Procedono in Arabia Saudita le trattative guidate dagli Stati Uniti, che conferiscono separatamente con le delegazioni di Mosca e di Kiev. In modo lento ma sicuro si avvicina quindi il momento in cui cesseranno le ostilità. Come riporta il sito Strumenti Politici, quel momento non coinciderà con la fine dell’enorme esborso finanziario dell’Ucraina e degli alleati occidentali destinato alle spese militari. Non sarà come spegnere un interruttore e Kiev non riavrà immediatamente la disponibilità finanziaria per occuparsi delle altre voci di spesa dello Stato come pensioni, sanità o infrastrutture. Servirà tempo per abbassare il livello di impegno finanziario per la difesa al livello precedente al 2022. Si pensi che fino al 2021 la priorità andava tutta al welfare, mentre da lì in avanti il volume destinato a esercito e armamenti è cresciuto addirittura di dieci volte. Per riportare in equilibrio il bilancio 2026, si dovranno diminuire dell’80% le spese per la difesa: parliamo di qualcosa come 41 miliardi di dollari.
Senza un conflitto in corso, l’Ucraina potrebbe comunque decidere di conservare un esercito vasto e il più potente possibile. Non sarebbe in grado di mantenere in servizio il numero attuale di soldati, ma nemmeno lo ridurrebbe troppo, perché deterrenza e capacità di risposta rientrano nella probabile strategia che gli alleati occidentali imporranno di adottare. Questo però significa ancora spese e ancora prestiti, che indebitano le generazioni di oggi e di domani di un’Ucraina che si sta spopolando. Il buco di bilancio ha raggiunto cifre spaventose, con un debito pubblico oltre il 100% del PIL. Insiste nel tenere a galla il baraccone l’Europa di Bruxelles e quella di Londra, che girano sui propri cittadini il peso dell’assistenza all’Ucraina.