Ben ritrovati. Dopo la pausa estiva, eccomi al lavoro per portare ogni 15 giorni nelle vostre case qualche “pillola” di psicologia. Vi ricordo che ricevo con piacere le vostre proposte sugli argomenti che vorreste approfondire.
Per il primo articolo della stagione, ho accolto la richiesta di una lettrice che mi ha chiesto delucidazioni sul verbo ascoltare e sul verbo sentire. Mi capita spesso di usare questo concetto in terapia, poiché esiste una differenza e una grande complementarità tra ascoltare e sentire.
Questi due verbi non differiscono solo nel vocabolario della lingua italiana, ma anche nei modi in cui vengono usati. Posso ascoltare con le orecchie, ma posso sentire con la pancia le emozioni. Quindi il nostro udito è sensibile a suoni o rumori che ci circondano, questo è ascoltare. Mentre la nostra mente e la nostra ”pancia” vengono coinvolti nel capire le parole che ci vengono dette, e quindi questo è sentire.
Ascoltare significa prestare attenzione, pensare e ragionare ed è dunque un processo attivo. Da qui nasce l’importanza attribuita al saper ascoltare, una qualità che tutti dovremmo sviluppare. Ma quando noi sentiamo con le emozioni, quando entriamo in sintonia con il nostro interlocutore, allora sentiamo davvero anche con le sensazioni. Non ascoltare significa non dare importanza a ciò che ci viene detto.
La comunicazione esiste perché c’è qualcuno pronto ad ascoltare il messaggio ricevuto. Non è solo una questione di comprensione: è prima di tutto un modo efficace per avere fiducia nella persona che sta parlando. Saper ascoltare attivamente, sentendo davvero che cosa ci comunica l'altro, è un’arte grazie alla quale possiamo rendere efficace il nostro modo di comunicare e di entrare in relazione autentica con le altre persone.
L’ascolto attivo, sia relazione terapeutica che nella vita di tutti i giorni, ė essenziale e si basa sul principio dell’attenzione alla persona a tutto tondo, ponendosi l’obiettivo di valorizzarne anche ciò che non viene detto, in un’ottica di piena realizzazione di sé. Nell’ascolto attivo bisogna adoperarsi per comunicare “attivamente” la nostra disponibilità di ascolto senza lasciare all’altro il compito di intuirla. Non significa solo ascoltare con attenzione, ma farlo entrando empaticamente in contatto con il linguaggio, i pensieri e le emozioni dell’interlocutore, evitando di introdurre significati propri per comprendere il vero senso di ciò che intende comunicare senza esprimere giudizi di merito. Ognuno di noi ha bisogno di essere ascoltato e sentito dal profondo. Ricordiamoci che anche il silenzio può essere assordante, pieno di parole non dette, ma che devono essere sentite con la pancia.
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