Riceviamo e pubblichiamo:
Gentile direttore,
con la presente vorremmo sollecitare un dibattito, il più ampio possibile, su come vengono usati i soldi pubblici (come lo sono quelli del PNRR) in contesti particolarmente sensibili, come nel caso di Elva.
Sappiamo bene che Elva è un unicum, un paesaggio che si è preservato praticamente intatto nel tempo (senza subire gli sfregi che troviamo in molte località alpine), un contenitore di tesori, più o meno noti (dai famosi dipinti di Hans Clemer agli affreschi di borgata Garneri, ai numerosi mulini, fucine, segherie, piloni votivi, solo per fare alcuni esempi).
Dunque l’attenzione nell’uso di risorse pubbliche, che bisogna sempre avere, qui vale doppio.
Invece il progetto per la sede Universitaria di Alpicoltura di Torino in borgata Mattalia ci lascia perplessi: si presenta come un corpo estraneo avulso dal contesto ed è solo il primo degli interventi previsti ad Elva con i soldi del PNRR.
Il progetto infatti (come nello stesso viene dichiarato) rifiuta “riferimenti organici e atteggiamenti mimetici” e “sperimenta composizioni volumetriche e strutturali nitide e autonome”.
Siamo sicuri che Elva sia il posto giusto per una architettura di questo tipo? Oppure in virtù di quel paesaggio ancora integro, non sarebbe meglio impegnarsi per ricostruire tenendo conto degli edifici preesistenti (ad esempio nella scelta dei materiali o nell’orientamento delle falde)?
Ci rivolgiamo quindi agli stessi progettisti, che forse non hanno compreso lo spirito del luogo, ma sono ancora in tempo a farlo. Soprattutto, ci rivolgiamo a tutti quelli che hanno a cuore Elva: fatevi sentire!
Organizzeremo a breve un incontro in merito e ci muoveremo in tutte le direzioni possibili per salvaguardare questi territori e paesaggi unici.
Bruno Piacenza, presidente Legambiente Cuneo, Domenico Sanino, presidente Pro Natura Cuneo, Albino Gosmar, presidente Cuneo Birding, Patrizia Rossi, presidente Lipu Cuneo, Alberto Collidà, presidente Italia Nostra Cuneo