- 19 settembre 2012, 08:31

In italiano o francese, l'importante è godere di ottimi "saluti"

I cugini francesi usano "ordinateur" al posto di "computer", definiscono "basketteur" un giocatore di pallacanestro, ma alla fine tutti si salutano con un "ciao"

In italiano o francese, l'importante è godere di ottimi "saluti"

I francesi sono, per definizione, un popolo sciovinista. Fortemente nazionalisti, a volte pericolosamente in bilico sul ridicolo. Credo che un “sano” campanilismo non faccia del tutto male. Se anche noi italiani fossimo, talvolta, un po' più fieri della nostra cultura, del nostro passato, delle nostre radici, forse appariremmo migliori agli occhi anche degli stranieri.

I francesi, dunque, continuano ad usare, a torto o a ragione, alcune parole rigorosamente autoctone per definire oggetti o situazioni che nel resto del mondo sono conosciuti con un termine inglese. Così, ad esempio, loro chiamano “ordinateur” il personal computer, dicono “but!” per dire “goal!”, e le “hits” canore diventano “les tubes”.

Oppure, adottano sì il termine anglosassone, ma lo storpiano con una pronuncia tipicamente transalpina. “Wifi” è diventato “vifì”, “match” è pronunciato esattamente come è scritto, e i giocatori di basket diventato “les basketteurs”. Per raggiungere l'obbrobrio quando ho sentito chiamare i Monty Python, il celebre gruppo comico inglese, “les Montipitòn”.

E' per questo che è ancora più strano che i francesi abbiano introdotto nel loro vocabolario quotidiano una parola che più italiana non si può: Ciao.

Tutti, dico tutti, la usano comunemente. Ha addirittura sostituito il loro “salùt”. Ma mentre noi lo usiamo come saluto informale, per loro è universale. Grandi, piccoli, giovani, vecchi, tutti si salutano col ciao. Anche con il “voi”, alla fine spunta il ciao. Che, stranamente, non hanno storpiato. Non dicono “ciaò”, come naturalmente ci potremmo aspettare. No, lo pronunciano esattamente. Al contrario di altre parole italiane, come pizza, che per i francesi è diventata “pizzà” e al plurale fa “pizzàs”. Il “ciao” alla francese lungi dall'essere, come detto, di uso colloquiale è usato anche come commiato nelle trasmissioni televisive nazionali più importanti, come per alcuni telegiornali. Da noi, invece, è un saluto ancora molto confidenziale e che deriva da un modo tipico veneziano quando si diceva, incontrandosi tra conoscenti: "Schiavo vostro" , per poi passare al solo "Schiavo" per finire alla forma, col tempo più strascicata del temine, l'attuale "ciao".

Ai nostri “cugini” piace poi anche tanto dire “dolce vita”, anzi “dolcevità”, a volte anche in contesti che nulla hanno che fare con l'espressione italiana figlia di un certo momento storico italiano. Lo piazzano infatti per pubblicizzare gelati o altri prodotti alimentari (come la mozzarella) per esaltarne l'italianità. Perché i francesi hanno questo strano rapporto di amore-odio nei nostri confronti. Per certi versi ci disprezzano o ci guardano con supponenza, ma poi cercano di fare propri ciò che non possono fare a meno di riconoscere talmente interessante, soprattutto non capacitandosi per non esserci arrivati prima loro.

Da parte nostra, come italiani, non ci siamo comunque astenuti dall'importare e utilizzare termini soprattutto anglosassoni, che molti ostentano nei discorsi per darsi un tono di internazionalità, spesso cadendo nel ridicolo quando l'inglesismo è utilizzato del tutto a sproposito.

Nel contempo, ascoltare persone che invece sfruttano totalmente il nostro ricchissimo vocabolario, che tutte le lingue c'invidiano, è sempre un autentico piacere ed indice di autentica cultura.

Monica Bruna

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