Attualità - 27 dicembre 2022, 08:15

L’anarchico e il gioielliere: dalla Granda due casi che dividono social e pubblica opinione in tema di giustizia

Dal video della sparatoria di Grinzane alla discussa presa di posizione di Enrico Mentana contro il 41-bis per Alfredo Cospito, condannato anche per l'attentato del 2006 alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano

L’anarchico e il gioielliere: dalla Granda due casi che dividono social e pubblica opinione in tema di giustizia

Ha atteso il giorno di Natale Enrico Mentana per pubblicare dalle sue seguitissime pagine social un post destinato a far discutere. “Tacere mi sembrerebbe vile”, ha scritto il direttore del Tg La7, “già sapendo che proprio in pochi lo condivideranno nella sostanza”

Al centro del suo pensiero il caso giudiziario che riguarda Alfredo Cospito, pescarese, 55enne, anarchico appartenente alla Federazione Anarchica Informale. Dallo scorso maggio al 41-bis, il carcere duro, la pena introdotta in Italia dopo le stragi di mafia. 

Da due mesi Cospito sta portando avanti uno sciopero della fame proprio contro quel regime detentivo che impedisce ogni contatto col mondo esterno, ma anche all’interno del carcere, oltre a prevedere diverse altre privazioni. 

Cospito sta scontando presso la casa circondariale di Sassari una pena a dieci anni di reclusione per aver gambizzato Roberto Adinolfi, 54enne manager dell’Ansaldo Nucleare di Genova (l'attentato venne consumato il 7 maggio 2012), ma la Procura di Torino ha chiesto l’ergastolo ostativo per ‘strage politica’ per un fatto avvenuto tra il 2 e il 3 giugno del 2006 nei pressi della Scuola Allievi Carabinieri di Fossano. Quando Cospito posizionò due ordigni - a basso potenziale - poi fatti esplodere, non coinvolgendo persone. 

Una questione calda, che nelle ultime settimane ha portato a sempre più frequenti manifestazioni in tutta Italia in solidarietà a Cospito. Proteste che in un caso, nel giorno dell’udienza con cui la Corte d’Assise di Torino ha rimandato la decisione sulla legittimità del 41 bis alla Corte costituzionale, sono sfociate anche in tafferugli. 

L’ultima mobilitazione in ordine di tempo è quella avvenuta venerdì 23 dicembre a Torino per le vie dello shopping natalizio, dove i manifestanti hanno esposto il cartello “Ferma condanna a morte del 41 bis” sfilando in corteo, poi sciolto poco dopo senza tensioni.

"Non conosco Alfredo Cospito - ha scritto Mentana il giorno di Natale - e ho ripulsa per ogni forma di violenza politica, e ancor di più quando compiuta in nome di un ideale libertario. Ma ritengo gravemente sproporzionato e ingiusto, oltre che pericolosissimo precedente, l'utilizzo contro di lui dell'arma del 41 bis, che fu messa a punto negli anni più duri della sfida mafiosa per isolare capi e killer che avevano ucciso o fatto uccidere uomini e donne del nostro Stato a cui avevano dichiarato guerra. Uno Stato forte e sicuro dei propri fondamenti civili non ricorre a questi mezzi quando non è necessario, e può anzi rivelarsi controproducente, oltre che ingiusto. E non è cosi che battemmo il terrorismo, quello che davvero uccideva e rivendicava".

Non solo Mentana. Anche il fumettista romano Michel Rech, meglio conosciuto come Zerocalcare, ha dedicato alla vicenda fossanese la striscia ‘La voragine’ - pubblicata sulle pagine dei periodici "Internazionale" e "L’essenziale" - in cui spiega in poche tavole, con l’immediatezza che contraddistingue il suo stile, cosa significhi sottostare al regime del 41 bis. 

Il caso Cospito continua - e continuerà - a dividere l’opinione pubblica. 

Così come divide un altro episodio di cronaca, più recente, in nessun modo equiparabile al primo se non per il fatto di essere avvenuto in provincia di Cuneo e per essere in egual modo, seppur per motivi completamente diversi, sulla bocca di tutti nello stesso periodo storico. 

Parliamo ovviamente del ‘caso Roggero’, il gioielliere di Gallo Grinzane che nell’aprile del 2021 ha freddato a colpi di pistola due banditi, ferendone un terzo, mentre questi si davano alla fuga col bottino ricavato dando l'assalto al suo negozio. A riportare in auge il dibattito sul tragico fatto di Grinzane è stato il video che mette in successione le immagini della rapina e della successiva sparatoria, così come raccolte dagli impianti di video-sorveglianza del negozio e del vicino ufficio postale. Un documento che, comprensibilmente, ha rappresentato il 'pezzo forte' dell'udienza con cui, lo scorso 21 dicembre, in un’aula del palazzo di giustizia di Asti, si è aperto il dibattimento del processo a carico del gioielliere.

Video che divenendo a quel punto di dominio pubblico è stato rilanciato dagli organi di informazione contribuendo a smuovere il dibattito pubblico, soprattutto di ‘popolo’, specialmente sui social in commento alla notizia. 

Meno, questa volta e almeno al momento, quello politico. 

Le accuse che pendono su Mario Roggero sono quelle di duplice omicidio volontario e tentato omicidio, oltre che di porto illegale di arma comune da sparo. 

Il processo è solo agli inizi. Bisognerà attendere le udienze già programmate con cadenza mensile da qui al luglio prossimo per visionare un altro video intanto depositato agli atti dall’avvocato Dario Bolognesi, il difensore di Roggero, il quale ha chiesto di poter mostrare a una giuria composta per sei ottavi da giudici popolari le analoghe riprese riguardanti la precedente rapina subita dal commerciante nel 2015

Un episodio di particolare violenza e che potrebbe, secondo la difesa del gioielliere, aver influito sulla sfera psicologica di Roggero.

Come detto il caso Cospito e il caso Roggero non sono in alcun modo sovrapponibili

Per un caso del destino si trovano a essere stati compiuti nella stessa provincia, seppure in tempi lontani.

Entrambe questioni complicate, molto discusse e divisive ma che, in qualche modo, visto il clamore, porteranno, in ogni caso, anche il 'terzo potere' a essere giudicato.

Daniele Caponnetto

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