Le mimose sono già fiorite da tempo e annunciano l’imminente arrivo della Giornata internazionale per i diritti delle donne, che ogni anno si celebra l’8 marzo.
Era il 12 gennaio del 1912 quando le giovani operaie delle fabbriche tessili di Lawrence, nel Massachusetts, scesero in sciopero e issarono davanti ai cancelli cartelli con la frase “We want bread and roses too”, vogliamo il pane, ma anche le rose. Il verso di una poesia scritta da James Oppenheim nel 1911 e poi messa in musica da Mimi Fariña e interpretata da numerosi artisti.
Le donne difendevano il loro salario e rivendicavano dignità sui luoghi di lavoro. Era invece l’8 marzo del 1917 quando, a San Pietroburgo, le donne scesero in piazza per chiedere la fine della guerra e dello zarismo, dando inizio così alla rivoluzione di febbraio. L’8 marzo venne scelta come data simbolo delle rivendicazioni sociali femminili. Nel 1977 le Nazioni Unite proclamarono la giornata internazionale della donna.
Nell’ottobre del 2017 è esploso il movimento del #MeToo, uno tsunami che ha provocato una nuova ondata di coscienza femminista in tutto il mondo. Ma cos’è veramente il femminismo? La risposta è nel libro di Emma Clit “Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano”.
Conosci la scena: sei tornata dal lavoro, hai fatto la spesa, stai preparando la cena e nel frattempo pensi a quando pagare l’affitto, chiamare l’idraulico, finire di scrivere quella mail di lavoro, controllare che i tuoi figli abbiano fatto i compiti, caricare la lavatrice.
Tutto questo mentre il tuo compagno ti chiede se per caso sai dove sono finite le sue pantofole. Hai mai pensato a quante volte il tuo partner ti ha risposto «bastava chiedere», come se tu fossi l’addetta all’organizzazione della casa?
Hai mai riflettuto sul delicato equilibrio che cerchi di mantenere rispondendo a un commento inopportuno per evitare di essere definita “isterica”? Ti è mai venuto in mente che non va bene sentirti costantemente responsabile del benessere emotivo o sessuale del tuo partner?
Hai mai riflettuto su quanto sia ingiusto che il tuo congedo di maternità sia chiamato da qualche collega “una vacanza”?
Se non ci hai mai pensato, scoprirai queste porzioni della tua stessa vita nelle pagine di Emma. E se ancora non sei femminista, scoprirai di esserlo. Introduzione di Michela Murgia.