È ufficiale la presa di posizione della città di Cuneo a favore della campagna “Basta favori ai mercanti d’armi”, che punta a scongiurare – o quanto meno, a ritardare il più possibile – il ddl d’iniziativa governativa che si propone di modificare la legge 185/1990, che regola le esportazioni di armamenti in Italia assicurando che nella valutazione delle autorizzazioni necessarie rientrino anche criteri non economici.
Se ne è parlato in Consiglio comunale, sotto spinta di due ordini del giorno sostanzialmente identici, uno presentato da Erio Ambrosino (PD) e l’altro da Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni). “La legge 185 sta per compiere 35 anni e garantisce il controllo del Parlamento e dei cittadini su un comparto grave e strategico come quello dell’export di armi italiane – ha detto Ambrosino, ricordando come proprio il 6 febbraio l’iter del ddl presso le commissioni Esteri e Difesa della Camera sia stato ufficialmente rinviato al prossimo marzo -. Se le modifiche dovessero essere approvate la norma verrà svuotata delle sue prerogative più preziose, mettendo in discussione gli obblighi di trasparenza a fronte del fatto che il mercato delle armi sia uno dei più corrotti al mondo”.
“Il nostro paese è tra i più importanti per l’export di armi, un’eccellenza che non dovrebbe renderci fieri, prima di tutto perché non ha come conseguenza diretta e sempre sussistente il concetto di difesa – ha aggiunto Sturlese -. Inutile nascondersi dietro a un dito, ma serve salvaguardare una legge che richiama ancora alla trasparenza e a un esame preciso della destinazione d’uso delle armi che produciamo”.
Unico consigliere intervenuto nello spazio dedicato a interventi e dichiarazioni di voto, Elio Beccaria. Che ha dichiarato il voto favorevole del suo gruppo – Cuneo Civica -, senza però evitare di indicare la realtà economica del “settore armi” nel nostro paese: “Non si può non sottolineare l’ipocrisia della situazione, perché il comparto conta attualmente milioni di posti di lavoro. Non possiamo sperare di risolvere il problema, insomma”.
All’atto della votazione, come detto, i due ordini del giorno sono stati approvati con 20 giudizi favorevoli, tre contrari e sei astensioni.