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Attualità | 06 marzo 2025, 07:01

Lo studioso della Resistenza Renato Vai: “Non dimentichiamo le donne albesi che salvarono vite”

Sarà il tema di un incontro sabato 15 marzo alle 21 presso il Centro anziani di via Rio Misureto. "Ricordare chi ha fatto grandi gesti in silenzio"

Lo studioso della Resistenza Renato Vai

Lo studioso della Resistenza Renato Vai

Renato Vai, classe 1939, è da sempre custode della memoria della Resistenza albese. Storico, ricercatore e socio attivo dell’Associazione Beato Padre Girotti, da oltre quindici anni si dedica allo studio di storie spesso dimenticate. "La nostra ricerca è continua perché sono tante le vicende, più o meno note, che abbiamo il dovere di ricordare", racconta. "Mi dedico a questa associazione fin dalla sua nascita nel 2009. Abbiamo fondato un Centro di documentazione e allestito la Sala dei Giusti nella chiesa di San Giuseppe. Il momento più importante è stato la beatificazione del domenicano albese Giuseppe Girotti, morto a Dachau, che salvò molte vite opponendosi con tutte le sue forze alle leggi fasciste e naziste".

Nel prossimo incontro in programma sabato 15 marzo alle 21 presso il Centro anziani di via Rio Misureto, Vai parlerà del ruolo delle donne albesi nella Resistenza, dal 1939 al 1945. "Esaminiamo come si viveva in quegli anni, le conseguenze della guerra sulla famiglia, sull’alimentazione, sulla sopravvivenza quotidiana. Il nostro obiettivo è ricostruire quel quadro, senza dimenticare nessuno".

Le protagoniste della sua ricerca sono donne che fecero la storia, spesso nell’ombra. "Ci sono figure note, come Lidia Rolfi, sopravvissuta ai campi di sterminio, ma anche donne meno conosciute che hanno compiuto atti straordinari. Margherita Mo, Vera Silvano, che si adoperò per liberare 150 persone, ma ce ne sono moltissime altre, la Blengio, che trovò la morte nell’eccidio delle carceri".

Accanto a loro, le donne giuste, che insieme alle proprie famiglie protessero ebrei, militari in fuga e sfollati, mettendo a rischio la loro stessa vita. "La Resistenza non è fatta solo di grandi nomi, ma anche di persone comuni che hanno scelto di non voltarsi dall’altra parte. Oggi, a distanza di 80 anni, possiamo finalmente guardare con maggiore lucidità questo affresco enorme e riconoscere il valore di chi, anche nel silenzio, è stato un protagonista". L’incontro è aperto al pubblico e a ingresso libero.

d.v.

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