Ha da poco compiuto 94 anni Alberto Borgna, monregalese, sci alpinista, ex tecnico del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino (CNSA) ed è ancora tanta l'emozione nel raccontare il salvataggio che lo vide protagonista, insieme al suo fedele cane Zacho, di Margaret Laidlaw, una turista canadese rimasta intrappolata per 44 ore sotto una valanga a Macugnaga, nel Verbano-Cusio-Ossola, nel marzo 1972.
[Alberto Borgna e Zacho]
Una storia che all'epoca fece il giro del mondo, dai giornali alle tv, per la straordinarietà dell’evento, ma che forse le nuove generazioni non hanno mai sentito e non conoscono. Così abbiamo deciso di raccontarvela, attraverso le parole di Alberto, che abbiamo incontrato grazie a Paola Prucca, consigliere di Montaldo Mondovì, dove promuove e cura molte attività culturali dedicate ai giovani e alle scuole. Tutte le foto storiche all'interno dell'articolo sono del capitano Renato Cresta, che le scattò sul posto e che ringraziamo.
[La festa per i 94 anni di Borgna (al centro), da sinistra Paola Prucca e la sua nipotina Ginevra, Silvio Giuliano, Marina Perotti e Segio Rossi]
L'INTERVISTA [VIDEO]
Lei e il suo cane Zacho siete diventati due eroi per il mondo intero, una vicenda straordinaria, ma che cosa accadde in quel marzo del 1972?
"Una storia che ha dell’incredibile, se pensiamo al filo conduttore di tutta la vicenda. Sembra una cosa inventata, invece è tutto vero e ancora non mi spiego come sia accaduto tutto questo. Per raccontarla al meglio bisogna partire dal 1936: all'epoca vivevo in Germania con i miei genitori, avevo cinque anni e lo ricordo bene perché, in occasione di una visita dell'allora ministro Galeazzo Ciano buona parte della colonia italiana era in stazione e lui mi si avvicinò, mi prese in braccio e mi chiese la mia età. La confusione era tantissima, quindi gli risposi cinque anni, non capendo, glielo ripetei in tedesco, facendo segno con le dita della mano. Ero lì con il gruppo dei bambini della colonia, i 'figli della lupa' (organizzazione ideata dall'Opera nazionale balilla, ndr). Ecco in quello stesso anno ricordo di aver espresso per la prima volta due desideri ai miei: avere un pastore tedesco e andare in Canada, anche se non sapevo neanche dove fosse. Va' a capire i casi della vita, chissà perché avevo in mente proprio il Canada e non un altro paese. Sta di fatto che gli anni sono passati, il cane l'ho avuto per la prima volta dopo aver compiuto 16 anni, perché mio papà pensava che prima fossi troppo piccolo per gestirlo e il Canada ormai era diventato un ricordo d’infanzia".
Il primo cane fu un pastore tedesco, proprio come poi è stato Zacho, dove lo trovò?
"All'epoca accompagnavo in Germania il signor Nicolino Griffa, che aveva un allevamento a Carignano, per cercare dei cani per la sua attività ed ebbi l'occasione di prendere un cane femmina, pastore tedesco, che aveva tre brevetti di lavoro. Era stata addestrata ai salvataggi: per dire, era abituata a lanciarsi nel fuoco quando montavano una baracca di lamiera, che veniva incendiata, con all'interno una bambola. Al segnale del conduttore la cagna scattaca e recuperava la bambola in mezzo alle fiamme. Portata a casa ha avuto poi sette od otto cuccioli e uno in particolare mi aveva colpito: Zacho che è nato proprio a casa nostra".
[Le medaglie e i riconoscimenti di Alberto e Zacho]
Com'era il vostro rapporto?
