Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Paolo Chiarenza e il sindaco di Valdieri Guido Giordana
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Egregio direttore,
ci risiamo con la solita solfa del libero mercato. Questa volta sono i piccoli Comuni che devono scendere in piazza per contrastare la chiusura delle sedi bancarie nel loro territorio, imposta in nome dei profitti delle Banche.
Certo la motivazione è giustificata principalmente dal fatto che la clientela (specie le aziende) si affida alle nuove tecnologie on line (più comode, più rapide , meno costose), e quindi il lavoro nelle varie filiali diminuisce sensibilmente. Le Banche, che non svolgono più un servizio pubblico, ragionano in base al profitto. E’ la logica del tanto lodato mercato (in buona parte incontrollato).
Dopo avere nel tempo calpestato i principi innovativi della legge bancaria del 1936 (funzione sociale del credito, separazione fra attività commerciale e attività finanziaria), dopo avere deciso negli anni Novanta ampie liberalizzazioni e privatizzazioni, dopo avere ceduto alle Banche private a livello europeo la gestione del credito e la sovranità monetaria (“signoraggio bancario”) e, infine, dopo essersi rassegnati al fatto che gli Istituti bancari hanno limitato di molto il credito alle piccole aziende, ai piccoli produttori, ci si deve convincere che oggi non rimane che il ricorso all’intervento dello Stato.
Lo Stato dovrebbe agire verso le Banche al fine di garantire la loro presenza in determinate zone geografiche, in cambio di incentivi fiscali e di altre agevolazioni. Così si può evitare il ricorso a mobilitazioni di piazza, che non risolverebbero il problema di fondo, risultando disarmanti e costose per i cittadini dei piccoli Comuni.