No all’allargamento dei confini del Moscato DOCG. Lo sostiene con forza Coldiretti Cuneo a seguito della riunione che si è tenuta con il Consorzio di tutela e l’Associazione Comuni del Moscato.
“Dalla nostra base associativa non è emersa la necessità di allargare i confini, in quanto mettere mano a una modifica del genere significherebbe creare un precedente. Sarebbe difficilmente gestibile, poi, tenendo conto delle possibili richieste che potrebbero manifestarsi da parte di altre realtà analoghe”, sostiene Enrico Nada (foto sotto), presidente di Coldiretti Cuneo, che spiega: “L’andamento del mercato non richiede un aumento di produzione di Moscato e, anche qualora si rendesse necessario ampliare la produttività, sarebbero disponibili ulteriori superfici coltivabili, ad oggi inutilizzate, entro i confini attuali”.
<figure class="image"></figure>L’area di produzione attualmente definita – ricorda la Coldiretti – copre 51 comuni piemontesi, di cui 14 in provincia di Cuneo, dove si concentra il 38%, pari 3.610 ettari, della superficie totale dedicata, mentre il restante 37% è in provincia di Asti e il 25% in provincia di Alessandria.
“Oggi è importante concentrare gli sforzi per valorizzare il Moscato – dichiara il presidente Nada – e accrescerne il valore per unità di vendita, al fine di incrementare la redditività ad ettaro dei produttori, sia di sola uva che di prodotto vinificato e imbottigliato con marchio aziendale. È nostro dovere difendere a ogni costo l’integrità del patrimonio vitivinicolo, che le zone di produzione delle denominazioni di origine come il Moscato rappresentano, a tutela dei produttori che con sacrificio e grande capacità imprenditoriale, producono vini unici ed esclusivi di un territorio ben circoscritto”.
“Il mondo del vino ora deve affrontare sfide ben più difficili e complicate, dalle etichette allarmistiche ai prodotti dealcolati, e difendere un patrimonio rappresentativo del Made in Italy da approcci ideologici”, conclude Francesco Goffredo, direttore di Coldiretti Cuneo.