Dal 12 al 16 novembre torna a Cuneo scrittorincittà per l’edizione numero 27, e si presenta con un tema dal valore doppio. Si tratta di una parola, una parola soltanto: CERCHI. Ma la si può leggere in due modi differenti e per nulla lontani.
CERCHI è voce del verbo cercare, ossia lasciarci ispirare da un invito e da un desiderio. Cosa cerchi? È forse la domanda più diffusa oggi, anche quando non viene posta esplicitamente. Cosa cerchi? La felicità, il lavoro, la salute, il tempo libero, la pace nel mondo? Cosa cerchi in profondità? Cosa cerchi in superficie? Cosa ti muove verso mete diverse, cosa ti fa alzare dal letto la mattina? Cerchi quel “patto originario dello spirito con l’universo”, come diceva Simone Weil?
Tra bambini, ragazzi e adulti, non abbiamo smesso di cercare, tanto più se frequentiamo i libri e i loro autori. Cerchi qualcosa? È la domanda che ricorre nella comunicazione del nostro tempo. Internet stessa è nata così, perché le persone cercano qualcosa e perché possano trovarla. Anche le tecnologie dell’ultima generazione sembrano rispondere alla stessa domanda: cerchi? Chissà se poi abbiamo trovato ciò che cerchiamo, se l’abbiamo cercato nei luoghi giusti, e se la ricerca non dia già senso all’esistenza, ben prima di arrivare a qualcosa. Cercare è di per sé un’azione, e in fondo una conquista. “Fa sentire giovani”, diceva Konrad Lorenz. Anche quando il viaggio è lungo, anche quando si trova altro, magari meglio. Se smetti di cercare, vivi meno. Lo sappiamo bene a tutte le età. Cosa cerchiamo nei libri? Forse vedere “se tu stesso non ti trovi nascosto da qualche parte al di fuori del tuo cerchio” come scriveva Franz Kafka? C’è qualcosa che i libri cercano in noi lettori, o in noi autori? Ci sentiamo cercati? Ricercati?
Forse cerchiamo... la quadratura del cerchio. Perché CERCHI non è soltanto un verbo ma anche un sostantivo al plurale. Sono i cerchi che ci raccontano la perfezione delle cose, oppure quelli delle biciclette o quelli nel grano, tracciati da chissà chi, e i cerchi olimpici, così importanti perché rappresentano la vicinanza tra i continenti, e i cerchi alla testa di chi si fa tante domande. Ma cerchi sono anche i pianeti, quando li disegniamo su una mappa: la nostra Terra è un cerchio nel disegno di un bambino. A scrittorincittà si formeranno soprattutto cerchi di persone, perché come esseri umani abbiamo bisogno di stare in cerchio, di ritrovarci, abbiamo desiderio di cerchi piccoli, intimi e famigliari, e di cerchi più larghi, che ci permettano di sentirci parte di una civiltà, ognuno col proprio posto, senza esclusioni.
Stare in cerchio è un modo di vivere la comunità. Se la società di oggi sembra a volte un lungo selfie, la forma del cerchio va contro le convenzioni, il bastare a se stessi. Il cerchio è altruismo. A scrittorincittà sono belli i libri e belle persone, e in cerchio torniamo a guardarci in faccia, a dialogare. Insieme. Se quest’anno cerchi scrittorincittà, troverai un cerchio. Siamo nati per quello.