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Cronaca | 22 febbraio 2025, 10:50

"Diffamò Fabiana Dadone": gruppo Gedi condannato a 50 mila euro di risarcimento oltre alle spese processuali

La condanna si riferisce ad alcuni articoli che furono pubblicati su La Repubblica. A quel tempo Dadone aveva appena concluso i suoi due mandati parlamentari e la sua esperienza al Governo

Fabiana Dadone

Fabiana Dadone

Le notizie riportate negli articoli si sono rivelate prive di contenuti, visto che le varie indagini su cui è stato sollevato il ‘polverone’ non hanno portato a nulla, nemmeno nei confronti dei veri autori di certe scelte”.  Non ha usato mezzi termini il giudice civile del tribunale di Cuneo, il dott. Rodolfo Magrí, nella sentenza con cui ha condannato il gruppo Gedi a risarcire l'ex ministra Fabiana Dadone per diffamazione.

Il giudice ha fatto riferimento ad un giornalismo che “non ha il potere di inventare di sana pianta responsabilità di oggetti su fatti specifici, senza aver prima verificato se può esserci una prova, un indizio”.

La condanna si riferisce ad alcuni articoli che all’epoca furono pubblicati su La Repubblica. A quel tempo Dadone aveva appena concluso i suoi due mandati parlamentari e la sua esperienza al Governo.

“La Ministra chiama, Genova risponde”, “La Ministra e i contratti sospetti per i suoi collaboratori”, “Le assunzioni facili della Ministra”, alcuni dei titoli contestati, pubblicati in quei mesi. 

Il Gruppo Gedi è stato così condannato al pagamento di 50 mila euro di risarcimento e 7.600 euro di spese processuali.

IL POST DI FABIANA DADONE SU FACEBOOK

Il tribunale di Cuneo condanna Repubblica per avermi diffamata, è la fine di un incubo per me. Ringrazio gli Avvocati Antonello Portera e Nicola Clerici che mi sono sempre stati vicini professionalmente ma soprattutto come amici.

Nelle settimane conclusive al mio mandato da Ministro e Parlamentare sono usciti una serie di articoli diffamatori di Repubblica che mi dipingevano come il politico che piazza persone. L'attacco arriva nel momento in cui mi preparo a lasciare Roma incensurata e senza macchia. Si possono certamente contestare le scelte politiche ma non l’integrità di una persona senza alcuna prova. Il problema dei due mandati è che quando si avvicina il finale di un percorso politico vieni percepito debole ma ho speso centinaia di migliaia di euro nella mia credibilità politica e personale in restituzioni dello stipendio, in messaggi di integrità istituzionale e personale, e non potevo permettere a nessuno di gettare fango sulla mia persona, non lo posso permettere.

Ho riflettuto e sono stata in silenzio ma gli articoli continuavano e persino i miei cari hanno subito questi attacchi con me. Restare in silenzio e chiedere la rimozione degli articoli non è servito a nulla e così da privata cittadina ho difeso il mio onore nelle aule di giustizia. Ora il tribunale di Cuneo si è pronunciato in maniera inequivocabile: diffamazione, risarcimento e pagamento delle spese legali per tutta la serie di articoli pubblicati dal gruppo Gedi. Giustizia è fatta.

CharB

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