Per il solo territorio gestito da ACDA i fondi PNRR accordati saranno 18.400.000 euro totali, con i quali si prevede di “distrettualizzare” – cioè dettagliare in maniera sempre più concreta, consapevole e precisa la rete idrica, monitorandola idraulicamente – entro il 30 giugno prossimo 1.317 chilometri di rete e per il 31 marzo 2026, ovvero la scadenza generale per tutti i progetti PNRR, quasi 2.080 chilometri comprensivi. Un efficientamento dovuto, ma che non si prevede porterà sensili riduzioni sulla bolletta dell’acqua per i cittadini.
Si è tenuta ieri sera (lunedì 3 marzo) nella sala del Consiglio comunale del municipio del capoluogo la commissione congiunta tra I e III. Un incontro proprio incentrato sul progetto PNRR di ACDA che ha visto la presenza – oltre che dei due presidenti di commissione Mario Di Vico e Carla Santina Isoardi – della sindaca Patrizia Manassero, del vicesindaco Luca Serale e del presidente del Consiglio comunale Marco Vernetti. Per la società dell’acqua erano presenti il direttore generale Andrea Ponta e l’ingegner Fabio Monaco.
La storia del finanziamento, passato da 42 a 26 milioni di euro
Come raccontato da Ponta la questione che ha visto il mondo dell’acqua cuneese – quindi in prima battuta l’ATO e Co.Ge.Si., e poi ACDA – è iniziata nel 2022 con la redazione di un progetto che coinvolgesse tutta la provincia in maniera unitaria, del valore di complessivo 42 milioni di euro e che non guardasse (solo) alla sostituzione delle infrastrutture e alla riparazione delle perdite ma alla costituzione di un rinnovato sistema per individuarle e gestirle.
Allo scopo si è pensato di creare una rete d’impresa ma alla fine del 2023 alcuni soggetti prima coinvolti hanno deciso per un passo indietro, che ha spinto il Ministero a chiedere una revisione del progetto. Co.Ge.Si. ha quindi voluto raccogliere la sfida e mantenere il progetto da 42 milioni di euro, poi rigettato proprio a seguito dell’uscita di queste società. Il finanziamento – rimodulato in 26 milioni di euro complessivi – è stato poi ottenuto il 4 novembre 2024: in tutto questo avvicendarsi di circa due anni, ovviamente, la scadenza della primavera 2026 non è mai stata modificata in alcun modo.
Già partiti i primi tre cantieri cittadini
A illustrare il progetto nelle sue specifiche ci ha pensato l’ingegner Monaco, definendolo “impattante per la città e davvero accattivante, a livello di sfida, per la nostra struttura: in generale sul territorio provinciale sono coinvolti 16 Comuni e una rete di distribuzione di 400 km, a cui si deve aggiungere quella di allacci per altri 600 km”.
La scadenza più prossima, come detto, è quella del 31 giugno. Entro cui ACDA si propone di creare cinque distretti coprendo poco meno di 380 chilometri sul totale della rete idrica, per poi affinarli e infittendoli sempre più nel corso del periodo successivo. “Inoltre la città vedrà anche la sostituzione di circa 10 mila contatori a oggi meccanici con smart meter”.
Attualmente, dal punto di vista della distrettualizzazione dell’infrastruttura sono tre i cantieri aperti. Quello del San Paolo (1.900 metri di tubatura coinvolta per oltre 770 mila euro d’intervento), quello di corso De Gasperi con la sostituzione delle condotte esistenti con quelle di ghisa sferoidale (850 metri e 365 mila euro) e quello simile che tocca via Schiaparelli, via Michele Coppino, via XX Settembre, corso Nizza, corso Vittorio Emanuele II e piazza Europa (1.250 metri e più di 600 mila euro). Dal punto di vista della sostituzione dei contatori ci si trova ad attendere che il fornitore degli smart meter termini la produzione.
Infine, sono stati sottoscritti due ulteriori contratti applicativi, per la realizzazione delle nuove botole per la distrettualizzazione e per la riparazione delle perdite conosciute, nuove e che emergeranno.
Efficientamento sì, riduzione delle bollette (probabilmente) no
L’efficientamento del servizio previsto da ACDA – che punta a ridurre del 30% le perdite e quindi gli sprechi d’acqua -, come detto, non andrà a incidere in maniera determinante sulle bollette dell’acqua: “La bolletta è costituita partendo dagli effettivi costi e aggiungendoci una previsione d’investimento, il meccanismo di definizione dell’aumento annuale consentito è complesso” racconta ancora Ponta.
“Tra il 2024 e il 2025, per esempio, l’aumento sul dato 2023 è stato di circa il 13%. Il lavoro che stiamo facendo ci orienta sicuramente nella riduzione degli sprechi ma non ridurrà di granché gli investimenti: il ripotenziamento dell’acquedotto varrà circa sei milioni di euro, per esempio. L’aumento della tariffa sarà più condizionato dai movimenti della politica e dell’amministrazione territoriale” ha aggiunto ancora il direttore generale.