Riceviamo e pubblichiamo:
Egregi Presidenti,
a seguito del convegno da noi tenuto a Valdieri su due temi di pressante attualità, “Ente Provincia e infrastrutture”, vi invitiamo a considerare questa nostra “lettera aperta”.
Bando ai preamboli, alle promesse e alle motivazioni che ben conoscete, i problemi che vanno affrontati sono innanzi tutto di natura politica. Per quanto riguarda la Provincia sappiamo benissimo che la sua ricostruzione comporta un impegno finanziario non sostenibile dalle attuali condizioni di bilancio nazionale. Ma se non imponiamo oggi questo obiettivo in una scala di priorità programmatica, se non fissiamo oggi contenuti e ruolo per la sua rinascita, in concreto nulla cambierà, con quel che ne consegue per il nostro territorio sul piano della istituzione e della progettazione economica e sociale con soggetti pubblici e privati. Inoltre, nel sistema delle autonomie la Provincia argina il centralismo regionale che spesso rivela insensibilità politica o una non conoscenza e una lontananza dai problemi delle periferie provinciali.
Per quanto riguarda la situazione attuale di governabilità, il Presidente Luca Robaldo in una dichiarazione stampa del settembre 2024 in merito alla elezione del nuovo Consiglio provinciale ha affermato questo suo indirizzo: “ Lo spirito che ho cercato di dare nel 2022 alla Provincia è quello su cui vorrei continuare; uno spirito di confronto costruttivo, che in elezioni di secondo grado richiama molto al pragmatismo. Quindi poca politica”. Ma pur tenendo conto della poca politica , noi raccomandiamo al Presidente della Provincia alcune cose ineludibili.
Primo, destiamo dal loro silenzio assordante quelle forze che poco dicono e ancora meno si impegnano a sollevare a livello di Regione e di Parlamento la ricostituzione della Provincia.
Secondo, non serve gran che alla Provincia chi pretende cariche dirigenziali per “gratitudine” per il sostegno dato alla sua elezione, anziché per capacità e impegno per gli obiettivi da conseguire.
Terzo, chi intende sostenere il Presidente Robaldo sa che bisogna cambiare la legge Delrio, non come richiede il centrosinistra un “miglioramento” e solo “eventualmente tornare alla elezione diretta a suffragio universale del presidente e dei consiglieri”. Alla faccia del popolo sovrano.
In ogni caso, gli autorevoli “angeli custodi” politici del Presidente Robaldo (il governatore Cirio, il ministro Crosetto, l’on. Costa) sanno che il destino prossimo della Provincia è affidato a lui. Gli facciano riconoscere dall’intero schieramento di centrodestra cuneese il ruolo di coordinatore dei rapporti con la Regione e gli organi ministeriali. Ciò servirà specialmente per intervenire sulle importanti vicende delle infrastrutture.
Gravi e di vecchia data sono le questioni che si trascinano per le infrastrutture strategiche, che probabilmente non tutti i maggiori esponenti politici piemontesi conoscono a sufficienza. E’ bene riassumerli per approntare proposte concrete.
1) Autostrada Asti-Cuneo – Dalla presentazione del suo progetto iniziale nel 1985 è sempre stata tormentata da contestazioni e polemiche, da detrattori e divisioni sul progetto, da campanilismi, da inadempienze della concessionaria Satap, dai cambiamenti di rotta della sinistra, dalla posizione pregiudiziale degli ambientalisti, a cui si è aggiunta quella dei 5Stelle. Ma soprattutto ci si è dovuti misurare con 12 Ministri dei LL.PP. per arrivare ad inaugurare nel 2005 il primo tratto (S. Albano Stura-Massimini di Carrù)). Dal 2006 ad oggi, altri 9 Ministri delle Infrastrutture, e non è ancora finita. Chi deve intervenire per concluderla?
