“Qui si vuole educare attraverso l’utilizzo di un mezzo consentito: 'fai attenzione che arriva lo zio' è come dire 'fai attenzione che arriva il lupo cattivo'. Peccato che questo lupo cattivo sia poi arrivato”.
È con queste parole che il pubblico ministero ha rassegnato le proprie conclusioni al tribunale di Cuneo chiedendo la condanna a 10 mesi di reclusione per una coppia di genitori, K.A. e K.S., accusati di abuso dei mezzi di correzione nei confronti dei loro due figli.
Era il maggio 2021 quando alcune maestre di un istituto comprensivo della Valle Maira avvertirono la dirigente scolastica su quanto venuto a conoscenza da un piccolo alunno: il bambino, che presentava un livido, aveva confessato loro che a procurarglielo era stata la mamma. Ma non fu solamente questo ad aver allertato le insegnanti e a fare partire una segnalazione alla Procura della Repubblica di Cuneo.
Come spiegato dalla dirigente, chiamata a testimoniare in tribunale, il bambino sarebbe stato anche molto aggressivo e difficile da gestire. Con lui, anche il fratellino più grande: “Ho saputo che i due fratelli erano molto preoccupati per le punizioni inferte a casa - aveva spiegato la dirigente -. Erano molto spaventati da una persona chiamata lo ‘zio’”. Ma di quelle punizioni ritenute “troppi severe” aveva anche parlato la madre stessa, ammettendo che per ottenere la disciplina dai figlioletti, li minacciava spesso.
“La cosa che più mi aveva impressionata - aveva proseguito la dirigente - è che segnalassero di avere dolore alle gambe e alla schiena: io non ho visto lividi. Uno dei due bambini diceva anche cose come ‘papà fuoco, brucia’. Era stata la madre stessa a dirci che il nostro metodo educativo era insufficiente e che dovevamo minacciarli dicendo loro che avremmo chiamato lo zio, una figura familiare particolarmente temuta dai due bambini e infatti quando le insegnanti segnalavano qualcosa ai genitori sul diario, loro vivevano attimi di vera paura”.
Come poi riferito dalla dirigente, a seguito della denuncia alla presa in carico della famiglia da parte dei servizi sociali, la situazione migliorò perché gli imputati si sarebbero mostrati collaborativi: “I genitori hanno capito i problemi del loro metodo educativo e con loro abbiamo instaurato una relazione proficua - aveva concluso -. I bambini non si sentono più minacciati e stanno facendo un buon percorso scolastico”.
Quest’ultimo aspetto, poi, è stato rimarcato in sede di discussione dall’avvocato dei genitori, il legale Paolo Gallo che ha chiesto l’assoluzione per entrambi: “Dopo un giusto allontanamento precauzionale dalla famiglia - ha sostenuto- già a ottobre dello stesso anno i bambini sono rientrati: nessun tribunale avrebbe acconsentito in caso contrario la famiglia continua a convivere serenamente da ormai quasi quattro anni”.
Il giudice si pronuncerà sul caso ad aprile.