Numericamente non parliamo di grandi scostamenti, ma quel segno più sui nuovi nati dell’ospedale di Verduno appare significativo in un contesto nel quale i reparti di ostetricia di tutta Italia fanno inesorabilmente i conti con gli effetti del calo demografico, chiudendo quasi invariabilmente in negativo i propri bilanci di attività dell’annata appena andata in archivio.
Non così il centro neo-natale dell’ospedale langarolo, che lungo tutto il 2022 ha eguagliato e superato di una ventina di parti gli oltre 800 già registrati nell’anno precedente: dagli 831 del 2019 agli 843 dell’anno appena terminato, passando per gli 824 del 2021.
"E’ un risultato al quale guardiamo con soddisfazione – spiega il dottor Alessandro Vigo, primario della Pediatra, struttura dalla quale dipende il centro deputato alle nascite – anche perché arriva in un contesto di generalizzato calo delle nascite, che si riflette sulle attività di buona parte degli ospedali della regione. Parliamo di una tendenza ormai di lungo corso. Quando vi lavoravo, una quindicina di anni fa, il Sant’Anna di Torino contava 10mila parti all’anno, oggi sono a 6.500. Realtà come Ivrea, Ciriè, Chivasso, per dimensioni equiparabili alla nostra, ne contano trai 600 e i 700. Così gli ospedali della nostra provincia, con l’unica eccezione di Mondovì (leggi qui). Il Maria Vittoria di Torino, per fare un altro nome, è a 900".
La spiegazione di questa controtendenza si ricollega ai concetti di mobilità attiva e passiva, termini di valutazione dell’attività molto utilizzato nell’amministrazione della sanità locale.
Così è successo che il nuovo ospedale di Alba e Bra ha reso i servizi dell’Asl Cn2 più attrattivi. I suoi circa 170mila utenti si rivolgono in minore misura di prima ad altre strutture piemontesi mentre gli utenti di altre aziende sanitarie confinanti hanno preso a rivolgersi ai suoi servizi.
Il saldo tra le due voci, storicamente assestato su un passivo pari a 20 milioni di euro all’anno, con l’ultimo esercizio è stato praticamente dimezzato e in questo conteggio la pediatria e il centro nascite hanno fatto la loro parte. A farne le spese, strutture come quelle di Savigliano o Asti, che tradizionalmente attiravano pazienti specialmente dalle zone, rispettivamente, del Braidese e dalla Valle Belbo.
"E’ ovviamente importante il contenitore – dice ancora il primario –, il comfort alberghiero dell’ospedale, che a Verduno è ai massimi livelli. Ma questo non deve fuorviare. Il buon nome di un ospedale è si gioca a 360° gradi, là dove il fattore primario è la qualità dell’assistenza erogata. Se per esempio l’attività di pronto soccorso pediatrico funziona bene, è logico derivarne che l’intera struttura sia improntata a una pari efficienza. Un ruolo importante nel nostro caso riguarda le modalità con le quali riusciamo a seguire la gravidanza, con un’offerta di servizi sul territorio e ambulatori modulato sui diversi livelli di complessità della gravidanza. Tutto il sistema è orientato a coprire nel modo migliore possibile le diverse situazioni. Puoi avere anche un hotel a cinque stelle, come ospedale, ma quel fattore da solo non basta. Contano l’assistenza, la capacità dei medici, anche l’umanità e la gentilezza con cui i pazienti vengono accolti".
Una corsa, quella ai numeri, che non deve distogliere dalle esigenze di future mamme e nascituri: "I criteri su dove un bambino deve nascere sono basilari principi di sicurezza, che rispettiamo rigorosamente. Gravidanza che presentino gravi situazioni di rischio vengono dirottate in strutture che dispongano della terapia intensiva neonatale, che sono cinque in Piemonte. Tra noi diciamo che si trasferisce la pancia e non il bambino, questo è fondamentale".
[Alessandro Vigo, primario della Pediatria di Verduno]