Curare costa, sempre di più. Ancor di più se un fenomeno epocale come la pandemia ha costretto a investire ingenti risorse, dopo decenni di cordoni della borsa tirati. Come costa, sensibilmente di più, gestire una struttura – Verduno, nella fattispecie – nuova e più grande della somma dei due ex ospedali di Alba e Bra, alla cui apertura si è accompagnato un sensibile balzo in avanti non soltanto nella qualità di prestazioni erogate e comfort alberghiero, ma anche nel fabbisogno gestionale.
L’assunto è quello cui si giunge scorrendo i conti coi quali l’Asl Cn2 si appresta a chiudere un 2022 nel quale ha finalmente ricevuto un primo adeguamento – a valere sul 2021 – nella misura dei contributi erogati dalla Regione per il suo funzionamento (leggi qui). Ora guarda a Torino facendo conto speranzosa in un ulteriore e definitivo aggiustamento.
Un nuovo ritocco utile a risanare la storica sperequazione con altre realtà della regione (l’auspicio è quello di venire equiparati a realtà nelle stesse dimensioni e condizioni, come è il caso di Biella, al suo pari alle prese con la gestione di un nuovo ospedale). E che le consenta di rapportare in modo finalmente stabile il quadro storico di costi e ricavi alle accresciute esigenze del "Ferrero", di una presenza sul territorio andata intanto rafforzandosi e anche alla volontà, da parte della sua direzione, di ampliare il novero delle prestazioni erogate. Per migliorare il servizio ai suoi 170 mila utenti. Ma anche per tamponare almeno in parte l’annosa emorragia di risorse legate alla cosiddetta "mobilità passiva": la ventina di milioni di euro che storicamente se ne vanno dalle sue casse per pagare prestazioni non erogate direttamente, ma che i suoi assistiti sono costretti a richiedere ad altre Asl in giro per la Regione.
"Se a fine 2019, con Verduno ancora da inaugurare, il bilancio della Cn2 si era chiuso con costi di poco superiori ai 274 milioni di euro – spiega al nostro giornale Lorenzo Sola, responsabile della Sc Bilancio Programmazione e Controllo dell’Asl Cn2 –, quello del 2022 viaggia oggi su una previsione per la gestione ordinaria pari a 331 milioni, con un disavanzo rispetto alle risorse finora erogate dalla Regione oggi stimabile in circa 15 milioni di euro".
Su questi, spiega il responsabile, incidono ancora un residuo di costi (6-7 milioni) legato alla pandemia, in relazione soprattutto al personale aggiuntivo assunto durante l’emergenza con contratti di 36 mesi. E grosso modo pari è l’impatto avuto dalla gestione in termini di maggiori costi energetici, per energia elettrica e gas: voci non controllabili in termini di programmazione che pesano per altri 6 milioni abbondanti, in crescita del 17-18% rispetto al 2019.
Nel frattempo sono cresciuti anche i ricavi, tra i quali la posta preponderante è proprio il contributo della Regione, declinato in diverse voci tra le quali la principale è la cosiddetta "indistinta". In tre anni le entrate sono così aumentate di circa il 10%, dai 290 milioni del 2019 ai 319 del 2022.
Tra le poste straordinarie che pesano sul risultato di esercizio c’è come detto la mobilità passiva. Nel 2019 il saldo negativo tra prestazioni erogate a utenti di altre Asl e quelle pagate per utenti rivoltisi altrove era di circa 20 milioni. La previsione 2022 la vede ridotta alla metà, poco sopra i 10. Questo significa che Verduno – ma anche le strutture del privato convenzionato, come la casa di cura "Città di Bra", per citare una delle principali – stanno attraendo pazienti da fuori territorio, più di quanto non facessero prima. E che al contempo si vanno riducendo le uscite. Uno degli esempi (vale circa 1,5 milioni di euro l’anno) è la radioterapia, non presente negli ospedali di Alba e Bra, e ora attiva nel nuovo plesso.
Tornando ai costi si registra una visibile crescita di quelli relativi al personale dipendente, di gran lunga la voce più importante dell’intero bilancio, passato dagli 86 milioni del 2019 ai 97 odierni.
Un dato che si spiega con la politica di assunzioni perseguita dall’azienda a partire dall’internalizzazione di circa 80 operatori socio sanitari (Oss) e 30 magazzinieri prima in capo ad Amos. Un’operazione, quest’ultima, con la quale la stessa ha portato nel perimetro del lavoro dipendente prestazioni che prima figuravano in altri capitoli del bilancio.
In totale l’incremento del personale è superiore ai 200 addetti, che, medici compresi, comportano un costo medio di 55mila euro annui lordi a persona. Questo considerato che in questo novero rientra il personale ospedaliero, ma anche quello in servizio sul territorio e nei servizi amministrativi.
In altre poste, cresciute anche loro da 4,4 a quasi 5 milioni, rientrano i cosiddetti "specialisti ambulatoriali interni": liberi professionisti che lavorano in convenzione facendosi carico di pacchetti di ore di specialità delle quali l’Asl non dispone al proprio interno (due esempi riguardano la dermatologia e l’odontostomatologia).
Importante l’incremento della spesa per farmaci (si intendono quelli ospedalieri – erogati in regime di ricovero ma anche distribuiti – e non quelli dispensati dalle farmacie territoriali), passata da 26,5 a 33 milioni nel 2022. Mentre, sempre rispetto a tre anni fa, sono in diminuzione i ticket incassati, passati da 5,9 a 4,3 milioni, anche in ragione di un numero di prestazioni ambulatoriali e diagnostiche erogate sulle quali pesa un inizio dell’anno ancora molto frenato dall’ultima violenta ondata della pandemia.
L’arrivo a Verduno di alcuni importanti specialisti fa segnare una crescita importante, di circa il 30%, nell’attività intramoenia: prestazioni erogate in regime di libera professione da medici dipendenti dell’Asl (un centinaio quelli autorizzati a svolgerla), che all’azienda sanitaria riconoscono una quota di quanto incassato se questa avviene all’interno dei locali di quest’ultima. L’azienda sanitaria sta lavorando per incentivare quanto più possibile questo tipo di collaborazione coi propri interni, che nell’anno in corso ha portato a ricavi per 3,8 milioni contro i 2,6 milioni del 2019.
Tre le curiosità, quella riguardanti le imposte e tasse, che nel caso di un ente non commerciale come l'Asl riguardano soprattutto l'Irap, che come noto è collegata al costo del lavoro: erano oltre 6,1 milioni di euro nel 2019, sono salite a 6,8 milioni ora in virtù soprattutto dell'accresciuto numero di dipendenti.