Attualità - 13 febbraio 2023, 15:44

La Granda senza più acqua: consorzi irrigui cercano soluzioni per l’agricoltura e non solo

Dal Tanaro Albese Langhe Albesi il presidente Carlo Sacchetto dipinge un quadro di estrema criticità. "Fuori tempo massimo sui maxi invasi, di quelli micro ne servirebbero parecchi e tutti ravvicinati. Ma se non si rimette a piovere come si deve…"

Il fiume Tanaro immortalato nelle scorse settimane

Il fiume Tanaro immortalato nelle scorse settimane

«La situazione climatica è molto preoccupante e i dati attuali sono i peggiori degli ultimi due anni. Il Piemonte è tra le regioni più siccitose in Europa, e cosa abbiamo fatto per prevenire? Nulla». Carlo Sacchetto, presidente del consorzio di irrigazione comprensoriale di secondo grado “Tanaro albese Langhe albesi”, non usa mezzi termini per descrivere una realtà ambientale che sta diventando sempre più critica, e che ci proietta verso un’estate nella quale, se non ci saranno precipitazioni primaverili, si rischiano difficoltà legate all'approvvigionamento dell'acqua. Venerdì scorso, 10 febbraio, se n’è parlato presso la sede di Alba della Coldiretti, associazione che sta incontrando i diversi consorzi irrigui di secondo grado per capire come creare una regìa che coordini le future misure di intervento.

Riunioni per coordinarsi meglio: a che punto siamo?
«Abbiamo affrontato questo incontro partendo dal comune denominatore della mancanza di precipitazioni, fattore che ha reso il Piemonte una regione tra le più aride in Europa. Partendo da questa base negativa, insieme alla Coldiretti, e al consorzio Alta Langa Bormida e Uzzone, abbiamo cercato di ragionare sulla creazione di un coordinamento tra i vari consorzi irrigui di secondo grado, per poter agire all’unisono. Un’operazione lanciata dalla Coldiretti che condivido, ma che credo sia frutto di una situazione di emergenza a cui non dovevamo arrivare. Ora vedremo che cosa diranno gli altri consorzi della Provincia di Cuneo, che l’associazione sta incontrando».

Ci spieghi meglio questo suo pensiero.
«Semplice: stiamo vivendo una situazione che diventa sempre più preoccupante perché, oltre al deflusso minimo vitale dei corsi d’acqua, dobbiamo rispettare anche il livello minimo ecologico. Questo binomio porta a utilizzare sempre meno le acque irrigue per le coltivazioni e sta influendo anche sull’utilizzo dell’acqua potabile.

Purtroppo le precipitazioni piovose e nevose sono minime, ma la colpa non è solo meteorologica. Nell’insieme di fattori che hanno portato il mondo a vivere gli ultimi anni dovendo fare i conti con temperature fuori stagione ed eventi atmosferici violenti, inserisco anche la non lungimiranza nelle scelte fatte finora.

Abbiamo sempre parlato di due grandi invasi da costruire: bene, partissimo ora ci vorrebbero almeno quindici anni per crearli. Mi si potrà dire: facciamolo. Purtroppo per questo tipo di soluzione non c’è tempo per trovare i finanziamenti perché, ad esempio, nei fondi PNRR queste opere non si citano neanche! Se ci mettiamo anche la burocrazia andiamo alle calende greche… .

Voglio essere molto chiaro: attualmente possiamo solo guardare al cielo, sperando nelle perturbazioni primaverili, e batterci il petto per colpe nostre che ci portiamo dal passato dove non c’è mai stato l’accordo di tutta la filiera in un gioco di squadra a cui evidentemente non si è mai pensato».

In questo quadro qual è la situazione attuale e le possibili soluzioni. I micro invasi?
«La situazione attuale parla di poca pioggia in generale sul Piemonte, neve scarsa che ha appena inumidito la terra che, assetata, sta assorbendo l’acqua prima che questa arrivi alle falde in profondità, con conseguente diminuzione volumetrica. Le difficoltà interessano anche la flora, le piante da frutto, i vigneti che, in questo periodo, seppur a riposo, rischiano già di disidratarsi. In primavera occorrerebbero piogge intense e ancora nevicate in montagna.

Un dato interessante che, se a prima vista sembra lanciare segnali di equilibrio, se letto bene, è invece preoccupante: dall’anno 2000 abbiamo constatato tre periodi di siccità, e due di grandi precipitazioni che hanno portato anche ad alluvioni. Se ci aggiungiamo il 1994, anno della grande alluvione, in 29 anni abbiamo avuto sei eventi di emergenza parimenti divisi. Ma ciò che fa riflettere è che la fase della siccità è praticamente concentrata in questi ultimi anni ed è prolungata.

Ora possiamo pensare a soluzioni come quelle dei microinvasi, ma ce ne dovrebbero essere parecchi, e tutti ravvicinati. Ci sarebbero anche già i luoghi per crearli, almeno per l’irrigazione dei campi, a patto che si metta a piovere come si deve.

Concludo riportando due situazioni che devono veramente darci la scossa: a San Damiano Macra e in Val Varaita stanno portando le autobotti di acqua, da una zona dove, in teoria, bisognerebbe portare via l’acqua… . E in Alta Langa un pozzo da cui si attingeva è secco, sostituito da un altro, a cui si può accedere grazie al nulla osta del proprietario privato. Altre parole sarebbero superflue».

Livio Oggero

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