La Seconda Sezione della Corte Provinciale di Las Palmas ha emesso una dura sentenza nei confronti dei responsabili dell’omicidio di Andrea Costa, cittadino italiano ucciso brutalmente nel 2021 nella località di Vecindario, a Gran Canaria. Lo riporta il quotidiano Canarias7.
I principali imputati, David José Roger Pérez, noto come el Adoptado, e Juan Felipe A.V., sono stati condannati a 17 anni di reclusione per omicidio, mentre Estefanía Pino Alemán Vega dovrà scontare sette anni, sei mesi e un giorno in quanto ritenuta complice del delitto.
Un’aggressione premeditata
Secondo quanto ricostruito dalla giuria popolare e confermato dal giudice Arcadio Díaz Tejera, la vittima venne aggredita all’interno di un’abitazione dopo una serata trascorsa con gli imputati in un ristorante di Playa del Inglés. Durante la cena, Andrea Costa era stato lasciato da solo al tavolo senza soldi per pagare il conto, situazione che portò all’intervento della polizia. Poco dopo, nell’appartamento, scattò la violenza.
Costa venne insultato, picchiato e trascinato in una stanza dove gli aggressori continuarono a colpirlo con l’intento di ucciderlo. Fu in quel momento che chiesero a Estefanía Pino di procurare un lenzuolo: la donna lo strappò in più pezzi e lo consegnò, consentendo agli altri di legare mani e piedi della vittima, che venne infine strangolata con un altro pezzo di stoffa.
Il cadavere carbonizzato
Il corpo senza vita di Andrea Costa fu ritrovato due giorni dopo all’interno della sua auto, completamente bruciato, nei pressi di Pozo Izquierdo. L’autopsia rivelò una morte per asfissia meccanica, oltre a numerose fratture e traumi.
Nonostante gli imputati abbiano ammesso i fatti durante il processo e mostrato presunto pentimento, il giudice ha rifiutato di applicare attenuanti, sottolineando che una confessione resa quasi quattro anni dopo i fatti, e solo in aula, non ha lo stesso valore di una collaborazione tempestiva. Ritenendo, quindi, di non dover applicare le attenuanti generiche.
Risarcimenti e pene accessorie
Oltre alle pene detentive, il tribunale ha disposto che i tre condannati risarciscano i familiari della vittima con 180.000 euro a titolo di danni morali, in forma solidale. È stata inoltre disposta l’interdizione assoluta dai pubblici uffici per i condannati, il divieto di avvicinamento a una testimone protetta e l’obbligo di scontare almeno metà della pena prima di poter essere classificati per un regime carcerario meno severo.