"Eravamo inseparabili, aveva un fiuto incredibile. È stato un fedele compagno, in ogni occasione. Poi nel 1963 ci fu la valanga del Mondolè, dove perse la vita Franco Cavarero. All'epoca io lavoravo nella stazione sciistica al Sestriere ed ero tornato a casa pochi giorni per sbrigare delle faccende relative ai documenti. Mi avevano chiesto di andare in montagna con lui e non sono andato, quel sabato è venuto a cercarmi ben tre volte per convincermi. Se avessi accettato la stessa sorte sarebbe toccata a me, perché normalmente ero sempre io il primo a scendere e a scegliere il percorso quando andavamo in montagna.
Quando abbiamo saputo della disgrazia con Carlin Filippi, di Villanova Mondovì , siamo andati a cercarlo: lo abbiamo trovato con la sonda all'una di notte. Non ricordo di aver mai sentito un freddo come quello. Poi mi è toccato andarlo a dire alla mamma, è stata una cosa molto cruda, tremenda".
Questa tragica vicenda ha fatto scattare qualcosa...
"Quell'episodio mi ha segnato e ho deciso che volevo fare qualcosa, mettere a disposizione la mia passione e conoscenza della montagna. Quindi ho deciso di addestrare Zacho come cane da valanga".
Come ha fatto?
"Bisogna avere coerenza nell'addestramento dell'animale, quello che non deve fare oggi non lo deve mai fare, bisogna costruire un rapporto di fiducia, dimostrargli affetto. Zacho oltre ad avere un fiuto straordinario era affettuoso e ubbidiente, amava moltissimo i bambini".
[Zacho con i bambini nel '73 per la festa annuale a Macugnaga. In foto anche Alberto e la signora Margaret]
Poi arriva il marzo del 1972...
"Lavoravo a Rucas e ricevo una chiamata da Renato Cresta (ex capitano dei paracadutisti delle truppe alpine, ndr), un amico e collega del Soccorso Alpino, con cui facevamo annualmente anche corsi nivologici e per lo studio delle valanghe e mi spiega che a Macugnaga c'è stata una valanga che ha travolto una donna canadese e mi chiede di andare su con il cane, che aveva visto più volte all’opera durante le esercitazioni.
Quell'anno fu un inverno disastroso: su 65 giorni dal 1° gennaio solo neve e pioggia e quel giorno non era ancora stata ripulita la strada dove mi trovavo, non potevo muovermi; inoltre, gli dissi che, come ci avevano sempre insegnato nei corsi di soccorso, dopo due ore sotto una valanga le possibilità di trovare una persona ancora vive sono ridotte al minimo e anche dopo il soccorso, statisticamente, chi sopravvive spesso muore a causa di conseguenze dovute al freddo e complicazioni varie".
Cresta, che coordina le operazioni di ricerca, però non ci sta, non vuole mollare e insiste...
"Ha continuato a far telefonare la moglie affinché andassi al più presto. Così quando il giorno dopo siamo riusciti a liberare la strada sono partito, sapendo che dovevo percorrere almeno 300 chilometri prima di essere sul posto".
[La galleria scavata dentro la valanga per poter ripristinare il collegamento viario]
[Alberto Borgna con la sonda mentre localizza la signora Margaret. Sulla neve si vede il guinzaglio di Zacho e la bandierina rossa piantata dai soccorritori in precedenza]
[Alberto Borgna, seguendo l'indicazione della sonda, scava con la pala mentre Zacho con le zampe insiste per continuare a cercare]
[Scavando si intravede la spalla destra di Margaret che era distesa sulla neve sul fianco sinistro]
La valanga si era staccata verso le 12 di sabato 11 marzo, le ricerche sono partite verso le 13 e proseguite finché non è arrivato il buio, purtroppo senza risultati.
"La domenica le ricerche sono riprese e quel giorno a Macugnaga erano intervenute 80 persone con le sonde e cinque cani da valanga, due della Guardia di Finanza, due dei Carabinieri e uno del Soccorso Alpino. Nessuno ha trovato nulla, tutti gli interventi sono risultati vani..."
