi comunicavo con questi lunghi letteroni che scrivevo dagli internet point. Non era facile trovarli, e anche la connessione spesso saltava”.
“Dell'India ricordo il forte contrasto nella società, tra i ricchi ricchi e i poverissimi – racconta Carola Buscemi -. Ho assistito ad episodi anche abbastanza crudi. Ricordo una bimba arrivata con una gamba amputata perchè la mamma si era buttata con lei sotto il treno. In Kenya invece lavoravo nella baraccopoli di Soweto, periferia di Nairobi. Lì ci occupavamo della Shamba, un centro dove venivano accolti i ragazzini di strada, tutti sniffatori di colla, un solvente che li distruggeva dentro. Poi una notte arrivò un neonato in fin di vita e non riuscimmo a salvarlo. Non c'erano attrezzature e alcun modo di trasportarlo in un centro specializzato”.
Due esperienze forti che l'hanno convinta a continuare su questa strada. Dopo la specializzazione in Pediatria nel 2018 al Gaslini di Genova, Carola Buscemi ha iniziato a collaborare con organizzazioni umanitarie del calibro di Medici Senza Frontiere ed Emergency: “Faccio base a Genova, ma passo da una missione all'altra. È sempre stato il mio sogno e le esperienze in India e Kenya hanno fatto da ponte verso questa scelta”.
Carola Buscemi è stata in missione in Perù, poi in Grecia a Moria: “Qui sono stata un anno e mezzo. Operavo per MSF nella clinica pediatrica di fronte ad un campo rifugiati che raccoglieva 18 mila persone. È stata un'esperienza molto impattante. Le condizioni erano terrificanti. C'erano tanti bimbi con disturbi psicologici importanti”.
Poi l'esperienza in Sierra Leone durante il Covid, sempre con MSF: “Difficile quantificare i numeri dell'emergenza sanitaria. Spesso i pazienti arrivavano in ritardo perchè, per paura, i parenti cercavano di tenerli a casa il più possibile. Noi medici eravamo tutelati. Come associazione erano infatti garantiti tutti i dispositivi di sicurezza”.
E ancora in Africa in Sud Sudan, a supporto di un ospedale locale. Da lì è poi partita la prima collaborazione con Emergency: due missioni corte di copertura in Uganda.
Ora si trova in Italia, ma partirà presto per il Sudan con MSF: “Starò via sei mesi e partirò settimana prossima. La base ce l'ho a Genova e da qua mi muovo. Per il momento mi piace fare questa vita e poi si vedrà”.