Attualità - 11 gennaio 2023, 18:00

L'INTERVISTA - Bergesio, nuovo segretario Cgil: “Vediamo molte solitudini, il sindacato deve aggregare”

Sarà lui a guidare la Camera del Lavoro per i prossimi quattro anni. 49 anni, impiegato in banca all'Ubi di Alba, dal 1996 muove i suoi primi passi nel mondo sindacale diventando segretario della Fisac e poi segretario organizzativo dal 2015 fino all'elezione avvenuta nel congresso conclusosi ieri

L'INTERVISTA - Bergesio, nuovo segretario Cgil: “Vediamo molte solitudini, il sindacato deve aggregare”

Da ieri il nuovo segretario generale della Cgil Cuneo è Piertomaso Bergesio.

Votato dalla maggior parte dei delegati (cento voti favorevoli, solo dieci i contrari) raccolti in congresso da lunedì 9 gennaio presso il Varco Auditorium del Foro Boario. 

49 anni, braidese, nasce professionalmente come impiegato di banca presso la Ubi Banca di Alba. La sua attività sindacale comincia nel 1996 come rappresentante sindacale e poi nella segreteria della Fisac, la sigla che si occupa dei lavoratori legati al mondo assicurativo e del credito. 

Ruolo che ricopre fino al 2015 quando viene eletto segretario organizzativo del sindacato di via Coppino durante gli otto anni di mandato guidati da Davide Masera

Come intende portare avanti il suo nuovo incarico?

Cercherò di dare continuità al lavoro svolto in questi anni. Masera ha fatto un grande lavoro aprendo i rapporti con l’associazionismo, il mondo del volontariato e il terzo settore. Carte vincenti per l’operazione ‘Buona Terra’ svolta nell’ambito dell’accoglienza degli stagionali della frutta a Saluzzo. Per la prima volta il sindacato si è aperto a tutte queste realtà. Un vero e proprio unicum in Italia. 

Quali sono le priorità di intervento in questa provincia? 

Cuneo è paragonabile a una provincia veneta, più che piemontese. C’è una grande ricchezza, ma anche moltissime contraddizioni. Resistono ancora realtà dove il lavoro è povero e mal retribuito. Dall’agricoltura, ai servizi, alla logistica, agli appalti. Spesso sono impiegate molte persone per poche ore di lavoro. Questo è un fenomeno che evidenziamo. La lotta alla precarietà è da perseguire anche in questa realtà apparentemente sana. 

L’inflazione ha messo in evidenza un problema salariale. Come valutate gli interventi del nuovo governo?

C'è una condizione generale di impoverimento dei salari e delle pensioni. L’Italia è al palo rispetto agli altri paese europei: con l'impennata inflazionistica il problema è diventato evidente. Gli attuali provvedimenti del governo vanno verso una ulteriore precarizzazione del lavoro. Si ripropongono i voucher che non fanno altro che creare condizioni di lavoro grigio, nero, comunque lavoro sottopagato.  Non danno diritto a malattia, disoccupazione, alle ferie. Riteniamo che questa modalità sia sbagliata e da rivedere. 

Come avvicinare il sindacato ai giovani?

Occorre fare in modo che ci sia una collaborazione con loro di modo che si possano sentire protagonisti. Sono loro che creeranno le condizioni del cambiamento in un mondo dove le diseguaglianze sono evidenti. Questo rapporto di fiducia si instaura rafforzando la rete dell’associazionismo diffuso e imparando ad ascoltare di più i giovani, sostenendo i loro percorsi. 

Un tempo c’erano le grandi assemblee di fabbrica. In quest’epoca il lavoratore si trova spesso a remare, invece, in solitaria. Tutelare i diritti, anche, di questi ultimi, più difficili da intercettare, è una delle sfide di un sindacato moderno?


