Attualità - 03 settembre 2020, 17:01

Salsiccia di Bra, i macellai si difendono: "Solfiti derivati dagli ingredienti, quantità innocue per la salute"

Dopo le misure disposte dal Tribunale di Asti nei confronti di cinque suoi associati l’ente di tutela della specialità braidese fa chiarezza per bocca del suo legale: "Incongruenza normativa: regolamenti Ue ne consentono la presenza negli stessi ingredienti previsti dal disciplinare di produzione"

Salsiccia di Bra (foto Gallizio)

Salsiccia di Bra (foto Gallizio)

Respingono quella che in qualche modo ritengono un’ingiusta criminalizzazione e preparano la loro difesa i dieci macellei riuniti nel Consorzio di Tutela e Valorizzazione della Salsiccia di Bra Dop.

Quella che a buon diritto rappresenta una delle più note eccellenze gastronomiche delle Colline Unesco è tornata alla ribalta delle cronache per le misure interdittive che il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Asti, su richiesta della Procura astigiana, ha disposto nei confronti di cinque macellai della città della Zizzola, che non potranno esercitare la loro attività per un periodo di due mesi (nulla è stato invece disposto nei confronti dei loro esercizi).

Imputati nel procedimento aperto sulla base di accertamenti compiuti dai Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni di Alessandria, i cinque devono rispondere del reato previsto dall’articolo 516 del Codice Penale ("Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine", punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a un massimo di 1.032 euro), in ragione della presenza di solfiti rilevata negli impasti da loro utilizzati per la confezione dell’insaccato a base di carne bovina.

"Si tratta di contestazioni che si prestano a diversi fondati rilievi", spiega da Alba l’avvocato Roberto Ponzio, che, oltre ad aver assunto la difesa di uno degli imputati, su mandato del suo presidente rappresenta anche le ragioni del Consorzio che dal 2003 è attivo a Bra per la tutela e valorizzazione di una specialità riconosciuta nell'Atlante dei Prodotti Agroalimentari tradizionali del Piemonte.

"Il primo – spiega il legale – riguarda la reale presenza e quantità di questa sostanza rilevata all’interno del prodotto: un dato che verrà ora sottoposto a revisione di analisi presso l’Istituto Superiore di Sanità. Parliamo insomma di valori che ad oggi sono provvisori e che potrebbero essere smentiti o modificati all’esito delle nuove analisi che verranno effettuate a Roma a fine settembre".

"Al netto di questa verifica –
prosegue l’avvocato Ponzio – ci tocca rilevare l’incoerenza che, circa la presenza di questo additivo negli alimenti, si registra tra la normativa europea e quella nazionale, dove la prima ne ammette l’aggiunta in numerosi prodotti. Il regolamento della Commissione Ue numero 1.129 del 12/11/2011 ha infatti ammesso l’aggiunta di solfiti a particolari preparazioni di carne inglesi e spagnole del tutto simili alla Salsiccia di Bra, in una dose massima di 450 mg per kg, calcolati come residui di anidride solforosa".

"Sulla scorta dello stesso regolamento
– riporta il legale – l’utilizzo di solfiti è ammesso fino a 300 mg per kg per le polpe di cipolla, aglio e scalogno, fino a 500 mg per la frutta in guscio secca, fino a 600 mg per le mele e pere essiccate, fino a 800 nella polpa di rafano, fino a 1.000 per banane essiccate, fino a 2.000 per le albicocche, pesche, uva, prugna e fichi secchi. Stessa cosa dicasi per i vini (regolamento Ue del 12 marzo 2019, numero 934 allegato 1, parte b), dove la concentrazione totale può variare da 150 a 400 mg per litro, a seconda delle tipologie".

"Siamo quindi di fronte a una chiara disparità nell’ambito della legislazione europea
– attacca Ponzio –, ma anche a un singolare paradosso. Verificato che i valori rilevati in prima analisi nei prodotti dei macellai braidesi non sono stati aggiunti, ma derivano dall’impiego nelll’impasto di ingredienti quali vini, aglio e cipolla, che come pocanzi detto contengono solfiti, ma che sono anche prescritti dal disciplinare di produzione, ebbene, se il produttore non utilizza tali ingredienti viene meno al disciplinare e ricorre in infrazioni deontologiche. Se invece li utilizza viene incriminato. Siamo di fronte a un’incongruenza che evidentemente deve venire risolta dal legislatore".

"Questo tenteremo di spiegare –
è la conclusione –, là dove occorre sottolineare con chiarezza che la presenza di queste sostanze in simili quantitativi non rappresenta in alcun modo un pericolo per la salute del consumatore, come riprova il fatto che, per altri alimenti, la normativa europea ne consente l’impiego in una misura di molto superiore a quella verificata con quegli accertamenti".

Sul tema è utile forse ricordare un precedente di un certo rilievo, rappresentato dalla vicenda del macellaio roerino che nel luglio scorso, a sei anni dai fatti, è stato assolto da un’accusa del tutto simile al terzo grado di giudizio (leggi qui), dopo che in primo grado era stato condannato a sei mesi di reclusione senza sospensione condizionale della pena.

"Non voglio ovviamente entrare nel merito delle indagini e della vicenda giudiziaria – dice intanto dal municipio braidese il sindaco Gianni Fogliato –. Vorrei però ribadire che, al netto dei loro esiti, la Salsiccia di Bra rimane un prodotto di assoluta eccellenza della nostra città, conosciuto e apprezzato ben oltre i nostri confini. Certamente non verrà meno l’impegno che la nostra Amministrazione ha da sempre profuso per promuoverlo e valorizzarlo come merita".

Ezio Massucco

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