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Agricoltura | 01 marzo 2025, 10:55

I dazi di Trump creano apprensione nel mondo agroalimentare cuneese: "Un problema soprattutto per l'export del vino"

Abbiamo chiesto un parere ai rappresentanti sul territorio di Coldiretti, CIA e Confagricoltura, concordi nel ritenere il settore del vino quello potenzialmente più danneggiato dai dazi doganali annunciati da Donald Trump

Donald Trump, presidente USA

Donald Trump, presidente USA

I dazi al 25% sui prodotti UE annunciati dal presidente americano Donald Trump rischiano di provocare gravi ripercussioni sull'agroalimentare italiano.

Una vera e propria stangata, ancora da quantificare con esattezza ma in grado, certamente, di incidere in negativo sull'export del nostro Paese. 

Il mondo agricolo cuneese segue con apprensione l'evolversi della situazione, già gravata da un aumento generale dei costi e da altre problematiche. 

Abbiamo chiesto un parere ai rappresentanti sul territorio di Coldiretti, CIA e Confagricoltura, concordi nel ritenere il settore del vino quello potenzialmente più danneggiato dai dazi doganali di Trump.

Enrico Nada, presidente di Coldiretti Cuneo: "Se si dovessero concretizzare nuovi dazi da parte degli USA, le ripercussioni per il nostro agroalimentare sarebbero anche più pesanti del passato, arrivando in un contesto internazionale reso più complicato nell’ultimo quinquennio da pandemia, guerre, crisi energetica e aumento generale dei costi. Crediamo che debbano essere messe in campo tutte le necessarie azioni diplomatiche per scongiurare una guerra commerciale che danneggerebbe cittadini e imprese europee e americane. L’Europa oggi ha una grande occasione per dimostrare la sua forza negoziale e muoversi da protagonista nell’economia globale, ma è essenziale superare gli individualismi e adottare una strategia unitaria. Il modello può essere quello dell’agroalimentare italiano, che si è imposto nel mercato internazionale anche grazie alle battaglie Coldiretti sull’origine e sulla distintività del nostro cibo. La nostra provincia vanta grandi produzioni, uniche al mondo, a marchio DOP e IGP, tra formaggi, ortofrutta, salumi e carne, senza contare le quasi 100 tipologie di vini ricomprese nelle denominazioni DOC e DOCG: sarebbe illogico tassare l’import negli USA di eccellenze nostrane, irriproducibili altrove".

Claudio Conterno, presidente provinciale CIA Cuneo: "Aspettiamo che le bocce siano ferme. Certamente i dazi americani sull’agroalimentare, in particolare sul vino, per la provincia di Cuneo sarebbero un problema, perché causerebbero un rialzo dei prezzi in un Paese importatore di primo piano, come gli Stati Uniti, dove già non si può vendere direttamente, ma solo tramite importatori e distributori locali, che, peraltro, verrebbero loro stessi danneggiati. Non è quindi ancora il momento di fasciarci la testa, perché mettere i dazi non è così facile come si vuol far credere e non è da escludere che si tratti di una mossa per ottenere qualcos’altro. Dopo di che, il precedente della Francia sui dazi americani dimostra che le perdite del volume di affari vennero recuperate in pochi mesi. Chi commercia con gli Stati Uniti, sa che si tratta di un mercato alquanto imprevedibile. Non è solo una questione di dazi. Ai tempi della crisi del mattone, da un giorno all’altro gli Stati Uniti ridussero drasticamente le importazioni agroalimentari, per cui molti abbandonarono quel mercato ritenendolo poco affidabile. Semmai, guardiamo con speranza alla fine della guerra in Ucraina. Non c’è solo il mercato americano, con la pace si aprirebbero molti  orizzonti commerciali, vecchi e nuovi, che ora risultano impraticabili".


Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo: “Siamo molto preoccupati perché se i dazi venissero imposti nella misura generalizzata del 25% come annunciato dal presidente Trump le ripercussioni sarebbero notevoli sul nostro agroalimentare, fatto di produzioni di eccellenza, penso ad esempio ai prosciutti o ai formaggi, molti DOP, che in questi anni si sono affermati sul territorio americano e che sarebbero fortemente penalizzati.  Se i dazi dovessero colpire, poi, prodotti come il vino, che ha negli USA il suo mercato extra Ue principale, i danni sarebbero enormi. Il comparto sta già vivendo un momento non semplice e questo sarebbe un ulteriore duro colpo. Auspichiamo che la diplomazia porti a scongiurare una guerra commerciale con gli Stati Uniti o che perlomeno ci sia una modulazione dei dazi in base alle tipologie di prodotti. I danni, inoltre, sarebbero per tutti: per le nostre aziende, ma anche per i consumatori americani, che hanno dimostrato di apprezzare il nostro Made in Italy e si troverebbero a pagarlo molto di più. Ai dazi l’Europa dovrà rispondere con misure simili, incrinando però rapporti costruiti in decenni”.

redazione

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