2) Traforo Tenda bis – Il primo progetto di raddoppio è stato presentato in Provincia a Cuneo nel 1993. Nel 2007 è stato sottoscritto il trattato italo-francese per il nuovo tunnel. Nuovo accordo nel 2013; infine, progetto definitivo dell’Anas nel 2017. Il nuovo traforo di Tenda, riservato al turismo e al commercio, è uno dei due collegamenti transalpini nelle Alpi Marittime che ci collega con la Francia.
3) Galleria Armo-Cantarana – Progettata per la riduzione dei tempi di percorrenza e l’adeguamento al traffico già allora insostenibile a causa del percorso tortuoso della SS 28 per collegare il Sud Piemonte con la provincia di Imperia. Un preforo di 2.852 metri del diametro di 2,50 metri è stato realizzato dall’Anas nel 1992: non vi è più stato un seguito concreto.
4) Variante di Demonte-Aisone – Già nel lontanissimo 1981 il direttore del Compartimento Anas di Torino classificava “urgente” la circonvallazione dei Comuni di Demonte e di Aisone, due strozzature pericolose per il traffico pesante e intenso sulla SS 21. Il primo progetto risale nel 1999 alla Sitraci S.p.A., divenuta il braccio operativo della Provincia di Cuneo e delle Province del Sud Piemonte per la progettazione delle infrastrutture del territorio. Dal 2002 quattro successive stesure del progetto, che però è giacente bloccato presso il Ministero dei Beni culturali.
Si sa che la provincia di Cuneo è per l’export la seconda in Piemonte (dopo Torino), e che parte consistente di queste esportazioni transitano sulla SS 21 e quindi dai concentrici strettissimi di Demonte e Aisone, con l’aggravante per i residenti dell’inquinamento intollerante e della stabilità degli edifici. Inoltre, come unica alternativa transalpina al Colle di Tenda, non si può pensare che sia sostenibile il traffico da e per la Francia per l’attuale SS 21.
5) Invasi – Il patrimonio idrico della provincia di Cuneo è valutato in un miliardo di metri cubi di acqua. Il fabbisogno complessivo per uso irriguo e plurimo è calcolato in circa 220 milioni di metri cubi. Manca una politica degli invasi.
Si confida nel completamento dell’unico invaso in fase realizzativa, Serra degli Ulivi (Villanova Mondovì) di 10 milioni di metri cubi di acqua. E’ dall’anno 2007 che è inserito nel Piano nazionale irriguo ed è al 2009 che risale un primo stanziamento della Regione per il progetto preliminare. Ma per avviare la fase finale del progetto, relativo alla diga, si confida sul contributo di 1 milione e mezzo da parte di Regione, Fondazioni bancarie e Ministeri competenti.
Comunque, sarebbe bene tirar fuori dai cassetti della Provincia, e partire da lì, gli studi sull’invaso di Stroppo in Valle Maira, di Pian Marchisa nel bacino dell’Ellero, di Isola sul Tanarello in Val Tanaro, e magari su Moiola in Valle Stura.
6) Ferrovie – Va riaffermato il principio che non sono solo un servizio agli utenti, ma rappresentano un intervento sociale a favore della collettività (lavoratori, studenti, pendolari di ogni categoria). Le ferrovie possono essere un mezzo di trasporto a minor costo e maggiore sicurezza per i passeggeri rispetto ai mezzi stradali. La rete ferroviaria richiede programmi di investimento e manutenzione e ovunque organizzazione razionale da parte delle società private che devono essere affiancate da organismi pubblici.
7) Aeroporto Cuneo-Levaldigi – I politici e gli amministratori di Cuneo e del Piemonte devono essere condotti in visita all’Aeroporto di Cuneo-Levaldigi, e poi farli decidere insieme cosa farne, dopo tante aspettative, discussioni, polemiche, propositi, speranze. Per non parlare dei soldi investiti nei tre grandi periodi della sua attività: 1962-1990, 1991-2006, 2007-2014, che rapportati ad oggi ammontano a 70 milioni di euro.
