Curiosità - 19 marzo 2025, 06:47

Il 19 marzo si celebra san Giuseppe e la Festa del papà, l’occasione per un abbraccio ancora più forte

Festeggiamo la doppia ricorrenza nel migliore dei modi, cucinando e mangiando le zeppole

Il dipinto di San Giuseppe nella chiesa di Sant'Antonino a Bra

È il patrono dei papà, ma anche di artigiani, operai, senzatetto e persino dei Monti di Pietà.

Si celebra il 19 marzo, in concomitanza con la Festa del papà, la solennità di san Giuseppe, il padre putativo di Gesù.

I Vangeli lo definiscono un uomo giusto e per volere del papa Pio IX, l’8 dicembre 1870 è anche diventato patrono della Chiesa di Roma e protettore dei padri di famiglia. Non solo, Giovanni XXIII gli affidò il Concilio Vaticano II mentre è uno dei Santi preferiti da papa Francesco, che ha voluto inserire il suo nome nel Canone della Messa.

Insomma, in poche parole, questo è il giorno in cui diciamo grazie ai nostri papà per tutto quello che fanno per noi!

Chi era san Giuseppe

San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della Santa famiglia nella quale nacque, per opera dello Spirito Santo, Gesù. E orientando la propria vita sulla traccia di alcuni sogni, nei quali gli angeli gli recavano i messaggi del Signore, incarnò un modello di paternità esemplare. È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita del Messia, fu sempre accanto al figlio con fede, obbedienza e disponibilità ad accettare i piani di Dio. Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla di Betlemme, lo mise in salvo in Egitto per scampare alla persecuzione di Erode, si preoccupò nel cercarlo allorché dodicenne era sparito nel tempio di Gerusalemme, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname a Nazareth, lo aiutò con Maria a crescere in sapienza, età e grazia.

Discendenza

Il nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in famiglia”. Nel Vangelo Gesù è chiamato “il figlio del carpentiere”. Giuseppe era discendente della casa di Davide e di stirpe regale, ma si trattava di una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano, a darsi da fare nell’accurata lavorazione del legno in Galilea.

Leggenda sul matrimonio di Giuseppe e Maria

Vale la pena di ricordare una leggenda che circolò intorno al suo matrimonio con Maria. In quell’occasione ci sarebbe stata una gara tra gli aspiranti alla mano della giovane. Quella gara sarebbe stata vinta da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito. Si voleva ovviamente con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento fosse rifiorita la grazia della Redenzione. 

Culto di san Giuseppe

Il culto di san Giuseppe ha raggiunto grande popolarità come dimostra la venerazione di alcune sue reliquie. Nella chiesa di Notre-Dame di Parigi ci sarebbero gli anelli di fidanzamento, il suo e quello di Maria; Perugia possiederebbe il suo anello nuziale; nella chiesa parigina dei Foglianti si troverebbero i frammenti di una sua cintura. Ad Aquisgrana si espongono le fasce o calzari che avrebbero avvolto le sue gambe e i camaldolesi della chiesa di Santa Maria degli Angeli in Firenze dichiarano di essere in possesso del suo bastone.

È anche la Festa del papà, perché?

In Italia, la Festa del papà cade il 19 marzo, giorno del calendario che nel 1479 papa Sisto IV dedicò a san Giuseppe. Si capisce bene il perché della scelta: Giuseppe nei secoli è stato considerato il “padre per eccellenza”, buono, laborioso, comprensivo e capace di crescere il Figlio di Dio. Insomma, un vero simbolo della figura paterna. Così, paesi di tradizione cattolica come la Spagna e il Portogallo festeggiano questo stesso giorno. Fino al 1977, il 19 marzo era considerato in Italia festivo, ma con legge 5 marzo 1977 n. 54 la festività fu abolita e da allora il 19 marzo divenne un giorno feriale.

La vera storia della Festa del papà

Nella maggioranza dei paesi invece la Festa del papà cade la terza domenica di giugno. L’origine di tale festività si fa ricondurre agli Stati Uniti dove la signora Smart Dott, agli inizi del Novecento, chiese di ufficializzare la Festa del papà e lei stessa organizzò un festeggiamento il 19 giugno del 1910, giorno del compleanno del padre. Dal 1924 fu dichiarata festa nazionale e durante la presidenza Johnson si stabilì che fosse la terza domenica di giugno. I paesi che si rifanno alla tradizione statunitense sono molti, tra i quali Cuba, Francia, Ungheria e Venezuela. In America del Sud, il giorno del papà è una ricorrenza molto sentita: si festeggiano i papà ed anche gli zii ed i nonni ed è tradizione fare un regalo. In Argentina si festeggiò la prima volta il 24 agosto 1958, in corrispondenza dell’anniversario di José di San Martin, il padre della patria, dall’anno successivo la festa del papà si festeggia come negli Stati Uniti. Girovagando tra le usanze del globo, scopriamo che in Serbia si festeggia il 6 gennaio e in Russia il 23 febbraio (che è il giorno dedicato ai “difensori della patria”). La Festa del papà cade in primavera, tra maggio e giugno, in paesi come Austria, Belgio, Danimarca, Romania e Svizzera, dove appunto è considerata una festività a tutti gli effetti. Cade nel mese di novembre in tutta la Scandinavia, più l’Estonia: in Thailandia si celebra il 4 dicembre, che è l’anniversario della nascita di re Bhumibol Adulyadej. Infine in Bulgaria, dove la si festeggia il 26 dicembre.

