Una vera e propria “caccia all’uomo” per vendicare l’amico minorenne che, senza biglietto, era stato fatto scendere dal treno.
Questo quanto contestato dalla Procura di Cuneo a S.R. e F.R.., cugini poco più che ventenni e “noti frequentatori della stazione di Mondovì”. Oltre ad un processo per minacce aggravate alla capotreno, su S.R. pende anche un procedimento per imbrattamento e vilipendio delle forze armate: sarebbe stato lui, assieme ad altri, ad aver imbrattato le pareti delle casse automatiche, della biglietteria e di quella posta all’ingresso della sala d’attesa della stazione nel febbraio 2023.
Era piena emergenza Covid e l’amico minorenne dei cugini era stato ripreso dalla controllora di Trenitalia perché non indossava la mascherina e non aveva il biglietto.
Fatto scendere dal treno fermo a Lesegno, il giovane, poi processato di fronte al tribunale per i minori di Torino, la minacciò di morte. Da quel momento, per la ragazza, non ci sarebbe più stata pace, perché la “gang” di cui il ragazzino faceva parte avrebbe iniziato a cercarla per “fargliela pagare” e “vendicarsi”.
I “giustizieri”, S.R. e F.R., accusati di minaccia aggravata e interruzione di pubblico servizio in tribunale a Cuneo, l’anno scorso sono stati anche destinatari di una misura di aggravamento di sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per la durata di tre anni, per via delle numerose violazione del Daspo urbano emesso dal Questore.
Alla lunga lista di condanne, anche per rapina, che compaiono sul “curriculum” dei giovanissimi, ora deve aggiungersi anche il processo penale dove sono costituiti parti civili la capotreno e Trenitalia.
I due erano riusciti a risalire all’identità della vittima attraverso una fotografia estrapolata dai social e, decisi a portare avanti la vendetta del loro amico, avrebbero bazzicato più volte tra le stazioni di Mondovì e Fossano per chiedere a capotreni e controllori se la conoscessero. Ma, in aula, S.R. s è difeso spiegando che, in realtà, lui sarebbe estraneo a tutto: “Quando andavo alla stazione - ha detto- sentivo molti ragazzi chiedere di questa ragazza. Urlavano il suo nome e ridevano: era un gioco che facevano.”. Anche il cugino F.R. ha negato ogni addebito, spiegando che lui in quel periodo di trovava ai domiciliari e, pertanto, non sarebbe potuto uscire di casa.
I due episodi contestati e per cui la Procura ha chiesto la condanna, sono due: il primo risale al 24 settembre 2022 alla stazione di Mondovì, quando intorno alle 17,20 del pomeriggio i due cugini si sarebbero avvicinati al finestrino da cui si era sporto il macchinista, che attendeva l’autorizzazione per far partire il treno. L’altro, una vera e propria “caccia all’uomo” risalirebbe a qualche giorno dopo, il 28 settembre. “Quella linea non era il far west – ha spiegato nella sua requisitoria il pubblico ministero -, le teste calde erano ben note e i due imputati sono stati riconosciuti da quattro testimoni. Facevano parte di quella baby gang conosciuta a Mondovì perché su quella tratta ferroviaria disturbavano, danneggiavano, facevano scritte sui muri contro sbirri, pubblici ministeri e giudici, scrivendo che a loro nessuno li fermava”.
Secondo l’accusa, quella sarebbe stata proprio la logica e l’obiettivo del branco sarebbe stato quello di indurre i due cugini a cercare la capotreno per fargliela pagare perché aveva fatto rispettare la legge.
La condanna chiesta per F. R. è stata di due anni e sei mesi, mentre per S. R. a due anni e sette mesi senza attenuanti e con la sospensione condizionale subordinata al pagamento della provvisionale risarcitoria nei confronti dei due dipendenti e di Trenitalia, costituiti in giudizio.
A carico di F. R., inoltre, è stata chiesta anche la trasmissione degli atti alla Procura per verificare la sussistenza del reato di evasione. Alle conclusioni del pubblico ministero si sono associati i tre difensori di parte civile, il legale Andrea Bratulich per la capotreno, Tiziano Lucchese per il macchinista e Gregorio Calabrese per Trenitalia. L’udienza è stata rinviata al 28 aprile per le arringhe difensive.