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Attualità | 15 aprile 2025, 12:41

Saluzzo, la pinacoteca Matteo Olivero è ora in dialogo con l’artista Marco Cordero

Il percorso creativo dell’artista è stato condiviso da 14 allievi del Soleri Bertoni, autori dell’installazione nel salone d’onore. Mostra aperta fino al 15 giugno. L’evento si colloca nel programma " Aprile, un mese di Resistenza". Lega il pittore della Val Maira con Nuto Revelli attraverso la creatività di Cordero e gli occhi delle nuove generazioni

Saluzzo, una sala della pinacoteca Matteo Olivero e al centro l'opera di Marco Cordero

Saluzzo, una sala della pinacoteca Matteo Olivero e al centro l'opera di Marco Cordero

La Pinacoteca Matteo Olivero, al terzo piano dell’antico Palazzo comunale, in salita al castello,  si propone da venerdì  scorso con una nuova suggestione, entrando in dialogo emozionalmente con l'intervento espositivo dell’artista Marco Cordero

"Là in fondo, fin dove si vede" ne è il titolo che si collega su temi comuni con l’installazione di imponente impatto visivo, allestita nel salore d’onore sottostante, frutto della condivisione del percorso creativo dell’artista, con 14 studenti del liceo soleri Bertoni.

La mostra partecipata che sarà visitabile fino al 15 giugno, curata da Lorena Tadorni su progetto di Ur-Ca  è frutto di riflessioni che prendono forma e si incrociano fra due figure chiave del territorio cuneese.

Coinvolgere i giovani "non solo nell’esperienza degli aspetti del processo di creazione di un evento espositivo, ma in una riflessione e in un lavoro di ricerca legato alla figura di Nuto Revelli". Afferma la curatrice

La mostra è inserita nel calendario Aprile, un mese di Resistenza, ed entra  in una chiave prospettica diversa, attraverso il punto di vista delle giovani generazioni, nel mondo dei montanari, dei contadini, delle vittime di guerra.

L’artista Cordero, nativo di Roccavione porta alcune sue opere nelle sale di Matteo Olivero, interagendo con il suo mondo e la sua tecnica pittorica. 

Racconta di essere stato colpito dal pittore della val Maira, molti anni fa, attratto da un suo busto in una piazza di Acceglio e poi affascinato dal suo dipinto Funerali a Casteldelfino, per poi approfondire la sua storia, il suo lavoro, la sua fine. 

Durante questi studi biografici, un altro aspetto lo ha colpito: il legame dell’artista con la famiglia Revelli, il suo essere padrino di battesimo di Nuto Revelli e, molto liberamente, la relazione tra i vinti di Revelli e gli ultimi, i dimenticati, di Olivero. Entrambi in una parte importante del loro lavoro hanno illuminato quella parte di umanità posta costantemente all’ombra.

Nel salone d’onore dell’antico Palazzo comunale il visitatore si troverà vis a vis  davanti ad estesa installazione di ritagli di carta e di cartone. Questi evocano profili alpini dai quali, emerge una figura umana simbolo di fragilità, trasmettendo un senso di isolamento, con la malinconia tipica dei protagonisti di dipinti di Matteo Olivero. Nell'opera realizzata dai 14 studenti, la carta e il cartone dalla superficie ruvida e irregolare raccontano storie di migrazioni, imballaggi e traslochi con destinazioni diversi. 

Il materiale proviene dalla Smurfit Westrock di Verzuolo della famiglia Burgo, collezionista di Matteo Olivero, legata a lui da amicizia.  I piccoli frammenti che i giovani hanno composto riprendono i tratti tipici della tecnica del divisionismo abbracciato dal pittore. 

Protagonisti del percorso creativo sono stati: Letizia Ambrogio, Vittoria Barale, Matilda Bonardo, Sharon Capellano,Eleonora Ceola, Alessandra Chiri,Rachele Curumi, Lucilla Debbia, Letizia Forgia, Eleonora Giuganino, Emma Marina Lenta, Giulia Pairone, Isabella Rotante, Alessio Scalerandi.   

La mostra partecipata che sarà visitabile fino al 15 giugno  in orario (sabato orario 10-13/14-18; domenica e festività orario 10-13/14-19).  

vilma brignone

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