/ Farinél

Che tempo fa

Farinél | 09 marzo 2025, 14:00

Farinél/ Un 8 marzo che possa durare tutto l’anno in un paese in cui le donne guadagnano il 20% in meno degli uomini

Una riflessione a margine delle tante iniziative in occasione della Festa internazionale della donna, con la consapevolezza che tanto resta ancora da fare per ridurre le distanze tra uomini e donne in tutti i campi

La vetrina del negozio albese, con l'esplicito cartello

La vetrina del negozio albese, con l'esplicito cartello

Se la notizia più letta e condivisa nella nostra regione rimanda a una lavoratrice che, esasperata dalle continue avances, ha dovuto scrivere a caratteri cubitali “No sesso” sulla vetrina del proprio centro massaggi, questo significa che di strada da fare ce n’è ancora molta. Come sempre non saranno una giornata e un mazzo di mimose ad abbattere le distanze che rimangono tra uomini e donne in tanti aspetti della società, a partire dall’ambito lavorativo.

In Italia le donne hanno un tasso di occupazione di quasi 18 punti inferiore a quello degli uomini e quando lavorano hanno in media una retribuzione giornaliera di circa il 20% più bassa dei loro colleghi. I dati emergono dal Rendiconto di genere presentato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, secondo cui questo dipende da vari fattori tra i quali il maggiore utilizzo del part-time tra le donne, i più bassi livelli di qualifica e il minor ricorso agli straordinari. Inoltre, nonostante siano mediamente più istruite fanno più fatica a fare carriera: solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri, infatti, è donna.

La retribuzione femminile più bassa è nei servizi di alloggio e ristorazione, con una media di 9.193 euro annui, e un gap rispetto agli uomini del 20,3%.

Nelle attività immobiliari il divario è del 41,7% (19.179 contro 32.884 euro), seguito da quelle professionali scientifiche e tecniche (-35,9%, 21.520 contro 33.557 euro), finanziarie e assicurative (-33,8%, 41.351 contro 62.438 euro). Nella manifattura il gap è del 23,1% (24.765 contro 32.191 euro), nel commercio è del 28,1% (18.401 contro 25.585 euro), nell'istruzione privata è dell'11,5% (15.014 contro 16.972 euro), mentre nella sanità e assistenza sociale privata è del 27,6% (22.642 contro 16.385 euro).

Va meglio nel settore pubblico ma il gap retributivo si assesta comunque al 16,6%. Su 2,9 milioni di occupati (il calcolo non comprende amministrazioni centrali, magistratura, autorità indipendenti e sicurezza), 2,06 milioni di donne ricevono in media 29.236 euro lordi all’anno contro i 35.045 degli 846 mila colleghi maschi.

Nella sanità come nelle università e negli enti di ricerca il salto è ancora più grande, rispettivamente -19 e -19,2%, ovvero 38.220 euro contro 47.206 e 44.183 euro anziché 54.701. Nella scuola, dove le donne (1,152 milioni di addette contro 317.536) sovrastano gli uomini e dove, come è noto, ricoprono in larga parte anche incarichi di vertice, il personale femminile invece guadagna il 2% in più di quello maschile (24.719 euro contro 24.247). Se invece si prendono in considerazione le amministrazioni locali la forbice torna ad allargarsi a -12,4 punti (18.110 euro/anno contro i 32.073 di un uomo).

Una valanga di numeri, quella del rapporto Istat che fotografa un divario enorme che dal mondo del lavoro si allarga a tanti ambiti della vita sociale del nostro paese. Tanto resta ancora da fare per fare in modo che la festa della donna diventi molto più che una giornata e un mazzetto di mimosa per ripulirsi la coscienza.

Marcello Pasquero

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium