Attualità - 24 febbraio 2023, 20:00

Il sindaco di Verduno in lutto per la scomparsa del padre Enrico Giovannini

L'uomo, 82 anni, era originario di Genova ma ha vissuto nelle Langhe dagli anni '60 agli anni '80. Laureato in economia e commercio ha condotto per anni l'azienda vitivinicola Podere di Paiorè

Enrico Giovannini, 82 anni, è stato un uomo dalle grandi passioni, tra vino, barca a vela e funghi

Enrico Giovannini, 82 anni, è stato un uomo dalle grandi passioni, tra vino, barca a vela e funghi

Giorni di lutto per Marta Giovannini, il sindaco di Verduno che piange la perdita del papà Enrico Giovannini, venuto a mancare all’ospedale “Michele e Pietro Ferrero”, all’età di 82 anni, a seguito dell’aggravarsi del suo stato di salute nelle ultime settimane.
Originario di Genova, laureato in Economia e Commercio all’università ligure di cui il nonno di Marta Giovannini è stato il rettore, ha vissuto dagli anni ’60 agli anni ’80 nelle Langhe dove ha condotto l’azienda agricola Podere di Paiorè, producendo vino di ottima qualità riconosciuta anche dalle riviste specializzate del tempo, tra cui Wine Spectator.
Andato in pensione in giovane età, ha aiutato il fratello nella sua attività a Genova, per poi dedicarsi ai suoi hobby quali la barca a vela e le attività sociali.

Ha vissuto poi finora a Borgio Verezzi, paese tra Finale Ligure e Pietra Ligure in provincia di Savona, dove si svolgeranno i funerali lunedì 27 febbraio alle ore 15 nel Santuario della Madonna del Buon Consiglio.
L’uomo è stato ricordato durante il Santo Rosario di questa sera (24 febbraio) a Verduno nella Chiesa di San Michele Arcangelo alle ore 21, con replica domani (25 febbraio) ad Alba nella Chiesa della Maddalena alle ore 20.

«Papà era originario di Genova - dichiara Marta Giovannini - dove ha studiato fino alla laurea in economia e commercio. Dagli anni ’60 fino alla fine degli anni ’80 ha vissuto nelle Langhe, dove ha portato avanti la sua grande passione per il vino. Tornato poi in Liguria, ha vissuto qui la seconda parte della sua vita, ma, a volte, tornava nelle Langhe che tanto amava.

Era un uomo socievole, attento al prossimo, che sapeva trovare la felicità nelle piccole cose della vita, così da apprezzarla ancora di più. Molto attivo, grande appassionato anche di barca a vela, lo ricordo sempre impegnato. Per me è stato un padre che mi ha insegnato a vivere nella semplicità dei piccoli gesti. L’aggravarsi del suo stato di salute lo ha costretto a rallentare, e abbiamo pensato di portarlo all’ospedale di Verduno per stargli vicino fino alla fine, e fargli sentire il nostro affetto».

Anche il figlio Pietro ricorda il padre, e lo fa con alcuni episodi che hanno caratterizzato la vita di Enrico: «Papà era un uomo molto curioso e dotato di grande talento. La sua prima passione, quella per il vino, la visse in modo intenso e, tra intuizioni, studio e osservazione, produsse il Barbaresco dal 1967 al 1980, riuscendo a lasciare annate straordinarie. In quel periodo conosceva i primi grandi produttori che credeterro nel Barolo e nel Barbaresco, e ne divenne amico, stupendoli con il suo vino. Ricordo ancora la cantina di Podere del Paiorè a Tre Stelle, costruita da papà che la declinò con architetture francesi e spagnole, dove il vino era il grande protagonista.

Tra i suoi amici c’erano Angelo Gaia, Bruno Giacosa, Valentino Migliorini, Massimo Martinelli, Gian Bovio, Lidia e Guido Alciati, Cesare, e lui sapeva coniugare lo spirito dei produttori con quello degli chef. Un connubio che, alla cena dei suoi 80 anni, ha fatto vivere bei ricordi, tra grandi annate di vini e piatti che lui amava. E quell’annata di Barbaresco Paiorè 1971…
Papà, una volta tornato in Liguria, si appassionò di barca a vela, e poi, negli ultimi anni, di funghi. Non c’era mulattiera che lui non conosceva».

Livio Oggero

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