La zona battuta è stata delimitata con le bandierine rosse dai soccorritori (se ne intravede una nelle foto sopra, ndr) e le ricerche sono proseguite fino alla serata; con l'arrivo del buio e della nebbia e - viste le ore trascorse - le ricerche vengono ufficialmente interrotte. I soccorritori non sanno che, a pochi metri, da una delle bandierine che hanno lasciato c'è proprio Margaret, ma le ore di luce finiscono e non c'è più tempo per ribattere la zona.
Renato Cresta però non si arrende, vuole arrivare a un risultato concreto e prosegue ancora con il marito della donna, John Laidlaw; nel frattempo vengono a sapere via radio che Alberto Borgna è arrivato. Sono circa le 21 della sera della domenica.
"Il marito continuava a dirci: 'so che mi riporterete mia moglie viva, è forte e me la riporterete'. Non voleva sentire ragioni. Il mattino del lunedì, alle 6, io Cresta e il marito siamo partiti. Avevo in dotazione paletta e sonda e ovviamente c'era con noi Zacho. Abbiamo iniziato dal basso verso l’alto, in questo modo il cane proseguiva a zig-zag di circa 20 metri nelle due direzioni, seguendo la lunghezza del guinzaglio e coprendo circa 40 metri di superficie della valanga. Dopo un paio di ore ci siamo fermati per farlo riposare. Di sua iniziativa Zacho ha iniziato a risalire direttamente in una direzione - a una distanza di 15-20 metri - e a scavare in un punto. L'ho raggiunto e con la sonda ho capito che lì sotto c'era qualcosa, poteva essere anche solo il suo sacco da montagna. Consideriamo che la sonda misura due metri e vedendo la sporgenza dalla neve si deduce a quale profondità era sepolta: Margaret era - a seconda della posizione - a 1,5 a 1,30 metri di profondità.
Zacho scavava disperato, quando mi sono avvicinato con la pala, cercava di impedirmi di scavare perché voleva continuare lui.
Margaret l’abbiamo trovata sdraiata su un fianco, con lo zaino sulle spalle. La neve continuava a farle pressione sulla schiena, di conseguenza lei era convinta di essere supina e, per questo erroneamente ha continuato a scavare di fronte a lei, finché il raggio di azione delle braccia glielo ha consentito. Ha mantenuto la calma, ha scavato servendosi della modanatura di metallo del portamonete che aveva in una tasca superiore dello zaino, perso quello ha continuato con una tessera. Era così lucida che si è anche tolta le lenti a contatto, temendo di rovinarsi gli occhi a causa del freddo. Scavando è riuscita a farsi una nicchia di fronte alla faccia, mentre dalla vita in giù era completamente immobilizzata. Sentiva i passi dei soccorritori, perché le operazioni di ricerca avevano creato un sentiero proprio sopra di lei, ma la neve isolava le sue urla. Ha continuato a scavare finché, per il freddo, si è addormentata".
[Dopo aver liberato tronco e testa, avvolti con le giacche dei soccorritori, vengono liberate le gambe]
[I buchi lasciati dalle gambe di Margaret]
Come ha capito che era lei e che era ancora viva dopo 44 ore?
"La prima cosa che abbiamo visto è stato un lembo della giacca rossa. Il suo volto era cadaverico, solo a viso completamente scoperto e, in un secondo momento, dall'angolo destro della bocca ho visto formarsi ritmicamente una bollicina di saliva. Allora, stupito, ho capito e ho solo gridato con quanto fiato avevo: 'è viva'.
