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Cronaca | 20 marzo 2025, 18:48

Sacha Chang va di fronte alla Corte d'Assise di Cuneo: domani la prima udienza in tribunale

Il giovane olandese, nell'agosto 2023, ha ucciso il padre e l'amico di famiglia a Montaldo Mondovì e da allora non è più stato in libertà. A distanza di due anni, ospite presso la Rems di Bra, il ragazzo può stare in giudizio ma è ancora "socialmente pericoloso"

Sacha Chang

Sacha Chang

Sacha Chang comparirà domani, venerdì 21 marzo, di fronte alla Corte d’Assise di Cuneo, presieduta dal giudice Elisabetta Meinardi, per la prima udienza del processo a suo carico. A farlo sapere, è il suo legale Luca Borsarelli che ha anche provveduto a farlo assistere da un interprete. 

Lunedì 28 gennaio, in sede di udienza preliminare, il gup Edmondo Pio, alla luce di una nuova perizia redatta sul giovane olandese, aveva dato lettura del decreto con cui aveva disposto il rinvio a giudizio di  Sacha.  Il ragazzo, tutt'ora dichiarato socialmente pericoloso, il 16 agosto 2023 uccise a Montaldo Mondovì il padre e l’amico di famiglia Lambertus Ter Horts, i cui familiari si sono costituiti parte civile. 

L’ultima perizia sullo stato di salute mentale di Sacha, quella che poi aveva stabilito che per lui stare in giudizio non sarebbe stato possibile, era stata redatta nel novembre 2023.  Dopo qualche mese, nell’aprile 2024, il giovane era stato collocato presso la Rems (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) di Bra, dpove permane tutt'ora. 

Dopo l’arresto, era stato inizialmente ricoverato alcuni giorni all’ospedale "Regina Montis Regalis" e poi trasferito in carcere in custodia cautelare. In seguito alla disapplicazione della misura, ottenuta a seguito della perizia psichiatrica che aveva inquadrato il ragazzo come “soggetto incapace di intendere e volere”, e il trasferimento dalle Vallette di Torino, Sacha non è più stato in libertà.
Il 23enne continuerà, infatti, ad essere ricoverato in residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza, una struttura sanitaria adibita a chi, come lui, autore di reati, è stato ritenuto socialmente pericoloso e al tempo stesso non imputabile. Nel marzo scorso, il Gip aveva disposto la sua scarcerazione dichiarandolo “incapace di intendere e volere”.

Una ricerca, quella della Rems che l’ha accolto, che si era protratta per più di un mese e che non è stata affatto semplice: non solo per i posti limitati e le lunghe liste di attesa, ma anche perché su tutto il territorio italiano sono pochissime le strutture presenti pronte ad accogliere soggetti autori di reato ma anche tossicodipendenti, alcolisti o affetti da patologia psichiatriche.
 

Quanto al rimpatrio di Sacha, al momento il ritorno in Olanda è una meta lontana, anche se il legale del giovane, l'avvocato Luca Borsarelli che sarà in aula con lui domani, ha fatto sapere che ci si sta lavorando. Lo sarà quando, una volta definito il processo, i Paesi Bassi chiederanno la sua estradizione che, nel caso specifico, è definita “passiva” perché è l’Italia a ricevere la richiesta da uno Stato estero. A quel punto, la decisione finale spetterà al Ministro della Giustizia italiano a seguito della deliberazione favorevole della Corte d’Appello di Torino. “Auspico una soluzione ormai celere del processo al fine di poter trasferire il mio assistito in Olanda”, aveva dichiarato il legale.

CharB.

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