Cuore, entusiasmo, generosità, schiettezza, passione infinita: le qualità che caratterizzano ‘Meo’ Sacchetti si percepiscono anche solo osservandolo a bordo campo, con la palla tra le mani, mentre sorveglia l’allenamento dei ragazzi della ‘Pallacanestro Farigliano’, nel pomeriggio di venerdì 21 marzo. Pochi minuti con loro ed è come se fossero i suoi giocatori da sempre: il linguaggio universale del basket consente un dialogo fatto di gesti e sguardi che va oltre ogni barriera anagrafica. Sciolta la soggezione, i ragazzi danno il meglio, al cospetto di una leggenda del parquet.
La sera dello stesso giorno, presso la Biblioteca civica ‘Nicola e Beppe Milano’ di Farigliano con l’organizzazione dell’associazione culturale ‘Piero Dardanello’, coach Sacchetti, divertito, si è sottoposto senza remore al fuoco di fila delle domande di Roberto Beccantini (firma de ‘La Stampa’ e presidente onorario della giuria del premio giornalistico ‘Piero Dardanello’), Fabio Monti (penna del ‘Corriere della Sera’ e giurato del già citato premio) e Pierluigi Comerio (ex vicedirettore de ‘La Provincia’ di Como). Il racconto del sé è esclusivamente finalizzato alla messa a punto di una filosofia di gioco e di vita da cui i più giovani possano trarre partito. Sono i ragazzi e le ragazze seduti in platea, che stringono il suo libro tra le mani: giovani atleti della palla a spicchi e studenti del plesso del paese, che beneficiano così di una serata indimenticabile.
L’appuntamento si apre con l’introduzione della professoressa Antonella Ratto, in rappresentanza della Biblioteca civica di Farigliano, e di Paolo Cornero, vicepresidente dell’associazione culturale ‘Piero Dardanello’, che ha organizzato questo evento nell’ambito del cartellone ‘Dardanello Incontra’. L’iniziativa porta, di volta in volta, grandi protagonisti dello sport e del giornalismo nei Comuni partecipanti al programma ‘A scuola di giornalismo con Piero Dardanello’, creando così importanti occasioni di confronto e ispirazione, pensati specificamente per i giovanissimi. Ferruccio e Luca Dardanello, fratello e nipote di Piero, lo storico ex direttore di ‘Tuttosport’ di cui il sodalizio porta il nome, hanno rivolto il loro saluto alla platea, a nome della famiglia e del presidente Sandro Dardanello. Erano presenti in prima fila anche Ivano Airaldi, sindaco di Farigliano, e Mirco Spinardi, in rappresentanza della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, sostenitrice del progetto e delle diverse iniziative dell’associazione ‘Dardanello’. Il volume ‘Il mio basket è di chi lo gioca’, pubblicato per i tipi di ADD editore, contenente una sintesi del percorso sportivo e umano di Sacchetti, ha costituito il filo conduttore sotteso all’intervista.
"I miei nonni - ha raccontato il coach - si erano spostati dal Bellunese in Romania per lavoro. Lì sono nati i miei fratelli. Quando il comunismo si impose in Romania, ai miei genitori fu dato un aut aut tra le due nazionalità: mio padre, che aveva il doppio passaporto, scelse l’Italia. Tornarono a Udine, poi in un campo profughi a Termini Imerese e, ancora, in una struttura analoga, ad Altamura in Puglia. In una baracca di questo campo sono nato io, nell’agosto del 1953. A febbraio dell’anno successivo persi mio padre. Successivamente, ci trasferimmo a Novara. In Piemonte frequentai le scuole e cominciai la mia carriera sportiva, come calciatore. Ero bravo, ma ahimè un po’ piccolo (sorride)". L’incontro con la pallacanestro arriva tramite la televisione: "Ho visto Pesaro-Napoli: osservavo questi ragazzi giganti correre, saltare e fare acrobazie. Da lì mi sono messo a tirare al canestro in cortile, utilizzando il mio pallone da calcio".
Tra i passaggi più significativi della serata, merita una menzione sicuramente la lezione di Sacchetti sulla gestione dell’errore e l’importanza di dare sempre il massimo: "La pallacanestro non è uno sport perfetto - ha detto il tecnico, artefice di uno storico Scudetto, nel 2015, con la Dinamo Sassari - con alcuni sbagli che sono accettabili, altri no. L’errore fa parte dello sport: su alcuni sbagli si può e si deve crescere. Ho avuto un giocatore a Cremona con cui abbiamo lavorato bene: una volta ha sbagliato tre tiri e io l’ho tolto dalla partita. Nel gran finale, in cui ce la giocavamo punto contro punto, l’ho rimesso dentro e lui, galvanizzato, mi ha fatto due canestri. Avevo fiducia in lui perché conoscevo il suo carattere e sapevo che mi avrebbe dato tutto. Ricordo l’incontro con un playmaker americano: mi ha detto ‘Meo, non avevo il talento per giocare da professionista e quindi dovevo compensare con fisicità e attenzione per poter restare ai massimi livelli’. Questa è una lezione fondamentale: conosceva i propri limiti e ha dato tutto quello che poteva per superarli".
Al termine dell’appuntamento, il lungo abbraccio del pubblico a Romeo Sacchetti, con la firma delle copie dei libri e la consegna degli omaggi da parte dei fariglianesi (il vino delle Langhe, la maglia dei ‘Gatti Rossi’) ha costituito il migliore suggello per una serata indimenticabile, caratterizzata dalla passione per il racconto, la memoria sportiva, le emozioni. Ingredienti, questi, che da sempre caratterizzano gli eventi targati ‘Dardanello’, tutti finalizzati a celebrare il passato per dare nuovi spunti per il futuro, nel solco della lezione del grande giornalista monregalese.