Era rigida come una tavola, siamo riusciti a caricarla sul furgoncino del cantoniere, con i piedi fuori dell’abitacolo. Dopo l'abbiamo in paese e, in un alberghetto, l’abbiamo riscaldata solo sul torace con borse di acqua tiepida e abbiamo contattato il medico locale che ha poi avvisato l'ospedale di Domodossola dove è stata trasportata in ambulanza. Quando si è svegliata, dopo circa cinque ore di trattamenti, era lucidissima: i medici hanno detto che non smetteva di parlare e in pochi capivano cosa dicesse, perché parlava solo inglese. Qui è rimasta ricoverata 2-3 giorni, poi ha proseguito le cure per i congelamenti subiti e la riabilitazione a Toronto. A parte escoriazioni e un principio di congelamento sul lato del corpo, su cui è stata appoggiata sulla neve per oltre 44 ore, non ha avuto altre conseguenze. Una vicenda incredibile anche perché la signora non aveva particolari nozioni sulle valanghe o su cosa fare in questi casi, ma è rimasta calma e questo le ha consentito di non consumare troppo in fretta le riserve di ossigeno".
[Alberto Borgna, Zacho e Renato Cresta fuori dall’ospedale di Domodossola]
La notizia di questo salvataggio limite, che ancora oggi è un record, ha fatto il giro del mondo, interessando tutti gli specialisti del settore valanghe ed poi è arrivato l'invito ad andare in Canada...
"È successo in occasione del 25ennale di un salone sportivo organizzato a Toronto (il Toronto Sportsmen's Show, ndr). Quando hanno saputo che la turista canadese era stata trovata viva hanno invitato me e Zacho. Siamo partiti in volo da Milano e le hostess hanno insistito con il comandante dell’aereo, che a Zacho fosse data la possibilità di fare un viaggio più confortevole din quello previsto in stiva. Così, incalzato dal personale di bordo e dalle persone presenti, che avevano visto il cane nella trasmissione “Rischiatutto” di Mike Bongiorno, decise di farlo viaggiare in prima classe. Un record anche questo, perché all'epoca il regolamento non consentiva agli animali di stare in cabina.
A Toronto Zacho è stato accolto come un eroe, i bambini gli regalavano i peluches, una pittrice venne a fare addirittura un ritratto. Intanto la notizia invase l'Italia anche grazie a Bongiorno che volle in trasmissione "Il cane che rischia tutto". Così io sono diventato "quello del cane", anche a Mondovì".
[Alberto Borgna con Zacho da Mike Bongiorno a "Rischiatutto". La storia era poi stata ripresa su Rai Tre da "Ultimo minuto". Sotto: la medaglia del Toronto Sportsmen's Show dove parteciparono nel 1972]
E così ha salvato una vita e realizzato due sogni che aveva fin da bambino...
"Come dicevo all’inizio, il desiderio di avere un cane e andare in Canada lo ebbi fin dall’età di cinque anni. Il pastore tedesco l'ho poi avuto e in Canada ci sono stato: mi ci ha portato il cane.
Ancora oggi mi chiedo perché sia andata così, ancora non mi spiego il filo conduttore di tutta questa storia incredibile. Oggi ho 94 anni, l'emozione è ancora tanta, continuo ad amare la natura e la montagna. La vicenda di Macugnaga, aver salvato una vita, mi ha riscattato di aver perso il mio amico Franco Cavarero sul Mondolè. Cerco ancora qualcuno che mi spieghi l’incredibile disegno dietro a questa vicenda, che mi ha permesso di realizzare tutto questo".
La signora Margaret, dopo la vicenda di Macugnaga, ha avuto una figlia di nome Gillian. Ha lottato contro un infarto e un tumore, rimanendo sempre attiva ed indipendente, facendo in più occasioni altri viaggi in Italia, anche a Mondovì. È deceduta il 14 dicembre del 2022, all'età di 85 anni.
[Margaret con Alberto Borgna e Zacho]
Nelle prossime settimane, a Montaldo Mondovì, in biblioteca, sarà proposta una serata con Alberto Borgna e la proiezione della puntata di “Ultimo minuto”, con l'intervento di Sergio Rossi, guida alpina, vice capostazione del Soccorso alpino di Mondovi, amico di Alberto e da sempre e punto di riferimento per la storia dell'alpinismo piemontese.