Attualità - 18 marzo 2025, 15:09

In ricordo di Benvenuto Ferrero, ingegnoso artigiano del Cuneese

Nativo di Mango, paesino dell’albese, è scomparso nella notte tra il 26 e 27 di febbraio. Personaggio molto eclettico, passava dai lavori in ferro a quelli in legno, dalla meccanica alla scultura

Benvenuto Ferrero, artigiano ottantasettenne in pensione, nativo di Mango, paesino dell’albese e residente in Via Stura a Santa Croce di Cervasca, con l’officina adiacente alla sua abitazione, è scomparso nella notte tra il 26 e 27 di febbraio.

Sin da giovane, dopo essersi trasferito per motivi di lavoro del padre dal paese delle Langhe a Cuneo, dimostrò una certa predisposizione per la scultura del legno e la lavorazione del ferro, poi trovò lavoro come apprendista, impadronendosi dei preziosi fondamenti della meccanica.

Personaggio molto conosciuto, eclettico e poliedrico, riservato, ma anche molto apprezzato per la sua precisione e pignoleria, aveva iniziato l’attività di riparazione di macchine agricole in Frazione Ronchi, per poi trasferirsi a Madonna dell’Olmo ed in seguito nei pressi del ponte vecchio di Cuneo.

Sapeva fare di tutto e non disdegnava di cimentarsi in vari campi: eseguiva infatti lavori di meccanica, carrozzeria, scultura del legno e tanto altro ancora.

Se avevi un problema da risolvere, di qualsiasi tipo esso fosse, sicuramente lui sapeva come porci rimedio e lo posso confermare personalmente, in quanto parecchie volte mi sono rivolto a lui per dei lavoretti di cui necessitavano le mie moto. Bastava solo non avere fretta.

Proprio parlando di moto, mi disse di averne possedute alcune in gioventù e che era stato colpito in modo particolare dall’americana Indian, che era rimasta nei suoi sogni, tanto che, se gli avessi fornito immagini, misure e dati tecnici, mi disse che se la sarebbe costruita! Mi disse pure che aveva ricostruito il serbatoio della Moto Pugliese 500 da Gran Premio, ideata e realizzata da un altro noto artigiano cuneese: Francesco Pugliese.

La prima volta che entrai nella sua officina, rimasi impressionato dalla quantità di oggetti ai quali stava lavorando, sparsi ovunque, tra i quali si districava abilmente. Parte delle chiavi e di altri attrezzi da lavoro erano ben disposti sul porta attrezzi montato sulla parete, altri erano sul banco da lavoro ed altri ancora sparsi vicino alle varie opere alle quali stava lavorando.

Nella sua officina potevi inoltre imbatterti in grandi statue in acciaio, teste di persone scolpite in legno e, appesa al soffitto, persino una barca in legno, che aveva progettato e costruito per diletto.

Disegni tecnici e misure appesi ovunque, mi ricordo di giocattoli ed oggetti di vari materiali creati per sua figlia o per i nipoti e di un trattore in miniatura, che riprodusse in seguito a grandezza naturale, un rullo schiacciasassi e molti altri mezzi, ora in possesso di privati. Inutile dire che tutti gli esemplari costruiti erano funzionanti!

Mi viene ancora in mente di quando stava applicando, ad un enorme portone in legno, una imponente serie di borchie in ferro o quando metteva mano a ringhiere ed inferriate, ma anche di quando lavorava alla costruzione della replica dell’auto dei Fratelli Ceirano, ora custodita nel cortile del Municipio di Cuneo, di cui parleremo prossimamente, per la quale venne consegnata dall’ACI a Ferrero una targa come riconoscimento per la pregiata e minuziosa opera d’arte eseguita.

Proprio in occasione di una visita presso la sua officina, nella quale avevo accompagnato Sebastiano Dutto, allora presidente dell’Associazione Artigiani di Cuneo, per verificare l’andamento dei lavori sull’auto Ceirano, ci condusse in un garage per mostrarci una fiammante Alfa Romeo Zagato Gran Sport 1750, da lui completamente costruita, motore escluso, della quale era molto orgoglioso. L’auto, perfettamente funzionante, ma non circolante su strada, è ora custodita nell’esposizione di un concessionario auto di Borgo San Dalmazzo.

Sua è anche la realizzazione della struttura che sorregge, a Cuneo, il monumento alla Resistenza, opera scultore Umberto Mastroianni.

Abitando nelle sue vicinanze, sovente lo vedevo passare alla guida del suo furgoncino Piaggio di colore rosso, con il quale si recava a fare le commissioni o che usava per piccoli trasporti. Benvenuto era anche appassionato di cavalli e quando passavo davanti a casa sua non era raro vedere la testa di un cavallo fuoriuscire da un oblò della sua cancellata.

Negli ultimi tempi, anche se aveva ancora costruito l’esemplare di un cannone, del quale aveva preso le immagini dai documenti relativi agli assedi a cui era stata sottoposta la città di Cuneo, aveva dovuto rinunciare a scendere in officina, ma sicuramente la sua vulcanica mente era già rivolta ad altri progetti.

Ai suoi funerali, celebrati nella chiesa di San Giovanni Bosco di Cuneo il 28 di febbraio, tra le tante persone presenti, vi erano molti vicini di casa, venuti a dare l’ultimo saluto al loro compaesano, che lascia la moglie Enza, la figlia Sara insieme al marito Mario, i nipoti Umberto e Viviana e la sorella Graziella

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