In questa provincia permangono ancora grosse realtà di fabbrica. Ma anche queste si sono ridimensionate. Se un tempo, in un’assemblea alla Michelin, parlavi davanti a sei mila persone, oggi devi battere mezza provincia per confrontarti con lo stesso numero di maestranze. Sicuramente la parcellizzazione del lavoro porta con sé a una difficoltà nel ragionare in termini di rappresentanza. Bisogna porsi in maniera diversa. Occorre, come stiamo facendo, portare avanti il cosiddetto 'sindacato di strada' creando una rete e individuando obiettivi comuni.

Quali?

Tra tutti il tema della sanità pubblica e quello del salario, così come la tutela dei diritti sul posto di lavoro. Sono aspetti che uniscono tutti i lavoratori e dove il sindacato può incidere in maniera positiva. Oggi vediamo tante solitudini, ma anche molta voglia di trovare soluzioni in cui ognuno possa riconoscersi. Il ruolo del sindacato é quello di aggregare. E in questo senso cercheremo di dare un supporto.

Sulla sicurezza del lavoro quanto c’è da fare ancora su questo territorio?

Sono stati fatti passi in avanti: c'è una presa di coscienza che il problema esiste e questo é importante. Ma bisogna crescere dal punto di vista culturale. Ogni produzione va fatta in sicurezza. I rappresentanti sindacali della sicurezza all’interno delle aziende sono fondamentali. Non si può morire per lavorare: oggi le realtà più strutturate sono meglio organizzate, ma, in situazioni più piccole, specie in ambito agricolo e edile, è necessario un cambio di paradigma rispetto al passato.

Il cambiamento climatico sta già influenzando le economie, anche locali. Il lavoro del futuro è destinato a cambiare?

Il tema ambiente sta a cuore alla Cgil. Erano presenti al nostro congresso e continuerà in futuro la collaborazione con i Fridays For Future siccome hanno una visione di ampio orizzonte, anche sulle tematiche del lavoro. Ci sarà un cambiamento forte. È necessario agire con politiche attive del lavoro. Se una fabbrica che inquina chiude i suoi lavoratori andranno ricollocati. Bisogna pensare di essere pronti quando questo avverrà. Noi cerchiamo di sensibilizzare le aziende sull’importanza strategica di cambiare le produzioni, come di valutare la riduzione dell'orario di lavoro. Anche questo ha un impatto. Occorre creare buon lavoro mettendo al centro la persona e l’ambiente in cui si vive. Cgil lo farà sul territorio anche attraverso il rapporto che abbiamo con le amministrazioni locali e con le realtà datoriali.

Pochi percettori in provincia di Cuneo. Ma qual è la sua posizione sul reddito di cittadinanza? 


Molti non si rendono conto della crisi che stiamo vivendo. Il sussidio per chi è in una situazione di povertà è una misura importante ed esiste in tutta Europa. Ma una persona si sente vicina a una comunità solamente quando contribuisce con il proprio lavoro. Ovviamente va accompagnata con politiche del lavoro vere, una riforma del centro dell’impiego e a tutele per le fasce deboli. Parallelamente va creata buona occupazione: non può il Rdc essere in competizione con il lavoro. Se lavoro otto ore al giorno tutti i giorni della settimana lo stipendio non può essere simile a un sussidio. La soluzione è aumentare i salari, i nostri sono tra i più bassi dei paesi sviluppati d’Europa.

E sulle pensioni?

Anche qui credo che la soluzione sia l’aumento dei salari. Se non si crea buon lavoro, non riesci ad alimentare il sistema pensionistico. Versi pochi contributi e le pensioni restano basse. Un ciclo negativo che alla lunga rischia di creare tensioni sociali e si mette in crisi anche il concetto stesso di democrazia. 

Questo potrebbe essere causa della disaffezione anche in politica?

Sì. Ma noi non dobbiamo alimentare l’anti politica, ma promuovere la buona politica. Una politica che deve essere sana, come sano, e giustamente retribuito, deve essere il lavoro.

Daniele Caponnetto

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