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Attualità | 28 marzo 2025, 06:55

Bruno Ceretto e la nuova sfida della Fondazione Ospedale Alba-Bra: "Trentotto alloggi per i medici del futuro"

Il presidente rivela il nuovo progetto: "Li ospiteremo gratuitamente a Bra per farli restare. La sanità si costruisce anche così"

Da destra il presidente della Fondazione Ospedale Alba Bra Bruno Ceretto con il direttore Luciano Scalise

Da destra il presidente della Fondazione Ospedale Alba Bra Bruno Ceretto con il direttore Luciano Scalise

Succede qualcosa di raro quando si parla con Bruno Ceretto: il tempo si sgrana, la voce corre, il pensiero salta dalla concretezza di un contratto notarile al sogno di un'Italia che investe sul sapere. Presidente della Fondazione Nuovo Ospedale Alba Bra, 88 anni, imprenditore con la memoria lucida e l’entusiasmo di chi ha ancora molti progetti da costruire. La risposta è immediata, ora ironica, ora spavalda e affilata: "Abbiamo perfino l’intelligenza artificiale, chi ci ferma", esordisce.

Come sta la Fondazione in questo momento?

"Sta bene, è un momento positivo. Stiamo lavorando molto, investendo in tecnologia ma anche – e direi soprattutto – in formazione. Il lavoro e l'impatto della Fondazione sono enormi perché siamo liberi: non dipendiamo da nessuno, se non da noi stessi. E quando c’è da decidere, decidiamo. Se fossimo in mano alla politica, ci direbbero 'domani'. Noi invece diciamo: l’abbiamo già fatto ieri". 

Qual è oggi la priorità più urgente?

"Attirare e trattenere persone preparate. Dieci anni fa, in un concorso per un primariato nei nostri ospedali non si presentavano nemmeno due candidati. Adesso si presentano in decine. Qualcosa è cambiato. Abbiamo fatto un lavoro di fondo, costante, silenzioso ma efficace"-

E tra le ultime azioni, ce n’è una molto concreta per i giovani medici…

"Abbiamo acquistato e vogliamo ristrutturare una porzione dell’ex caserma Trevisan, oggi in stato di abbandono a Bra. Lì realizzeremo una foresteria con 38 alloggi, destinati a giovani medici e professionisti sanitari in formazione all’ospedale di Verduno. È un investimento importante, con parcheggio incluso, pensato per farli vivere bene, non solo lavorare. Gli alloggi saranno gratuiti, così come la mensa. Con la borsa di studio non si vive se devi pagarti l’affitto a Bra o Alba, dove i prezzi sono alti. Così invece vengono volentieri, restano e magari mettono radici.".

Sembra un’operazione da imprenditori, più che da fondazione…

"Ma noi siamo imprenditori. In consiglio siamo una ventina, tutti abituati a decidere e a fare. Se manca qualcosa, mettiamo mano al portafoglio e risolviamo. È così che abbiamo costruito la Fondazione: con velocità, senso pratico e visione".

C’è anche un impatto sulla tenuta del sistema sanitario locale?

"Certo. Se questi giovani restano trenta mesi qui, lavorano, si formano, si ambientano… magari trovano anche una sistemazione, si legano al territorio e rimangono. È un modo concreto per evitare la fuga dei medici, che oggi è un problema enorme in tutta Italia. Noi l’abbiamo affrontato così."

Anche la Regione ha fatto la sua parte?

"Sì, e devo dire con grande visione. Il presidente Alberto Cirio ha riaperto il corso universitario per infermieri alla Maddalena, una scelta lungimirante che ci dà serenità anche sul fronte del personale infermieristico. Se formi, accogli e fai star bene, costruisci una sanità migliore."

Il suo mandato è in scadenza. Che futuro vede per la Fondazione?

"Scade quest’anno. Ne avrò 89. Ma resto a disposizione. In consiglio abbiamo persone validissime, anche più brave di me. La scelta sarà interna, non c’è dubbio. Non ci saranno interferenze esterne, né campanilismi. Qui si lavora, si decide, e si risponde solo all’ammalato. E io continuerò a esserci, anche senza incarichi: mi metterò a disposizione, perché credo che salute e istruzione siano la base di un Paese civile. E noi vogliamo farne parte".

Daniele Vaira

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