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Curiosità | 02 marzo 2025, 13:44

Favorita: l’immigrato che parla il dialetto roerino

Per gli amanti dei bianchi, la degustazione del Favorita è una delle scoperte più interessanti nel panorama enologico del Piemonte: un vino bianco, semi-aromatico, che esprime profumi intensi ed eleganti, specificatamente marcati nelle sabbie collinari del Roero, il cui nome, poco conosciuto a livello internazionale, suscita curiosità ed interesse

Favorita: l’immigrato che parla il dialetto roerino

“Favorita… ma favorita da chi? E per quale motivo?” è la domanda che balza alla mente di chi si appresta ad ordinarne un calice.

Per cercare di rispondere compiutamente a questo quesito, come per ogni domanda è utile o meglio necessario, cercare risposte scavando nella storia. E, nel caso delle varietà della pianta di vite, denominata scientificamente Vitis vinifera sativa, ripercorrere il passato implica di ricorrere alla branca fitologica dell’ampelografia. Questa è la disciplina che si occupa di individuare, denominare e classificare le varietà della vite, analizzando e descrivendo le caratteristiche peculiari della pianta, la morfologia e la fenologia di sviluppo, le qualità del grappolo. E grazie a questa emergono dei retroscena che celano dietro un vino considerato strettamente locale, tracce che si intrecciano, ormai quasi dimenticate, tra regioni anche lontane d’Italia e, ancor più misteriosamente, aree geografiche che distano migliaia di kilometri dai confini del comprensorio roerino.

Infatti, anche se le origini di questa cultivar non sono chiare, la bibliografia scientifica ha accertato che sia “nativa” della penisola iberica. Nello specifico, per alcuni storici del vino, la varietà è originaria della Spagna, nella regione dell’Aragona e dell’Andalusia, pur non trovando più impiego attuale. Secondo altri, la comparsa del Favorita è da ricondursi al Portogallo, dove è appellato Codega, o dell'isola di Madera. Superati i Pirenei, probabilmente grazie ai commerci trans-montani, si ritiene diffuso prima in Francia e da qui, seguendo un fil-rouge senza soluzioni di continuità, in Liguria e sulle Alpi Apuane.

Prima di arrivare a conquistare la Corsica e quindi, nella seconda metà dell'Ottocento, la Gallura sarda e la Toscana, dove viene battezzato con l’appellativo di Vermentino, alcune fonti storiche ne collocano la presenza in Piemonte, nel Roero. Molto probabilmente, seguendo le strade dell’olio e del sale, lungo i percorsi che da sempre legano l’albese alle coste del Mar Ligure.

La tradizione ed i documenti parlano ampiamente del Favorita come un vitigno storico del Roero: patrimonio della cultura enoica del viticoltore, del particolare del Roero da almeno quattro secoli.

Risalendo alla più antica citazione del 1676, nelle nobili cantine dei Conti Roero di Vezza e di Guarene si vinificano in purezza Favorite, da cui si ricavano vini del tipo dolce chiaro, dolce delicato e dolce grosso.

I libri di cantina attestano, dunque, l’appartenenza del vitigno alla tradizione viticola del Roero, che conferma la voce della tradizione contadina che vuole il centro della produzione del Favorita sulle colline di Vezza e di Corneliano.

Altresì, proprio Corneliano, ha saputo legare il suo nome al Favorita, in virtù di una produzione cospicua e della sua centralità commerciale all’interno di quest’area.

L’eminente studioso Monsignor Agostino Della Chiesa, nella prima metà del Seicento segnala: >; a conferma la lettera inviata il 14 marzo 1655 da tal Stefano Vietto di Alba ai sindaci di Corneliano: >.

Altro interessante riferimento ad un indeterminato vino bianco, si trova in una lettera del 1813 del Beato Cottolengo, all’epoca a Corneliano in qualità di giovane vice curato.

Altro riconoscimento della produzione enologica cornelianese viene, verso la metà dell’Ottocento, dal > curato dallo storico Goffredo Casalis, che ne elogia i vini bianchi e squisiti.

Nel corso del XX secolo, le tecniche di coltivazione e di vinificazione, anche grazie al contributo della Scuola Enologica di Alba dove si sono formate generazioni di cantinieri ed enologici, hanno consentito un ulteriore affinamento e miglioramento delle caratteristiche del vino alla degustazione. Pur risultando uno dei vini considerabili di nicchia del Piemonte, di cui si contano meno di 200 ettari coltivati, la sua fama è cresciuta a livello internazionale, ricevendo numerosi premi in guide e competizioni enologiche sui più diversi tavoli di assaggio.

Anche se può essere considerato un vino del passato, gli esperti mettono in luce una importante peculiarità della cultivar Favorita: forse proprio le sue lontane origini geografiche, la rendono geneticamente resistente alla siccità ed al caldo afoso, meglio delle altre più celebri cultivar diffuse localmente. Anzi, questa caratteristica ne spiega il peculiare adattamento ai terreni sabbiosi ed asciutti del Roero, in cui esprime aromaticità, colore ed equilibrio acido di massima eleganza.

Il Favorita è quindi uno splendido straniero, che si è adagiato sulle colline roerine, integrandosi in anima e corpo nella storia e nella cultura, rappresentando oggi una delle massime espressioni della tradizione e del territorio locale nei calici mesciuti sulle tavole d’Italia e del mondo.


 

Francesca Gerbi

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