Sabato 23 marzo, in duomo alle 15,30 il funerale del professor Piero Bolla. Il suo decesso, che è avvenuto lunedì scorso alle Molinette di Torino, lascia un grande vuoto in città.
Come uomo, un gentiluomo riservato e gentile e come artista, una presenza riconosciuta nel mondo dell’arte contemporanea, lascia una profonda e affascinante traccia.
Aveva 85 anni e alla sua attività di pittore e scultore, affiancò quella di docente di educazione artistica. Le sue opere sono state in musei e gallerie in tutto il mondo, da Torino a New York, come in prestigiose manifestazioni quali la Biennale di Venezia nel 2011. Della sua arte hanno parlato importanti critici.
Saluzzo, città che ha amato moltissimo e dove è stato assessore alla Cultura, lo aveva celebrato, a settembre dello scorso anno, con un’ antologica in Castiglia, un percorso di opere dall’Accademia Albertina alle più recenti, tra pitture accese di colore o materiche, tra sculture di carta di giornale, nylon e pigmenti, installazioni di grande impatto emotivo, nel binario del suo “Vivre d’hazard”, titolo della mostra e “dimensione creativa di chi fa arte, oltre il confine del reale, per trasformarla in reale”, diceva Bolla stesso.
Lascia il figlio Nicola, medico oculista, artista affermato, la moglie Claudia e il nipote Ajmone, la sorella Mimma, cognati e nipoti.