Le quotazioni dei principali elementi della dieta degli animali sono schizzati su massimi storici con il mais che registra il maggior incremento del decennio mentre la soia ha raggiunto il picco da quasi sette anni.
È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della diffusione dei dati sull’inflazione a maggio sulla base dei contratti future nei listini del Chicago Bord of Trade (CBOT), il punto di riferimento internazionale per il mercato future delle materie prime agricole. Secondo l’analisi Coldiretti aumento delle quotazioni nell’ultimo anno sono praticamente raddoppiate con aumenti del 74% per il mais e del 77% per la soia. Occorre convocare al più presto il tavolo zootecnico presso il Ministero per individuare strumenti che consentano di fissare i prezzi su valori che non scendano a livelli inferiori ai costi di produzioni sostenuti dalle aziende. L’emergenza Covid ha innescato un cortocircuito sul fronte delle materie prime con rincari insostenibili per l’alimentazione degli animali nelle stalle dove vengono però riconosciuti in molti casi compensi per la carne e per il latte più bassi degli scorsi anni.
“Una situazione insostenibile – sottolinea Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – con il rischio di non riuscire a garantire razioni adeguate agli animali soprattutto di fronte ad alcune proposte di riduzione dei prezzi riconosciuti alla stalla per il latte che mettono in pericolo la sopravvivenza della Fattoria Italia. In gioco c’è il futuro dell’allevamento italiano in una situazione in cui con la pandemia da Covid-19 si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per conquistare l’autosufficienza produttiva nei settori strategici per garantire l’alimentazione della popolazione”.
“Nell’immediato – aggiunge Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – bisogna garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle con la responsabilità dell’intera filiera per non perdere capacità produttiva in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria per i prodotti zootecnici ma c’è anche bisogno di un piano di potenziamento o e di stoccaggio per le principali commodities, dalla soia al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività al Paese rispetto ai concorrenti stranieri”.