Lo aveva conosciuto su WhatsApp nel 2021. All’inizio erano solo messaggi, ma poi quelle chiacchierate divennero sempre più frequenti e lui, almeno così le diceva, si innamorò di lei.
Lei, residente in una borgata di un paese del Saluzzese, all’epoca era appena maggiorenne e stava preparando l’esame di maturità. Le sue priorità erano altre. Ma poi “Joe”, così si era presentato, riuscì a carpirne la fiducia e a manipolarla portandole via, ‘in nome dell’'amore’, circa 1700 euro. “Joe”, classe 1995 e residente in Sicilia, in realtà si chiama Giovanni Crisafulli, e nei giorni scorsi è stato condannato a sei anni di carcere per truffa ed estorsione , oltre al pagamento di 7.000 euro da corrispondere alla sua “vittima”, costituitasi parte civile, come risarcimento.
La giovane aveva infatti deciso, dopo l'ennesima richiesta di denaro con annesse minacce di morte, di denunciarlo.
Nel corso del processo, era emerso come la ragazza avesse conosciuto Giovanni perché inserita in un gruppo di WhatsApp di cui non conosceva alcun partecipante: “Non mi ero tolta - aveva spiegato la ragazza al giudice - perché pensavo di poter socializzare. La sera ogni tanto facevamo giochi di società. Del gruppo faceva parte anche Joe”.
Il ragazzo iniziò a scriverle in privato, dicendole di volerla conoscere, ma lei, scettica, aveva subito interrotto i rapporti, riprendendoli però dopo qualche mese: “Lo vedevo in videochiamata. Mi raccontò che era stato fidanzato con una ragazza morta in un incidente stradale - aveva proseguito-. Diceva di essersi affezionato a me perché gliela ricordavo molto e le somigliavo. Mi aveva detto che gli piacevo. Gli ho creduto”.
Non passò molto tempo, che arrivò la prima richiesta di denaro, di 60 euro. Lui le aveva detto di essere rimasto a piedi, di dover prendere il treno e di non avere con sé il portafogli. Poi quelle cifre iniziarono a lievitare: 120 euro e poi altri 265: “Mi diceva che il suo sogno era quello di fare il cantante. Mi aveva spiegato che la sua famiglia era molto benestante, ma che lo ostacolava. I soldi gli servivano per fare un provino a Roma e io glieli diedi. Volevo lui realizzasse ciò che desiderava”.
Giovanni, come raccontato dalla ragazza, aveva iniziato ad approfittare dei suoi sentimenti battendo cassa con sempre maggiore frequenza, arrivando a farsi accreditare 500 euro sulla Postepay della sorella ed estorcendogliene, in seguito, altri 1000: “Voleva che andassi in Sicilia da lui - aveva detto lei -. Diceva che i soldi servivano per affittare un appartamento per noi due, ma io non volevo e da lì sono iniziati gli insulti e le minacce. Mi disse che sarebbe venuto qui e che mi avrebbe tagliato la gola. Avevo paura per la mia famiglia”.
Dopo le minacce, la decisione di denunciare il giovane, ora condannato.