Attualità - 14 febbraio 2023, 12:45

Venerdì si vota per il biodigestore ma la sindaca Avena mette sul piatto il progetto “alternativo” dell'impianto Acda

Uno studio di fattibilità che risale al 2010. Il presidente Acda Quaranta: “Non sono in grado di dire se siamo alternativi. Ma posso dire che, se si rinuncia al finanziamento di quasi 13 milioni e se i soci Acsr ci chiedono di approfondire, noi siamo in grado di presentare un piano progettuale con studio finanziario nel giro di qualche mese”

Il luogo dove dovrebbe sorgere il biodigestore a Borgo

Il luogo dove dovrebbe sorgere il biodigestore a Borgo

Venerdì 17 febbraio alle ore 17 è convocata l'assemblea dei 54 sindaci Acsr per decidere le sorti del biodigestore di Borgo San Dalmazzo.

A pochi giorni dal voto spunta fuori, come da un cilindro, una soluzione “alternativa” che pare più sostenibile e proporzionata alle dimensioni del consorzio: il potenziamento dell’attuale impianto di cogenerazione dell'Acda, per l’autoproduzione di energia elettrica, sfruttando la frazione organica.

Lo studio di fattibilità risalirebbe al 2010, ma mai finora si era venuti a conoscenza. Perché?

Risponde la sindaca Germana Avena, una delle più strenue contestatrici del progetto biodigestore: “Nessuno dei miei colleghi, al di fuori di una cerchia ristretta, lo sapeva. Questa domanda bisognerebbe girarla a chi sapeva, a chi non ha approfondito e non ha esplorato tutte le strade. A chi ha continuato imperterrito, tanto da arrivare a chiedere i fondi del Pnrr sul biodigestore invece che su un progetto realistico come questo, un impianto a misura dei 54 Comuni consorziati”.

Ricordiamo che il biodigestore prevede la riqualificazione tecnologica dell’impianto di compostaggio esistente nel sito borgarino che consentirà la produzione di biometano grazie all’inserimento di una sezione di digestione dei rifiuti organici da raccolta differenziata e degli sfalci del verde per 45mila tonnellate annue. Un progetto approvato a maggioranza dall'assemblea dei 54 sindaci del Consorzio nel 2019, ma al contempo molto discusso e contestato a Borgo San Dalmazzo. Tanto da portare alle dimissioni dell'assessore Mauro Fantino a dicembre 2019 e anche alla creazione, nel 2020, del comitato “Stop Biodigestore”.

E neanche a dirlo, la soluzione dell'impianto Acda trova l'appoggio di Mauro Fantino: “È da tempo che se ne parla ed era ora che venisse alla luce. Tale soluzione avrebbe tutto il sostegno del nostro Comitato. Per ragioni sia ambientali che finanziarie”.

Non ci sta a definirlo un progetto alternativo il presidente Acda Livio Quaranta: “Non siamo alternativi, ma possiamo arrivare dopo nel caso in cui si rinunci al finanziamento per il biodigestore e, conseguentemente, nel caso in cui il piano progettuale e finanziario regga, e sia conveniente per tutti”. E spiega l'antefatto: “Abbiamo fatto uno studio a suo tempo per potenziare la produzione energetica del nostro impianto. Noi abbiamo già due piccoli biodigestori che sfruttano quanto resta della depurazione. Parliamo di circa 6 mila tonnellate di organico, residuo dalle fogne, che produce poca energia elettrica. Nel 2010/2012 abbiamo iniziato a ragionare se fosse possibile aumentare la produzione nell'ottica di migliorare la tariffa finale, ma allora i costi non erano chiari e abbiamo dovuto affrontare un intervento prioritario di messa a norma di ben 7 milioni di euro. Non ci abbiamo più pensato né ragionato. Fino a due anni fa. Ad un incontro online con Acsr sul progetto biodigestore noi abbiamo detto che, nel caso non si fosse ottenuto il finanziamento si sarebbe potuto rivedere il nostro progetto. Progetto relativo alle 10/12 mila tonnellate del bacino Acsr"

Aggiunge ancora Livio Quaranta: “Non sono in grado di dire se siamo alternativi. Ma posso dire che, se si rinuncia al finanziamento di quasi 13 milioni e se i soci Acsr ci chiedono di approfondire quello studio, noi siamo in grado di presentare un piano progettuale con studio finanziario nel giro di qualche mese. Insomma, entro giugno o luglio, possiamo dire se si può fare, a quali costi e quali rese”.

Il fronte dei contrari al biodigestore ritiene che il progetto sia sovradimensionato e che rischi di diventare un contenitore vuoto, una cattedrale nel deserto. Il problema sono le 45mila tonnellate necessarie per farlo funzionare. Servirebbe l'organico di tutti e quattro i consorzi della Provincia. Ma la certezza non c'è. La spesa attuale che i Consorzi stanno affrontando per il conferimento dell'organico, allo stato attuale, è molto più bassa di quella proposta da Acsr per il progetto biodigestore. Da piano finanziario parliamo di una tariffa di ingresso di 92 euro a tonnellata che potrebbe essere ridotta a 74 euro a tonnellata. ACEM (Azienda Consortile Ecologica Monregalese) e CSEA (Consorzio Servizi Ecologia e Ambiente) restano dubbiosi trincerandosi dietro “la mancata sostenibilità economica”. L'unico possibilista è coaBsER (Consorzio Albese Braidese Servizi Rifiuti) che ritiene il biodigestore “una opportunità nella nostra rete di impresa”.

Nel 2019 i sindaci votarono dando per scontato che tutto l'ambito provinciale avrebbe portato la frazione organica. Tuttavia non lo era allora e non lo è adesso – conclude Germana Avena -. Fu una presa in giro. Ecco perchè votai no. Io non faccio politica, ma economia per i nostri cittadini. Voglio che le bollette costino il meno possibile. L'operazione biodigestore è ad alto rischio anche se prendiamo il contributo PNRR. Infatti è previsto un rialzo del 20-30% dei costi di realizzazione per i rincari delle materie prime. Chi li tira fuori quei soldi? I Comuni soci?”

Una situazione complessa che avrà un verdetto venerdì all'interno dell'assemblea dei sindaci. Una importante anticipazione arriverà mercoledì e giovedì, quando il tema sarà affrontato rispettivamente in commissione a Cuneo e in consiglio comunale a Borgo. I due comuni che “contano” al voto ponderato, insieme a Busca e Boves.



Cristina Mazzariello

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