Sanità - 27 marzo 2025, 11:58

Invalida al 100% per un incidente domestico, la signora Monica scrive a Cirio e gli racconta le sue infinite difficoltà nell'accedere alle cure

Lo ha fatto all'indomani della visita del presidente al Santa Croce. In questa occasione, Cirio ha fatto i complimenti al personale ma ha anche ammesso la "fragilità della medicina di territorio", quella che dovrebbe dare risposte a Monica

Cirio ieri ha incontrato e salutato molti cittadini in attesa nei vari reparti del Santa Corce, per visite e prestazioni

 Pubblichiamo la lettera della signora Monica Belliardo, invalida al 100%.

Ci scrive all'indomani della visita del presidente Alberto Cirio all'ospedale di Cuneo, dove si è complimentato con la struttura per gli ottimi risultati ottenuti, a partire dall'abbattimento dei tempi di attesa per determinate prestazioni diagnostiche, grazie all'estensione degli orari e alla disponibilità del personale. 

Cirio, va sottolineato, non ha mai detto che va tutto bene. Ha detto che si sta lavorando perché le cose continuino a migliorare, così come ha ribadito il direttore generale Livio Tranchida, parlando di appropriatezza dlle cure e dei percorsi. Senza dimenticare che è stato ribadito come il vero problema della sanità pubblica sia la carenza della medicina territoriale, quella che dovrebbe dare le risposte che cerca questa nostra lettrice

Ed è il fronte su cui la Regione, in ambito sanitario, è particolarmente impegnata. 

Queste le parole di Cirio ieri: "Manca tutto quel pezzo in mezzo - quello tra i pazienti e l'ospedale (ndr) - che noi vogliamo ricostruire attraverso il nuovo accordo che abbiamo fatto con i medici di medicina generale e con i pediatri di libera scelta. Il PNRR ci permette di fare le Case della Salute, che non sono nient'altro che ambulatori cumulativi dove i medici possono fare prestazioni sul territorio. Quello che si sta ricostruendo nel nostro Paese in generale, ma anche nel nostro Piemonte, è proprio la medicina di territorio, che ci dia la possibilità di curare a casa". 

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Egregio Presidente Cirio, 

mi chiamo Monica Belliardo, ho 57 anni e, da circa tre, sono affetta da paraplegia in T4/D4, per inciso, mobilizzo solo gli arti superiori e la testa.

Ho letto della sua  visita all' Aso Santa Croce di Cuneo e dei complimenti da Lei riservati, per l'efficienza del vari ambulatori e sull'impegno dimostrato per l'abbattimento delle liste d'attesa.

Recentemente mi sono sottoposta ad una visita gastroenterologica, a causa di un dolore persistente e perché necessito di eseguire una colonscopia preventiva, per familiarità al tumore intestinale.

Il mese scorso, avevo già provato ad eseguire l'esame, ma non era stato possibile procedere, perché nonostante un'accurata preparazione, gli sfinteri non erano risultati idonei.

Allora su consiglio del medico di base, ho prenotato una visita ambulatoriale, in cui ho spiegato la mia problematica, chiedendo di poter effettuare la preparazione, in regime di ricovero, anche perché dovrebbe essere fatta, nel mio caso specifico, per cinque giorni consecutivi e necessiterebbe di rettroclisi, manovra di competenza infermieristica. A domicilio mio marito (68 anni), il caregiver, è da solo ad occuparsi di me, con il solo ausilio di un'ora giornaliera da parte di una OSS, inviata dall'assistente sociale di riferimento e non riuscirebbe, materialmente, a gestire la situazione.

Il medico mi ha risposto che non era assolutamente possibile, perché si sarebbe trattato di un "ricovero improprio".

Il giorno successivo sono stata contattata dalla segreteria di endoscopia, per concordare un appuntamento di colonscopia. Al mio rifiuto, per i suddetti motivi, la segreteria mi ha detto che, in quanto OSS (ho lavorato per circa vent'anni in Aso Santa Croce), certe cose le dovrei capire e che se proprio fossi impossibilitata ad effettuare la preparazione a domicilio, avrei potuto pensare ad un ricovero in Casa di cura e la comunicazione è stata, bruscamente, interrotta.

