Al Direttore - 10 novembre 2022, 12:45

Da Cuneo la proposta di creare un gruppo di mutuo-aiuto per "quelli che restano"

La lettera, intensa e piena di dolore, di una donna la cui madre, ormai diversi anni fa, si è tolta la vita. Lamenta la mancanza di percorsi di sostegno e lascia una mail per essere contattata. La Regione Piemonte sta costruendo un percorso con vari soggetti, consapevole della gravità del problema

Da Cuneo la proposta di creare un gruppo di mutuo-aiuto per "quelli che restano"

"Sono passati 20 anni da quando mia madre è mancata, si è tolta la vita, è morta suicida".

Inizia così la lettera di una donna della provincia di Cuneo, che si rivolge a chi, come lei, è rimasto qui, a portarsi addosso il peso e lo stigma del suicidio di un congiunto. 

Si rivolge proprio "a quelli che restano". Sperando di poter creare un gruppo di aiuto reciproco tra chi vive le stesse problematiche. Perché non esiste nulla, appunto, per chi resta.

Pubblichiamo interamente la sua lettera, anticipando che ci siamo mossi per provare a dare una risposta e una piccola mano a questa donna così segnata dal dolore.

 

"La parola “suicidio” è una parola che mette il terrore, un’ombra nera, uno stigma, una vergogna che mi porto dietro da tutti questi anni e di cui non posso, non riesco a parlarne neanche alle persone più vicine a me (mio padre, mio figlio, i miei amici)

Il dolore della perdita a causa del suicidio ha delle caratteristiche che lo distinguono dal dolore per la perdita di un caro per altre cause e quasi sempre neanche i terapisti ne sono così consapevoli, né preparati.

Lottiamo tutta la vita per comprendere le ragioni, cercando di dare anche un senso al nostro enorme senso di colpa.

Lo stigma che il suicidio storicamente si porta dietro è poi un peso addizionale. Siamo depositari di qualcosa di alieno e terrificante e spesso il poter rievocare ricordi lieti e pensare che, se avesse potuto, la persona scomparsa sarebbe stata ancora presente, non è un processo attuabile.

Non posso parlare di mia madre perché dovrei spiegare e giustificare com’è successo, non posso ricordare i momenti belli con nessuno perché è come se partissi dall’alto di uno scivolo ripidissimo che in pochi secondi mi riporterebbe alle sue ultime 24 ore. Il ricordo di 20 anni vissuti con lei è più breve delle sue ultime 24 ore.

Non posso parlare di mia madre perché quando sento commentare le notizie di morti suicide ho la conferma della repulsione e del giudizio che si porta con sé questo gesto.

Non posso parlare di mia madre perché quando incontro una persona che so che ha vissuto il mio stesso dolore, la guardo, ci guardiamo come due animali selvaggi che si incontrano e si riconoscono all’interno di una radura ma decidono di scappare e continuare a correre ognuno nella sua direzione, soli, come hanno sempre fatto, per non essere scoperti.

La storia insegna che in passato veniva applicata ogni tipo di punizione a coloro che si suicidavano e ai loro cari. Oltre a sottoporre il corpo del suicidio a pubblica umiliazione, spesso si negava anche il rito funebre e la sepoltura nei cimiteri. La famiglia spesso era privata degli averi del defunto o subiva addirittura ripercussioni legali.

Una possibile interpretazione di queste usanze si riferisce alla necessità di mostrare pubblicamente la gravità del gesto scoraggiando ulteriori suicidi, che aveva tuttavia effetti deleteri sui sopravvissuti.
Attualmente, sebbene non vi siano più ripercussioni altisonanti, vi sono sottili processi di emarginazione nei confronti dei sopravvissuti. Si assiste alla riduzione dei contatti sociali, al silenzio sia dentro che fuori alla famiglia e alla sofferenza spesso negata nelle manifestazioni più comuni ma presente nel quotidiano in modo mascherato e inaspettato.

In Piemonte i suicidi sono il 21% di tutte le morti da causa violenta pari allo 0,82 per cento ogni 10.000 abitanti e ogni morte porta con sé almeno 6 persone sopravvissute che cercano di elaborare il lutto per anni, senza successo.

In Piemonte e a Cuneo è totalmente inesistente un programma per i familiari.