I lavori di ammodernamento della vecchia pista militare sono iniziati nel 1962 e l’inizio dell’attività risale al 1971. Nel 2015 il Governo riconosce lo scalo di Cuneo fra i 38 aeroporti di interesse nazionale.
Sulla pista di 2.500 metri e sugli ampi terreni circostanti vorremmo oggi lasciare crescere arbusti ed erbacce, lasciare pascolare le vacche, falciare il fieno che ne verrà? Nel moderno edificio insediamo gli immigrati?
Certo lo sviluppo commerciale non basta: bisogna fare impresa, puntare sulla logistica, fare perno sulla peculiarità del turismo nell’area cuneese ( le Langhe e il Roero fanno capo all’aeroporto di Caselle); turismo di montagna, artistico, religioso; rendere remunerativa la hotelleria in loco , creare una vasta “area Parco” di attrazione ampliando il Parco delle Alpi Marittime sino alla congiunzione con il Parco del Monviso.
Il tutto tenendo conto dell’importante avvertimento degli esperti del settore aereo: un aeroporto è facile da aprire, difficile da chiudere, impossibile da riaprire.
Egregi Presidenti, per affrontare i nodi che abbiamo indicato vogliate accettare di vagliare anche queste nostre modeste, ma concrete e fattibili proposte di ordine politico:
a) Le grandi infrastrutture qualificano le azioni del governo della Regione e della Provincia, dando “visibilità” sul territorio. Devono essere programmate in tutte le province piemontesi. Pertanto, il Governatore Cirio e il Presidente Robaldo sarebbe utile che convocassero un’assemblea di parlamentari e consiglieri regionali del centrodestra, al fine di stabilire unitariamente gli obiettivi prioritari, e impegnativi per tutti, su cui la Regione e i vari ministeri devono intervenire.
b) le grandi infrastrutture di ogni provincia piemontese devono interessare tutti gli esponenti di centrodestra in Regione.
c) L’esperienza di tanti anni dimostra che riunioni, note informative, ordini del giorno locali, nonché singoli interventi parlamentari (per altro sporadici) sono insufficienti, e purtroppo rimangono sulla carta. Per incidere a livello nazionale sono necessari interventi mirati, costanti ad opera di delegazioni composti da esponenti qualificati di tutti i partiti del centrodestra.
d) A conclusione, bisogna riconsiderare i nostri rapporti con la vicina Francia. Rapporti transfrontalieri che sono tutti a livello istituzionale. Il che non basta quando si devono affrontare problemi di infrastrutture che sono comuni ( vedi Tenda, ferrovia Cuneo-Ventimiglia-Nizza, progetto per un nuovo valico transalpino ). Bisogna ricercare collegamenti politici con europarlamentari e forze di centrodestra francesi per ottenere convergenze, per incidere sui punti in discussione.
Questo richiamo politico è importante, perché dobbiamo tenere presente che i francesi guardano alla carta geografica europea da Parigi, e per i grandi collegamenti stradali transeuropei hanno interesse ad arrivare in Italia e nell’Europa centro-orientale passando al Nord delle Alpi e non al Sud. Concezione che ribadì nel 1997 il Ministro del governo Jospin, il comunista Jean Paul Gayssot.
Ringraziamo sentitamente per la paziente attenzione che vorrete dedicare a questa nostra “lettera aperta”. Distintamente.
Paolo Chiarenza (ex consigliere provinciale), Guido Giordana (sindaco di Valdieri, Presidente Unione Montana Alpi del Mare), dott. Ambrogio Invernizzi (imprenditore, ex Assessore provinciale), avv. Carla Sapino (Ass. culturale “Panta rei”), avv. Maurizio Paoletti (ex sindaco di Boves), Luca Ferracciolo (Borgo San Dalmazzo), Maurizio Occelli (consigliere comunale Savigliano), Arch. Paolo Barabesi (consigliere comunale Cavallermaggiore), Rosalia Grillante (Vicoforte Mondovì), Mario Pinca (Saluzzo), Mario Franchino (Beinette), Emiliano Negro (sindaco di Roburent)