Come festeggiare

Onomastico o Festa del papà, scegliere un regalo è semplice. Le idee possono essere tantissime e vanno dalla cravatta al dopobarba, fino al film preferito. Tutti belli, certo, ma volete mettere un dono fatto a mano, per di più buonissimo? Se quest’anno volete dedicare un dolce momento ai vostri papà, potrete viziarli e coccolarli con le zeppole di san Giuseppe, i dolci che per tradizione si preparano per il 19 marzo. Le zeppole sono dei gonfi bignè di dimensione più grande, ricoperti di crema pasticcera e farciti infine con un’amarena candita.

La storia delle zeppole di san Giuseppe

Le zeppole di san Giuseppe sono una tradizione nata nel napoletano e conosciuta grazie al “Trattato di Cucina Teorico-Pratico” del celebre gastronomo Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, che nel 1837 mise nero su bianco la ricetta di questa prelibatezza della pasticceria classica italiana. Secondo quanto riportato da Cavalcanti, in dialetto napoletano, gli ingredienti della ricetta erano pochi e semplici: farina, acqua, vino bianco (che oggi viene spesso sostituito da liquore o marsala o semplicemente omesso), sale, zucchero e olio per friggere. Secondo altre fonti, le origini delle zeppole di san Giuseppe sono molto più antiche, perché già erano presenti alla corte del Viceré di Napoli, Juan II de Ribagorza, nel 1400. 

E c’è addirittura chi pensa che siano nate nel 500 a.C.. Come ogni altra pietanza della cucina italiana, le vere origini di questo dolce sono avvolte nel mistero, ma ricondotte a leggende antiche, due in particolare. La prima, cristiana, racconta come san Giuseppe, dopo la fuga dall’Egitto, dovette lavorare come friggitore ambulante (oltre che come falegname) per mantenere Gesù e Maria. Tra i napoletani è nata così l’usanza, in devozione al Santo, di friggere zeppole per strada. Gli zeppolari in questione sono stati raccontati anche da Goethe verso la fine del 1700, che definì san Giuseppe il «Patrono di tutti i frittaroli». 

Protagonista della seconda leggenda sono invece l’Antica Roma e le celebrazioni delle Liberalia, feste organizzate in onore delle divinità protettrici di vino e grano. Durante queste feste, che si celebravano il 17 di marzo per omaggiare Bacco e Sileno, si beveva vino e si mangiavano deliziose frittelle di frumento cotte nello strutto bollente. Dopo il divieto delle feste pagane imposto dall’Imperatore Teodosio II, pare che queste deliziose frittelle siano state associate ad una festività cristiana, che cade due giorni dopo, ovvero il giorno di san Giuseppe, che nel 1968 è stato dichiarato Festa del papà.

La ricetta delle zeppole di san Giuseppe

Non si sa esattamente quando e chi abbia deciso di impreziosire la ricetta originale con crema pasticcera e un’amarena candita. Sappiamo però che mai scelta fu più azzeccata: la fragranza della pasta choux (quella dei bignè appunto) insieme alla dolcezza della crema pasticcera e al leggero tocco acidulo dell’amarena rendono questo dolce equilibrato e irresistibile. Ve lo dico subito: preparare le zeppole di san Giuseppe non è semplicissimo. La pasticceria tradizionale richiede precisione, nelle dosi e nei passaggi. Ma, ricordatelo, stiamo cucinando per una buona, buonissima, causa. Ogni sforzo sarà ricompensato!

Procedimento

Quella che vi regaliamo è la ricetta originale napoletana, messa in pratica dal lettore braidese, ma di origine campana, Lorenzo Cirma. Fate bollire in un tegame 250 ml di acqua e 70 g di burro. Quindi, togliete dal fuoco ed aggiungete 150 g di farina. Amalgamate gli ingredienti e rimettete sul fuoco bassissimo, mescolando fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. 

Spegnete, lasciate intiepidire e poi aggiungete 3 uova, 40 g di zucchero, la scorza grattugiata di un limone, 1 bustina di vanillina e lavorate il tutto. Fate riposare la pastella, coperta da un panno, per 40 minuti e, trascorso questo tempo, ricavate delle specie di ciambelle. Una forma che ricorda quella di un piccolo serpente attorcigliato su se stesso, “serpula” il termine latino da cui è quasi certo che sia poi derivato il nome di zeppola (altri invece ritengono che questo nome derivi, sempre dal latino, “cippus”, zeppa. Nel napoletano, infatti, la zeppa è il fermo di legno che si usava per i difetti dei mobili

Va da sé il legame con san Giuseppe che di professione era falegname). Tradizione vuole che siano gonfie, alte e morbide, ma soprattutto rigorosamente fritte. Quindi, friggetele, una per volta, in abbondante olio di arachidi moderatamente caldo. Quando si gonfieranno fatele dorare delicatamente, rigirandole più volte nell’olio e scolatele su carta assorbente. Ovviamente per chi non vuole friggere è possibile farle anche al forno, sono ugualmente deliziose e sicuramente più leggere. Usando la sac à poche ripiena di impasto, formate sulla carta forno dei cerchi con movimento a spirale, per ottenere zeppole di diametro di 6 cm. 

Preriscaldate il forno ventilato a 200°C, infornate per 10 minuti. Successivamente abbassate la temperatura a 180°C per 15 minuti e terminare con altri 15 minuti a 150°C. Il risultato in entrambi i casi è impeccabile. Appena fredde si possono spolverare con zucchero a velo e decorare con un ciuffetto di crema ed un’amarena sciroppata al centro. E ora? Assaggiatene una prima di regalarle al vostro babbo… non vorrete mica fare brutta figura!

Auguri a tutti i Giuseppe e soprattutto a tutti i papà!

Silvia Gullino