“Chiedo di essere urgentemente ricevuto dal sindaco di Alba Carlo Bo per domandargli di sostenermi in questa battaglia”. Così il segretario di Radicali Cuneo “G. Donadei” Filippo Blengino, che da ieri (29 dicembre) ha iniziato uno sciopero della fame a oltranza dopo aver appreso dal Garante regionale dei Detenuti Bruno Mellano che i lavori per la riqualificazione della Casa lavoro "Giuseppe Montalto" di Alba, ufficialmente iniziati a luglio 2022, nei fatti non sono ancora incominciati.
Blengino ieri ha anche chiesto un incontro al provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria. “Il continuo rinvio dei lavori è inaccettabile – spiega l’esponente radicale –. A sette anni dalla chiusura per l’epidemia di legionella, è gravissimo continuare a procrastinare i lavori. Il rischio è che la struttura si degradi sempre di più. Il mio sciopero della fame andrà avanti sino a quando non mi sarà comunicata la reale data di inizio dei lavori”.
Non lontana la posizione del primo cittadino albese, sentito ieri dal nostro giornale anche per chiedere conto del bando che il Municipio langarolo ha emanato nelle scorse settimane per la ricerca di un nuovo garante comunale per i diritti dei detenuti, incarico ancora vacante dopo le dimissioni di Alessandro Prandi, che nei mesi scorsi aveva fatto un passo indietro dall’incarico ricoperto per anni a titolo di volontariato, non nascondendo come tale risoluzione avesse tra le proprie motivazioni il proprio disappunto per l’annoso stallo del progetto di recupero.
"Il bando per il nuovo garante è in scadenza proprio in questi giorni – spiega il sindaco Carlo Bo –, avendo il proprio termine al 31 dicembre. Parliamo di un ruolo complesso, come tutti possono ricomprendere, ma alcune candidature sono effettivamente arrivate. Nei prossimi giorni faremo le nostre valutazioni in proposito confidando che si possa arrivare in tempi rapidi alla nomina di un nuovo garante".
Andando invece al tema oggetto della protesta dell’esponente radicale, Carlo Bo ne condivide le ragioni di disappunto. "Mi fa specie come in un Paese che da decenni soffre di una così annosa carenza di queste strutture un intervento già finanziato e che consentirebbe di recuperare spazi estremamente preziosi possa avere tempi così drammaticamente lunghi. Parliamo di una storia infinita, un’altra Asti-Cuneo. E’ un tema che non investe la diretta sfera di competenza comunale, ma ce ne stiamo ovviamente interessando. Ancora recentemente ho avuto rassicurazioni su una effettiva, imminente partenza del cantiere consegnato nei mesi scorsi. Già nei primi giorni dell’anno contiamo di tornare a fare un punto della situazione coi vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, coi quali peraltro abbiamo costruito un positivo rapporto di collaborazione. Confidiamo davvero che qualcosa si smuova in tempi rapidi".
L’incontro farebbe seguito al sopralluogo avvenuto in estate, quando l’avvio dei lavori annunciato per giugno, dopo numerosi precedenti rinvii, era ulteriormente slittato. Il progetto di recupero della struttura approvato dal Ministero della Giustizia prevede lavori per 4,5 milioni di euro, utili a recuperare il corpo centrale del complesso, inutilizzato dal gennaio 2016 dopo che nei giorni precedenti gli impianti della struttura erano risultati contaminati da un’epidemia di legionella. Lo scorso anno la parte agibile della casa circondariale, la cui capienza originaria era superiore ai cento posti, è stata convertita in "casa lavoro". Da allora ospita una trentina di soggetti, utenti che hanno già scontato la pena, ma giudicati dal tribunale non ancora idonei al rientro nella società e da accompagnare in un graduale percorso di reinserimento.