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Attualità | 13 aprile 2025, 14:10

Tra canti e rami d’ulivo, la Domenica delle Palme apre il tempo del silenzio e della preghiera

Mazzetti d’ulivo anche a Bra con tanti volontari all’opera secondo la tradizione, come a Bescurone

Tra canti e rami d’ulivo, la Domenica delle Palme apre il tempo del silenzio e della preghiera

Tra canti e rami d’ulivo: si celebra oggi nel mondo cattolico e protestante la Domenica delle Palme, una festività durante la quale si ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme con i successivi eventi della Passione. Con questa giornata, però, non termina la Quaresima, che finisce invece il Giovedì Santo, giorno in cui prendono il via le celebrazioni del Triduo Pasquale.

Mazzetti d’ulivo anche a Bra con tanti volontari all’opera a Bescurone, dove sorge la chiesa della B.V. del Rosario e in tutte le realtà ecclesiali della città per confezionare i ramoscelli che vengono poi benedetti dal sacerdote durante la Messa.

Come vuole la buona tradizione, una volta che nelle case arrivano i nuovi ramoscelli d’ulivo benedetti, quelli dell’anno precedente non si getta via, ma vengono bruciati nel fuoco, spesso nei campi, negli orti e nelle vigne dove i contadini li fissano al centro dell’area coltivata, nell’ottica di rendere fertile il terreno e di propiziare un buon raccolto per la nuova stagione.

La Domenica delle Palme è quindi un momento di grande importanza per la fede cristiana, che richiama alla preghiera e alla comunione tra i fedeli. Come raccontano i Vangeli, Cristo scese dal “Monte degli Ulivi” in groppa ad un asinello e venne accolto da una folla festante che agitava rami e fronde prese dai campi, in segno di lode. Acclamato come si faceva solo con i re, ma senza il cavallo, in segno di umiltà. Lo aveva detto il profeta Zaccaria: Gesù è un re diverso, non arriva con armi o insegne di potere, non impone tributi. Al contrario, sceglie di essere trasportato dall’animale più servizievole, che è sempre accanto alla gente che lavora.

L’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, raccontato con delle varianti dai quattro evangelisti, fa riferimento alla festa ebraica di Sukkot, la “festa delle Capanne”, quando i fedeli arrivavano in massa in pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al tempio in processione. Ciascuno portava in mano e sventolava il lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi: la palma, simbolo della fede, il mirto, simbolo della preghiera che s’innalza verso il cielo, e il salice, la cui forma delle foglie rimandava alla bocca chiusa dei fedeli, in silenzio di fronte a Dio, legati insieme con un filo d’erba (Lv. 23,40). Spesso attaccato al centro c’era anche una specie di cedro, l’etrog (il buon frutto che Israele unito rappresentava per il mondo).

Il cammino era ritmato dalle invocazioni di salvezza (Osanna, in ebraico Hoshana) in quella che col tempo è divenuta una celebrazione corale della liberazione dall’Egitto: dopo il passaggio del mar Rosso, il popolo per quarant’anni era vissuto sotto delle tende, nelle capanne; secondo gli antichi, il Messia atteso si sarebbe manifestato proprio durante questa festa.

Da qui la tradizione cristiana ha fatto il resto e ha ripreso l’usanza di portare dei rami di piante simboliche come la palma (simbolo della fede) e l’ulivo (simbolo di pace) in processione e di benedirle per poi procedere della rievocazione della Passione di Gesù.

La Domenica delle Palme apre la Settimana Santa, la Settimana del silenzio e della riflessione, che ha il suo culmine con la Passione e Morte di Gesù, fino alla Pasqua di Resurrezione.

Silvia Gullino

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