Premetto che io non ho un'assicurazione che coprirebbe i costi della degenza in quanto ho avuto un banale incidente, nel giardino di casa, che mi ha reso invalida al 100/100.

La pensione di accompagnamento copre a malapena i costi per l'acquisto di vitamine, integratori e farmaci non coperti dal sistema sanitario nazionale. Inoltre devo pagare una collaboratrice domestica, che coadiuvi mio marito e la massaggiatrice per due ore settimanali.

Se vogliamo proprio parlare di "ricoveri impropri ", abbiamo numerosi casi di cirrosi epatica, di chi eccede in modo volontario e continuativo, con le bevande alcoliche e passa da un ricovero all' altro. Coloro che abusano di sostanze stupefacenti e arrivano in coma, in codice rosso, la fila di quelli che assumono il metadone in dea..., ma per me, che sono astemia, non ho mai fumato e men che meno ho mai fatto uso di sostanze stupefacenti, non c'è posto!

Ho scritto al Direttore Sanitario di Presidio e per conoscenza al Direttore di struttura per competenza, ma al momento non ho ancora ricevuto una risposta. Cosa vuole, il mio caso non  merita così tanta attenzione.

Per quanto  concerne l'impegno dimostrato, da parte dell'ASO, per l'abbattimento delle liste d attesa, vorrei segnalare, che da diversi mesi  cerco di prenotare un'ecoaddome completo, senza alcun esito.

Inoltre vorrei farle presente che ogni qual volta mi reco a fare un esame, che sia un RX, un'eco o una visita... mi trovo quasi sempre di fronte a degli sguardi perplessi, siano essi OSS,  infermieri o medici, per l'eventuale mobilizzazione. 

Ogni struttura, anche ambulatoriale, dovrebbe essere dotata di un sollevatore elettrico, tavolette e telini ad alto scorrimento per agevolare lo spostamento del paziente e personale formato (i corsi vengono fatti ciclicamente) sia per gli ausili che per gli operatori. Non è assolutamente accettabile trovare personale generico (dipendenti esternalizzati,  privi di qualifica OSS/infermiere) in determinati ambulatori.

Altra osservazione che desidero farle presente: visto che si fa un gran parlare di persone diversamente abili, dei loro diritti, dei contributi di cui necessiterebbero... il PNRR ha stanziato dei fondi in merito?

Dopo la mia dimissione dall'USU di Torino, dove facevo due ore di fisioterapia giornaliera, ho provato a richiedere alcune ore settimanali, ma il fisiatra di Cuneo, una persona molto gentile e disponibile, mi ha spiegato che il budget a loro disposizione è quello che è e più di dieci sedute all'anno, poi rinnovate a 20, non poteva prescrivermi. Le ho fatte con una bravissima fisioterapista e malgrado siano state poche, ne ho tratto giovamento. La seconda volta che mi sono presentata a visita, a Mondovì, (perché lì c'era posto ), la fisiatra mi ha detto chiaramente che io rientro tra i pazienti cronici, per cui dieci sedute servirebbero a poco. Ovviamente io ho ribattuto che la fisioterapia per me è essenziale e non posso permettermi di pagare un privato, dai 50/70€ orari. 

La sua risposta: addentriamo il caregiver, cioè mio marito, che già mi assiste di giorno, mi mobilizza ogni tre ore, durante il riposo notturno, cucina, si occupa della gestione della casa, della preparazione e somministrazione dei farmaci e in più mi dovrebbe anche fare la fisioterapia? È un uomo, non un santo.

Allora addestreremo la OSS, peccato che ha un'ora e mi fa l'assistenza di base o la ginnastica. Mi consenta presidente, ma allora, pur di risparmiare sulla pelle dei pazienti, tutti possono fare tutto?

Le chiedo scusa per essermi dilungata, ma le cose da dire, sarebbero ancora tante. Resto comunque a sua disposizione e visto che, di tanto in tanto, sale in Valle Maira, può fermarsi alla frazione Tetti Borgetto, 45 e davanti ad una tazzina di caffè, potremo continuare la nostra conversazione.

Certa della sua cortese attenzione, le ho dato anche il mio voto, porgo cordiali saluti.           

Monica Belliardo