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Eventi | 15 aprile 2025, 06:44

Il Caffè Letterario di Bra e gli Uomini di Mondo ricordano il grande Totò

Il 15 aprile di cinquantotto anni fa se ne andava il principe della risata. Un souvenir come tributo

Danilo Paparelli con la curatrice del Caffè letterario di Bra Silvia Gullino

Danilo Paparelli con la curatrice del Caffè letterario di Bra Silvia Gullino

Si chiamava in realtà Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, in breve Antonio De Curtis, ma il mondo imparò a conoscerlo come Totò, il Principe della risata. Accostato ai più grandi attori e autori comici, da Petrolini a Chaplin, veniva dal teatro, ma si impadronì presto del mezzo cinematografico, consegnandoci pezzi da antologia della storia della comicità.

Il suo sorriso si è spento per sempre il 15 aprile 1967, stroncato da un infarto. Si trovava a Roma, ma la leggenda vuole che, appena percepiti i primi sintomi del malore, abbia espresso il desiderio di essere riportato nella sua Napoli. La portava nel cuore, gli scorreva nelle vene la sua città, come recita in una poesia, una città nella quale «Chi ci è nato, ci vuole morire». E nonostante nel suo caso non poté essere così, il legame di Totò con la città e i napoletani rimane indissolubile.

La sua grandezza è narrata anche dallo scrittore braidese Giovanni Arpino che aveva un antico rapporto di stima con l’artista partenopeo. Ne abbiamo traccia nel libro “Lettere scontrose” (Minimum Fax), dove sono raccolte decine di articoli di una rubrica che Arpino pubblicò sul settimanale “Tempo” a metà degli anni ‘60. Tra queste lettere picaresche, ce n’è una in cui il giornalista piemontese avrebbe desiderato vedere Antonio De Curtis commentatore per la Rai. In “Totò, pater et magister”, lo scrittore rammentava, tra l’altro, che «Lei, come Totò, è un formulario dell’arte comica, una ricetta, un instancabile robot, una pillola esilarante da trangugiare nel grigio del vivere quotidiano».

Una «Sua smorfia - proseguiva Arpino - potrebbe aiutarci a mettere nel giusto quadro una tiritera dell’onorevole Moro o la questione degli alberi abbattuti dall’Anas. Questo è quanto meritava il suo Totò: un agire concreto, un calarsi nelle verità spicciole per tirarne fuori, alla lunga, di grandi e di comuni». L’articolo commosse moltissimo Totò, che volle ringraziarlo con una lettera, oggi conservata dal figlio di Arpino, Tommaso.

E proprio per far conoscere alle generazioni future tutte le peculiarità del principe De Curtis, narrate da Arpino, oltre al Caffè Letterario di Bra, si muove Danilo Paparelli, presidente degli Uomini di Mondo, l’associazione con più di 15mila iscritti che hanno svolto il servizio militare a Cuneo. Un albo d’onore che conta persone di ogni rango. Tra gli “Uomini di Mondo” c’è anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in quanto capo delle Forze armate ed Elena Anticoli De Curtis, nipote di Totò.

Il giorno della sua morte, Nino Manfredi commentò: «È morta l’ultima delle grandi maschere della commedia dell’arte».

Il Caffè Letterario lo ricorda, citando la sua poesia più famosa, ‘A livella, con il suo verso: «‘A morte ‘o ssaje ched’’è?... È una livella». Siamo tutti uguali dopo la morte.

Lui però, secondo quanto raccontato dalla compagna Franca Faldini, la pensava così: «Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo Paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire». Caro Totò, siamo uomini o caporali.

Aria di Cuneo

«Sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni di militare a Cuneo», è una delle frasi iconiche del re della risata, un’espressione divenuta di uso comune e che ha contribuito a far conoscere in tutta Italia il capoluogo della Granda. Ed è proprio a questo proposito che Danilo Paparelli ha deciso di dare vita a qualcosa capace di far ricordare Cuneo anche una volta tornati a casa. Nulla a che vedere con i classici souvenir: si tratta piuttosto di qualcosa di particolare da inaugurare a suon di “Attenzione! Battaglione!”. Parliamo dell’Aria di Cuneo, l’aria degli uomini di mondo. Avete capito bene: “Aria di Cuneo” in una bottiglietta. L’idea è sicuramente tra le più semplici e geniali allo stesso tempo e chi l’ha ricevuta si è mostrato ben contento di un souvenir così unico nel suo genere e di portare con sé un po’ di Cuneo in tasca. Sulla bottiglietta non mancano le avvertenze: «L’Aria di Cuneo va assunta con una sola piena boccata, in caso di carenza improvvisa di cuneesità, o di rinforzo dell’entusiasmo per essere presenti sul territorio della Granda. È consigliata tanto agli adulti quanto ai bambini. Non presenta controindicazioni e può essere assunta a qualunque ora e in qualsiasi parte del mondo. Se aspirata con più di una boccata alla volta, può provocare una momentanea sovraeccitazione, in tal caso distendersi beatamente in un prato. Tappare la confezione immediatamente dopo l’assunzione per mantenere inalterate le proprietà del contenuto. La confezione contiene Aria sufficiente per venti aspirazioni. Per ricaricare la confezione occorre inoltrarsi nei confini della Granda, stappare e attendere tre minuti, possibilmente controvento, quindi ritappare energicamente. Può creare dipendenza. Prodotto ecologico e riciclabile all’infinito». Curiosi di provarla?

Silvia Gullino

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