Riceviamo e pubblichiamo:
“L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra” (Dichiarazione Schuman, 9 maggio 1950)
“L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli” (Trattato sull’Unione Europea di Lisbona, art 3.1)
Il sogno europeo, nato all’indomani della Seconda guerra mondiale, aveva l’obiettivo di consolidare la pace appena raggiunta e ricostruire un continente in macerie. Questi due obiettivi sono stati realizzati solo in parte, il primo assicurando alla nostra “Casa comune” una lunga tregua domestica, il secondo contribuendo al benessere dei Paesi membri.
Ma a quel progetto resta ancora molta strada da fare, rafforzando le politiche di dialogo e di pacifica convivenza civile e rilanciando nuove dinamiche di solidarietà e coesione a fronte di crescenti diseguaglianze e di risorgenti nazionalismi.
La duplice aggressione subita dall’Europa, prima da est e poi da ovest, sta risvegliando l’Unione Europea da un letargo politico ed economico che durava da troppo tempo con il rischio di affossare il sogno europeo dei Padri fondatori e di quanti hanno, a più riprese, suonato l’allarme sulla deriva liberista della traiettoria europea che ha contribuito alla frammentazione dell’Unione.
In questo contesto, il piano Re Arm proposto dalla Commissione Europea che destina 800 miliardi al rafforzamento degli eserciti nazionali rappresenta una minaccia alla nostra Costituzione, all’Europa sociale e a ogni disegno di Europa improntato alla pace. Tale scelta, oltre a contrastare con i principi fondativi, aggrava, in assenza di una fiscalità comunitaria, questa deriva di frammentazione delle economie europee, impatta pesantemente sulla tenuta del welfare europeo e sui servizi pubblici nazionali e conseguentemente sulla difesa dei diritti delle cittadine e dei cittadini.
Più ancora, il ricorso a decisioni di straordinaria importanza come quelle previste sul versante militare, in assenza di una politica comune estera e di difesa, contrasta con le indispensabili procedure democratiche sottratte al già limitato potere del Parlamento europeo, come pure dei Parlamenti nazionali indebolendo i fondamenti dello stato di diritto.
Mai come in questo momento è necessaria l’Unione europea, convinti come siamo che un’altra Unione sia possibile se impara dal suo passato, fatto di risultati importanti ma anche di gravi omissioni e pericolosi errori. A questo punto non basta una manutenzione straordinaria della macchina istituzionale esistente, è urgente rimettere mano al progetto che fu, ancora durante la guerra, quello di Altiero Spinelli e, da noi, di Duccio Galimberti e restituire alle cittadine e ai cittadini che si stanno pubblicamente mobilitando, una nuova fase costituente per fare dell’Unione Europea un’autentica comunità pacifica, solidale e accogliente.
“Vivere la Costituzione” proseguirà nel dialogo plurale in corso al suo interno, promuovendo momenti di informazione e di dibattito pubblico, con riferimento costante alla nostra Costituzione e in particolare all’art.11, testo fondativo per la politica internazionale della Repubblica, che sancisce: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Il Comitato Vivere la Costituzione