In Italia, i programmi dedicati ai sopravvissuti sono ancora legati a realtà locali in cui operano professionisti o familiari sensibili al problema.

Scrivo questa lettera aperta, anonima e per iniziativa autonoma e personale per raccogliere testimonianze, creare confronto e una rete di persone che hanno subito un lutto di un famigliare per suicidio nella speranza di poter creare un gruppo di mutuo-aiuto a Cuneo.

Cerco inoltre persone che abbiano elaborato il lutto con percorsi specifici e/o terapisti preparati che si offrano come guide del gruppo. Scrivere alla mail aquellicherestano@gmail.com

 

Questo è un argomento difficile da trattare. Non se ne scrive mai a cuor leggero, spesso si sceglie di non scriverne, per non rischiare di evocare il giudizio su una scelta dal di fuori incomprensibile e, soprattutto, per tutelare chi resta. A volte anche per evitare di scatenare l'effetto emulazione, di cui spesso si parla.

I dati sui suicidi sono davvero impattanti. Rappresentano la quattordicesima causa di morte in Europa (13 morti ogni 100.000 abitanti), con un andamento temporale tendenzialmente stabile nell’ultimo decennio.

Anche in Piemonte il trend di mortalità per suicidi rimane tendenzialmente stazionario. Nel 2014 vi sono stati 400 decessi per suicidio, con un tasso del 10,8 x100.000 negli uomini e 3,2 x100.000 nelle donne. Il tasso di suicidio nella fascia 15-29 anni è di 5 x100.000, e cresce con l’età, arrivando a 16,1 negli ultra75enni. Dal 2009 i suicidi sono la prima causa di morte violenta nella popolazione piemontese.

La distribuzione territoriale dei tassi di mortalità risulta eterogenea. Nel periodo analizzato, la mortalità negli uomini risulta in eccesso nei distretti delle ASL di Biella, Cuneo 1 e Verbania-Cusio-Ossola. Nelle femmine, emerge il territorio dell’ASL Cuneo 1. Nel complesso, l’occorrenza del fenomeno appare maggiore nelle zone di montagna.

In generale, si può affermare che l’impatto dei suicidi sulla mortalità del Piemonte è notevole, si mantiene costante nel tempo, presenta differenze territoriali e sociali. Autolesioni e suicidi dovrebbero quindi rappresentare un importante problema di salute pubblica.

Ed è per questo che la Regione Piemonte si sta attrezzando.

Esiste infatti, un percorso che l'assessorato alla Sanità ha avviato proprio per dare una risposta a "quelli che restano" e, ancora di più, per provare a prevenire i suicidi.

Fa parte di questa rete regionale il Trauma Center dell'ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, come ha evidenziato la responsabile, dottoressa Maura Anfossi, alla guida anche del Servizio Psicologia del nosocomio del capoluogo. Il Trauma Center dà sostegno a chi resta, soprattutto nell'immediato. Difficile riuscire a seguire una persona nel corso degli anni e dopo così tanto tempo, come nel caso della signora.

Per la CN1 è coinvolto il dottor Fioretto. Poi sono coinvolte le Asl di tutte le province del Piemonte.

Il dottor Gaetano Manna, funzionario della Regione, si sta occupando di costruire una rete regionale che abbia obiettivi essenziali quali la condivisione di buone pratiche, una formazione di base comune con l'obiettivo di coinvolgere tutti i servizi specialistici (DSM, Dipendenze, Psicologia, NPI).

Tra gli obiettivi, anche una collaborazione con l'Ufficio Scolastico Regionale per ragionare sulla stesura di un Protocollo di Intesa, che potrebbe rappresentare una buona base per definire il cosa dire e come dirlo ad un gruppo classe che ha sperimentato il vissuto di morte di un proprio compagno/compagna.

C'è poi un'altra importante realtà, quella dell'associazione "La Tazza blu", nata nel 2019 e focalizzata in particolare sulla prevenzione del suicidio tra gli adolescenti, (seconda causa di morte dopo gli incidenti tra i ragazzi), in contatto con la Regione proprio per dare il proprio contributo alla costruzione di un percorso che non può non includere anche "quelli che restano".

L'associazione è contattabile all'indirizzo rocchinastoppelli@latazzablu.org

Altri elementi e spunti possono essere reperiti a questo sito https://ifightdepression.com/it/

Barbara Simonelli

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